Afghanistan, la guerra infinita

Talebani

Gli americani lasciano l’Afghanistan e i talebani riconquistano il paese

Mia nonna direbbe che i talebani sono arrivati in un “fiat” che è un modo di dire degli anziani toscani per specificare la velocità e l’immediatezza di un intervento, ed in effetti come potremmo, alla luce dei recenti fatti avvenuti in Afghanistan, darle torto? Certo, l’uso del verbo arrivare, è improprio, se si considera che dal paese i talebani non se ne sono mai andati, ma se ne stavano nascosti in attesa di tempi migliori. Ad andarsene, invece, sono stati i soldati americani, che lasceranno definitivamente la regione entro e non oltre l’11 settembre 2021, come indicato dal presidente Biden. Dopo vent’anni di conflitto. Sì, perché questo è stato il periodo che le truppe americane hanno trascorso in Afghanistan. Un lasso di tempo sufficientemente lungo per far sì che questo paese martoriato riprendesse in mano se stesso, sconfiggesse una volta per tutti i rappresentanti di un oscurantismo feroce e medievale e tornasse a fiorire. Invece, così non è stato. Perché? La permanenza degli americani nel paese ormai era giunta al termine e la guerra iniziata ancora non vedeva la fine. Una guerra impopolare, costosa e che necessitava di molto più tempo per poter offrire dei risultati tangibili. Gli afghani hanno conosciuto una realtà diversa e poi sono arrivati, nuovamente, i talebani che erano già in agguato e, subito, hanno iniziato l’avanzata, lanciandosi come falchi sulla preda appena questa è stata di nuovo disponibile. Non dimentichiamo mai che dietro ogni conflitto c’è sempre un motivo importante a muovere tutto: l’interesse economico. I talebani, oggi, si trovano a 50 km. da Kabul, nel giro di qualche giorno, anche la capitale finirà nelle loro mani, mentre le parti più settentrionali del paese è probabile che rimangano sotto il dominio di altre etnie. Ma sono solo ipotesi. Il fatto più importante è questo: Kandahar è già dei talebani. E qui torniamo a riveder…il lato economico. Già, perché la zona di Kandahar è quella dell’oppio e i talebani, conquistando la città, avranno in mano tutto il suo commercio, quindi il potere economico fondamentale per andare avanti. In queste zone conquistate durante queste settimane, quasi tutto il paese purtroppo, arriveranno conseguentemente la sharia, le vendette per chi è considerato traditore dell’ideologia tribale talebana, la proibizione all’ascolto della musica e relative punizioni per chi non si attiene al diktat, la schiavitù delle donne e l’impossibilità per loro di istruirsi, curarsi, vivere come persone libere. Ci saranno le frustate pubbliche, gli arresti indiscriminati, lo sfruttamento e la miseria più nera. Scenari già visti di un paese che non ha pace. Cosa deve aspettarsi l’Europa? Una caterva di rifugiati, persone disperate che hanno conosciuto un altro modo di vivere e non vogliono più essere schiavi di un’ideologia retrograda, oscurantista, tribale. Insomma, donne e uomini che vogliono essere liberi. E l’attenzione dovrà essere alta, perché il rischio che l’Afghanistan accolga un coacervo di fondamentalisti islamici è possibile, allora l’Europa non potrà più restare a guardare.

Francesca Lippi

Foto da: La gazzetta del Sud

2 thoughts on “Afghanistan, la guerra infinita

  1. Gent.ma Collega Francesca, la martoriata specie umana non ha e non avrà mai requiem, e ciò credo che rientri in uno di quei misteri relativi all’esistenza della stessa. Il continuare a parlarne offrendo commenti “costruttivi” per contrastare le nefandezze di molti esseri umani (?) dediti a compierle praticamente tutti i giorni è certamente un bene, anche se purtroppo non favorirà alcuna sorta di soluzione… Tuttavia, a mio avviso, quello che si potrebbe ancora fare, è continuare a “richiamare in vita” illustri personaggi che con il loro esempio hanno evidenziato l’importanza e quindi il dovere del rispetto della vita di ognuno, facendo pervenire ai dissidenti quelle note biografiche intrise di moniti a loro rivolti. Si pensi ad esempio al dottor Scheweitzer che, con una lettera a J.f. Kennedy lo esortò a riflettere per scongiurare un possibile terzo conflitto mondiale… Noi giornalisti e biografi continuiamo a fare il nostro dovere… gli altri risponderanno al tribunale della propria coscienza. (Ernesto Bodini – giornalista e biografo)

  2. Ciao Francesca, ho letto con attenzione ed interesse il tuo articolo. Non ti nascondo che lo scenario che hai paventato ha suscitato in me rabbia e innestato una carica esplosiva che non voglio confessare torneremo indietro nel tempo, ma oramai ne è passato tanto.

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