Adolescenti-killer, tutta colpa dei videogiochi?
È accaduto due giorni fa, il 29 ottobre, l’arresto della ragazza 17enne di Melito, autrice dell’omicidio della madre che le aveva vietato l’uso del computer e del cellulare causa il suo non sufficiente rendimento scolastico.
La ragazza ha ucciso la madre con un solo colpo alla testa il 25 Maggio, ma solo due giorni fa, conseguente al suo arresto, è scoppiata l’ennesima polemica sui giovani e sull’uso eccessivo del computer ma, sopratutto, dei videogiochi.
Voglio toccare questo punto in particolare perché, nonostante i videogiochi non c’entrino molto con questa storia, l’opinione pubblica ha, come al solito, tirato fuori quest’argomento senza apparente motivo e portando le solite infondate e implausibili tesi contro i videogames.
Sarà capitato a tutti, almeno una volta, di leggere un articolo di giornale che minasse i videogames sostenendo che questi portino i giovani ad essere violenti contro gli altri ed a renderli incapaci di distinguere il mondo reale dalla finzione di un gioco.
Sono molteplici i casi, specialmente in America, di adolescenti (spesso minorenni) che uccidono con svariate armi e con svariati metodi i propri genitori perché questi hanno sequestrato loro il videogioco, la console, oppure il loro pc.
Ed a cosa viene attribuita la colpa? Ma ai videogames ovviamente.
Ci sono decine di medici, psicologi ed esperti che possono confermare con assoluta sicurezza che i videogiochi, in una mente sana ovviamente, non influenzano assolutamente il comportamento di un soggetto e tanto meno alimentano la sua ira o violenza. Al contrario, viene in molti casi garantito che in un ragazzo la possibilità di giocare ai videogames non solo può aumentare i propri riflessi e attività sensoriali, ma garantisca un’ottima valvola di sfogo che può far scaricare l’ira o la rabbia di un giovane e che, sicuramente, diminuirà le possibilità che esso si sfoghi contro altre persone.
Ma il mondo, nonostante tutto ciò, continua a dare la colpa della violenza ai videogames.
Senza magari dar peso alla salute mentale di questi “adolescenti-killer”.
Senza considerare che, magari, nella maggioranza dei casi essi siano ragazzi che trascorrono la maggior parte del tempo soli, senza amici e coi genitori che li abbandonano a se stessi (anche perché, spesso, questi “videogiochi violenti” a cui questi ragazzi giocano sono rivolti a persone maggiorenni, se riescono ad entrarne in possesso è perché chiaramente manca il controllo da parte di un genitore).
E infine, non dimentichiamoci la cosa più importante, la cosa che, purtroppo, ogni volta che saltano fuori queste polemiche sui videogames la gente si dimentica: il fatto che, ad esempio, ogni ragazzo in America (paese dove avvengono la maggior parte di queste stragi), al compimento di 18 anni, abbia totale accesso a una vasta gamma di armi letali.
Quindi, cos’è che uccide di più: un videogioco violento o una doppietta venduta ad un giovane incosciente e magari con qualche disturbo psichico?
Lorenzo Toninelli
Grande Lore! Sangue non mente e tu di certo farai strada 😉
Grazie mille Marcella! 🙂
La responsabilità principale di certi fatti è da attribuire alla famiglia; se una famiglia sa educare ed anche proteggere, i figli avranno un atteggiamento comportamentale adeguato, al contrario, se sono i figli, specialmente gli adolescenti, sono abbandonati a loro stessi e se a loro tutto è concesso purchè non diano noia e non creino problemi a quei genitori che i problemi reali non vogliono e non sanno affrontare, allora quei ragazzi saranno dei disgraziati e arriveranno persino ad uccidere fisicamente i loro genitori. Questo perché nella loro fase di crescita non hanno strutturato l’immagine del genitore e, non giungendo a quella soglia di sviluppo, di evoluzione e di crescita interiore che viene definita come “uccisione del padre”, non diventeranno mai degli adulti consapevoli ed autonomi nel gestire anche loro stessi. Davvero impressionante la punta di iceberg del disagio giovanile dei nostri giorni! Mi preoccupa e non poco.
Complimenti a Lorenzo per l’articolo.
Un saluto, Lucia
Gli scontri generazionali tra genitori e figli son sempre esistiti ed hanno più o meno contribuito alla crescita evolutiva dei ragazzi; sono i no che fanno crescere i ragazzi, i no motivati, i no che mirano anche a proteggere,. I ragazzi hanno bisogno di sentirsi dire di no, per loro è indice di interesse da parte dell’adulto; i si troppo frequenti li mettono in difficoltà e li fanno sentire abbandonati a loro stessi. Questo lo dico sia come genitore sia come insegnante.
Mi sono dilungata su questo argomento, mi sta troppo a cuore il destino dei giovani che sono il nostro futuro.
Un saluto di bene.
ciao, Lucia
Cara Lucia, sono completamente d’accordo con te, cerchiamo di concentrarci più sul rapporto genitore-figlio che su quello figlio-videogioco.