I tre principali autori: da sinistra Simone Zaccone. Josephime Ciufalo e Giuseppe Fatiga

Migliaia la loro presenza compresi quelli meno noti ma di eguale merito storico ed artistico.  Significativo il valore della loro creazione per finalità non solo culturali, ma anche psico-sociali “favoriti” dalla cosiddetta arteterapia

 di Ernesto Bodini (giornalista e critico d’arte)

Nel nostro Paese, notoriamente ricco di bellezze artistiche, oltre che scientifiche, quella relativa ai musei completa la già ricca cornice della nostra storia culturale. Ad esempio sono quasi 5.000 i musei presenti sul territorio, in gran parte di rilevanza nazionale e internazionale; ma non meno significativi per ricchezza e curiosità anche quelli dislocati in numerosi paesi di provincia, forse meno noti ma non per questo meno importanti. Recentemente ho avuto l’opportunità di visitare il Museo dei Burattini (MUbUM) di Monale (via XX Settembre 5), sulle colline del Monferrato  in provincia di Asti, piccolo ma già ricco di manufatti in parte a grandezza d’uomo, ed altri di minori dimensioni realizzati con copiosa e fantasiosa realtà, quasi a dare vita ai personaggi stessi. In questa sede si trovano 600 burattini e 200 scenografie realizzati sin dal 2007, e ciò all’interno di laboratori condotti prevalentemente nelle carceri e nelle case di riposo, ma anche nelle comunità terapeutiche e nelle scuole del territorio astigiano. L’iniziativa fa capo alla Associazione Insieme al Margine, costituita da persone con disagio psichiatrico, dai loro familiari e dagli operatori del settore: psicologi, medici ed educatori. Ma quale la filosofia che ha ispirato questi intraprendenti artisti della creatività e quindi dell’Associazione? In primis la considerazione dell’individuo, specie se in condizioni di disagio e fragilità, che ha ancora qualcosa da esprimere e insegnare… Infatti, ogni burattino presente nel museo ha per riferimento un pezzo di storia della propria vita, utile da raccontare; un insieme di molteplici esperienze tanto da far nascere una Compagnia teatrale chiamata Compagnia in Volo, la cui attività si è estesa (e tuttora prosegue) con una serie di spettacoli di teatro realizzati con professionalità, oltre a libri per bambini, saggi sulla terapia con i burattini e un report. Tutte le performance sono state esibite in teatri e manifestazioni di rilievo come il festival internazionale “Differenti Sensazioni di Biella”, organizzato dalla Compagnia Stalker Teatro, l’esibizione relativa al Premio Asti d’Appello Junior a cura della Biblioteca Astense.  Ma il museo, come realtà espositiva e visitabile nasce nel 2018 ad Asti con sede prima in Palazzo Alfieri e poi a Palazzo Ottolenghi, ospitando in queste sedi oltre 1.070 bambini delle scuole astigiane tra visite guidate e partecipazione ai laboratori; oltre a seguire lezioni frontali con i ragazzi delle scuole d’infanzia e primarie, ma anche secondarie, il cui tema delle relazioni verteva sulla pratica riabilitativa ed educativa con il teatro di figura. Ora, che il museo ha sede a Monale, continua ad essere gestito da persone con disagio psichico e da operatori del settore, ed accoglie continuamente bambini di tutte le età, adulti e molti turisti. Tra i realizzatori di questa realtà particolarmente propositiva e animatrice l’artista e psicologa Josephine Ciufalo che, unitamente a vari collaboratori, continua a valorizzare sempre di più questo percorso artistico con risvolti psico-sociali dagli effetti spesso terapeutici e rieducativi; riscontri consolidati nel tempo con la fattiva collaborazione dello psicologo Simone Zaccone e del direttore artistico Antonio Catalano.

Burattini a grandezza d’uomo

Questa “intelligente” intraprendenza a mio avviso merita un ulteriore approfondimento, in quanto il suo sviluppo poggia le basi sull’arte terapia che si esplica in vari settori della vita sociale, in particolare c’é necessità di “stimolare” persone affette da un qualche deficit psichico o meramente psicologico: non solo all’interno di comunità per anziani ma anche in quella all’interno delle carceri. Il termine arteterapia si riferisce inoltre a diverse altre tipologie  di intervento, volte non solo alla cura di specifiche patologie, ma anche al benessere della persona, alla crescita individuale e/o riabilitazione psico-sociale. Ma l’arteterapia funziona davvero? Al museo di Monale lavora una équipe composta da due psicologi, un musicista, una cantante e un medico che, da vari punti di vista, studiano il funzionamento del cervello. «I due emisferi cerebrali, operando in modo coordinato – spiega il dottor Giuseppe Fatiga, medico internista e agopuntore –, presiedono al funzionamento normale del cervello e di tutte le funzioni mentali. Ciascuno possiede una specializzazione. Il sinistro è sede delle capacità logico-razionali, mentre il destro gestisce il pensiero creativo e gli aspetti più strettamente emotivi della nostra vita psichica. I due emisferi si bilanciano e si controllano a vicenda, un po’ come lo Yin e Yang della medicina cinese». In effetti, senza l’emisfero destro la nostra vita sarebbe fredda e sterile, mentre senza quello sinistro la nostra esistenza sarebbe in preda al caos e agli impulsi… incontrollati. Secondo alcuni studi l’arteterapia promuove il riequilibrio dei due emisferi cerebrali, potenziando le funzioni dell’emisfero destro; inoltre la stessa stimolerebbe le onde cerebrali di tipo gamma. In questo ambito il dottor Fatiga ha acquisito una certa esperienza, dimostrando che ogni stato emotivo sperimentato durante un percorso di arteterapia corrisponde all’attivazione di uno specifico sistema di neurotrasmettitori. «Il coinvolgimento in un percorso strutturato e prolungato di arteterapia – spiega ancora – è anche in grado di favorire  lo scambio di informazioni tra i due emisferi attraverso il corpo calloso, e questo può portare a rielaborare in modo adattivo i vissuti traumatici». Ora, se la creazione di figure animate come i burattini produce questi effetti, che dal ludico si estendono al supporto terapeutico, sarebbe utile non solo continuare con le rappresentazioni teatrali, ma anche estendere tale conoscenza attrverso un convegno in cui passare in rassegna tutte le peculiarità, che forse sono note ai clinici, ma molto meno alla gente comune. Nel frattempo, visitare questo museo si entra in un piccolo-grande mondo dal quale si può uscire inebriati dalla fantasia senza ulteriori pretese, ma sicuramente preludio ad una esistenza più ricca di serenità.

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