ALLA RICERCA DELLA “VERA” AMICIZIA
Un sentimento universale che dovrebbe accomunare tutti indipendentemente dalla propria posizione sociale.
di Ernesto Bodini (giornalista e divulgatore di tematiche sociali)
Va da sé che tutti i buoni sentimenti umani sono da considerare e rispettare, e tra questi quello dell’Amicizia è tra i più universali sul quale si sono espressi poeti, artisti, letterati, sociologi, psicologi, antropologi, etc. È un sentimento che implica il comportamento umano teso al suo miglioramento per una crescita civile universale, anche se di fatto molteplici sono le “varianti” nei diversi Paesi del mondo. Per queste ragioni e per il prezioso ruolo che svolgono gli amici nella nostra vita, si è ritenuto opportuno dedicare una Giornata agli amici e quindi all’amicizia. Tale ricorrenza ha avuto il suo esordio nel lontano 1935 al congresso degli Stati Uniti, in seguito (dal 2011) adottato dalla Assemblea Generale delle Nazioni Unite e, la cui comune ufficialità planetaria, ha cadenza il 30 luglio di ogni anno, con l’idea (meglio sarebbe dire il proposito) che l’amicizia tra popoli, Paesi, culture e Persone possa ispirare sforzi di pace e costruire ponti tra le comunità. Uno di questi esempi, mi sovviene da un articolo di cronaca su il Corriere della Sera del 7 luglio scorso, dal quale si evince che il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella nei giorni scorsi ha incontrato ufficialmente a Torino (ma con un minimo di riservatezza) il fondatore a Torino del Servizio Missionario Giovanile (Ser.mi.g.) Ernesto Olivero, una icona del volontariato cittadino e internazionale, il quale afferma di essere legato al Presidente da una bella e solida amicizia. È certamente per lui (e sicuramente per entrambi) un privilegio vantare tale rapporto di amicizia, proprio perché non tutti possono pretendere di avere, tanto meno chi scrive, un’amicizia del genere. E proprio su questo aspetto mi vorrei soffermare. Anche se (per assurdo) volessi ambire all’amicizia con la più alta carica dello Stato, credo che sia più utile e razionale fare qualche personale considerazione. Al suddetto il 14 giugno 2016 scrissi una raccomandata (A/R) avente per oggetto: «Riflessioni e considerazioni in merito al 70° anniversario della Repubblica Italiana, e richiesta di “giustificazione” per mancato riscontro di corrispondenza epistolare», inoltre, ponendogli alcuni quesiti e osservazioni, come ad esempio il fatto che quando sono le Istituzioni a non rispettare la Costituzione nessuno mi sa dire come e chi debba procedere nei loro confronti, come (art 3); ma anche il perché le Istituzioni centrali (con sede in Roma) non rispondono alle interpellanze dei cittadini, precisando che questa “non trasparenza” della non comunicabilità tra Istituzioni e Cittadini credo non sia un buon esempio di democraticità e coerenza… Proseguivo anche con i quesiti: «Quanto si è liberi nel nostro Paese alla luce dei fatti quotidiani? E soprattutto quali sono i reali limiti dei diritti pur osservando i propri doveri?»; oltre a richiedere l’interpretazione (pratica) di alcuni articoli della Costituzione. Non pretendevo una risposta tout court ma un cenno di riscontro in merito. In effetti il 1° luglio, da parte del Suo Segretariato Generale (Servizio Rapporti con la Società Civile e per la Coesione Sociale) ricevetti una missiva di riscontro, della quale cito per intero il lapidario e laconico testo: «Gentile Signor Bodini, mi riferisco alla lettera da lei indirizzata al Presidente della Repubblica. Desidero assicurarle che questa Sede ha preso atto di quanto lei ha voluto esporre. Colgo l’occasione per inviarle cordiali saluti. Il Capo Servizio» (seguiva firma… non leggibile, sic!).
Preciso che la mia missiva a Lui indirizzata non aveva valenza di una esposizione, ma la citazione di quesiti ben precisi che nella medesima sono stati elusi, e di questo non me ne sono mai fatto una ragione poiché chi scrive è stato sempre trasparente con le Istituzioni, nel rispetto delle Leggi… ed anche oltre! Ora, anche se ci fossero le premesse umane per una amicizia con un Capo dello Stato, come si può parlare di amicizia se un cittadino (ad esempio il sottoscritto) non ottiene un diretto riscontro a precise richieste? Chi scrive, pur avendo alle spalle oltre sette lustri di “nobile” attività sociale non profit, e non avendo mai istituito per scelta movimenti o associazioni di sorta (ce ne sono fin troppe e con molti inutili “doppioni”), ha sempre agito direttamente verso il prossimo, reputando che il concetto di amicizia debba andare oltre i rispettivi ruoli sociali e/o istituzionali; ma purtroppo constatando che negli anni in realtà siano pochissimi a poter vantare di aver instaurato con il prossimo una solida amicizia…, men che meno nei confronti di persone di elevato impegno istituzionale. Aggiungo inoltre che, anche tra persone che soffrono, il rapporto di “vera” e costante amicizia è assai raro, anzi rarissimo, proprio perché per assurdo la sofferenza non sempre accomuna tutti coloro che soffrono. In conclusione, nulla di personale con i suddetti “protagonisti” della consolidata amicizia ma nel contempo, a parte rarissimi casi di fraterna amicizia, confido sempre nel Principe di questo sentimento, che è il buon Dio, al quale mi rivolgo due volte al giorno e, senza eresia, posso affermare che riesco a comunicare e ad ottenere l’ambito conforto. Se questa non è una bella amicizia, non saprei come definirla diversamente!