Alpini di tutto il mondo a L’Aquila per la 88^ adunata nazionale
Riceviamo e pubblichiamo:
GLI ALPINI DI TUTTO IL MONDO A L’AQUILA PER LA 88^ ADUNATA NAZIONALE
Tripudio di bandiere tricolori per l’abbraccio della città capoluogo d’Abruzzo alle Penne nere
L’Aquila, 15-16-17 Maggio 2015 – 88^ Adunata Nazionale Alpini
L’AQUILA – Ancora una settimana e L’Aquila vivrà, dal 15 al 17 maggio, l’emozione intensa dell’invasione festosa ed entusiastica di almeno 400mila penne nere, dall’Italia e dal mondo, per l’88^ Adunata Nazionale Alpini. Tutte le adunate nazionali sono sempre un evento speciale, come lo fu l’adunata di Pescara nel 1989, la prima tenutasi in Abruzzo. Ma questa dell’Aquila, seconda in terra abruzzese, sarà davvero straordinaria e indimenticabile per centinaia di migliaia di alpini, per la città ospite, per l’Abruzzo e per l’Italia intera. E già gli auspici si traggono da una bella iniziativa promossa dall’ANA, coordinata da Carlo Frutti e Fernando Vaccarelli, che ha interessato le scuole elementari e medie d’Abruzzo, con due concorsi: «Una mascotte per l’Adunata alpini L’Aquila 2015», riservato alle scuole primarie, e «Scova l’alpino che hai in famiglia e racconta la sua storia», per gli studenti delle medie, realizzata grazie all’attiva collaborazione del direttore generale dell’Ufficio scolastico regionale Ernesto Pellecchia. La risposta significativa delle scuole ha coronato di successo l’iniziativa, al suo esordio nazionale, e le due Commissioni, composte da esperti, hanno potuto rilevare come lo scopo di far emergere i valori dell’alpinità fosse arrivato nel cuore più profondo dei ragazzi ed avesse dato esiti di rango elevato.
Basta infatti osservare il risultato generale dei lavori prodotti dagli alunni, con una partecipazione numerosa, ma sopra tutto la qualità degli elaborati. “Con questa manifestazione abbiamo fatto la metà dell’Adunata”, ha detto don Bruno Fasani, direttore del mensile dell’Ana «L’Alpino», agli studenti che il 4 maggio hanno partecipato alla cerimonia di premiazione del concorso scolastico regionale, svoltasi nell’Auditorium del Parco, progettato da Renzo Piano. La grande manifestazione dell’orgoglio alpino all’Aquila, che vuole essere un messaggio d’amore verso la città ferita dal terremoto – ha sottolineato don Bruno – “è anche un modo per trasmettere ai giovani, e attraverso loro alle famiglie, i valori degli alpini. E visti i risultati del concorso, abbiamo pienamente raggiunto l’obiettivo”. Adam El Haddad, figlio d’un emigrato dal Marocco e alunno della II classe della scuola primaria di Castellafiume, è l’autore della mascotte «Alpiedino» e il vincitore del concorso. «Un Alpino è Alpino dalla testa ai piedi», è la didascalia che accompagna il disegno vincitore. Calzante in maniera perfetta. Il concorso riservato agli studenti delle scuole medie è stato vinto da Luca Ursini, della classe I della Media “G.Mazzini” dell’Aquila, con l’elaborato «La storia di mio nonno e Cavolo Fiorito», che ha fortemente impressionato per la suggestiva capacità di rappresentare i valori più profondi dello spirito alpino, con la storia d’amicizia di suo nonno Francesco, artigliere di montagna, con il suo mulo Cavolo Fiorito.
Si diceva della straordinarietà dell’Adunata Nazionale Alpini all’Aquila. Non solo per essere l’Abruzzo da sempre terra di reclutamento alpino, che ha visto militare nelle truppe di montagna centinaia di migliaia di giovani abruzzesi nel corso della storia del Corpo; per aver avuto reparti alpini gloriosi come il Battaglione “L’Aquila” e il Battaglione “Val Pescara”; per avere di stanza in città il 9° Reggimento Alpini “L’Aquila”, nominato Cittadino onorario; per una avere la Sezione Abruzzi dell’ANA, sul cui vessillo spiccano 12 Medaglie d’oro al Valor militare e una Medaglia d’oro al Valor civile, con quasi 10mila associati. Dunque una regione, l’Abruzzo, di orgogliosa ed innata alpinità. Sono questi aspetti assai rilevanti, ma non quelli che invece faranno dell’Adunata dell’Aquila un evento straordinario e commovente per gli alpini d’Italia e del mondo che converranno in quei giorni a L’Aquila da ogni angolo del Paese e dall’estero, dal Canada all’Australia, dall’Argentina agli Stati Uniti, dal Brasile al Venezuela, e da tutta l’Europa. E l’atmosfera di festa già si vede, in una città che nonostante le sue ferite profonde, inferte dal terremoto del 2009, con passione e tenacia si prepara a questo storico evento vestendo di tricolori le preziosità architettoniche recuperate alla loro antica bellezza – come la Fontana delle 99 Cannelle, monumento simbolo della città, e la Basilica di San Bernardino – e le stimmate ancora da guarire.
L’Aquila e tutti i paesi del cratere sismico attendono con ansia e trepidazione questo evento, sopra tutto per restituire affetto e gratitudine con un grande, caloroso e commosso abbraccio a tutti gli alpini, ai volontari dell’ANA, ai volontari della Protezione Civile alpina per quanto essi hanno fatto per noi nei giorni e nei mesi dell’emergenza che seguirono quel terribile sisma. Non potremo mai dimenticare quanto gli alpini e tutti i volontari d’Italia hanno dato in segni concreti di vicinanza, premura e solidarietà operosa in quei drammatici giorni. Li porteremo nel cuore per sempre. In quei giorni di dolore e distruzione, morale e materiale, non mancò mai la generosità silenziosa degli alpini, l’amore premuroso verso i sofferenti e verso chi aveva bisogno di sostegno e d’un sorriso. Questo le penne nere lo fecero, con la discrezione, il garbo e la delicatezza che accompagna tutti i loro gesti di solidarietà. E’ la loro cifra. Ricordo quei giorni. E quegli alpini. Ho spesso ripensato a come S. Paolo descrive l’amore per il prossimo – la charitas cristiana – nella Prima Lettera ai Corinzi (13, 1-13): […] La carità è magnanima, benevola è la carità; non è invidiosa, non si vanta, non si gonfia d’orgoglio, non manca di rispetto, non cerca il proprio interesse […]. Ecco, sembra proprio scritta come cifra della solidarietà degli alpini, quella stessa che a piene mani hanno profuso verso L’Aquila e gli aquilani.
Nacquero in quei mesi dell’emergenza, in mezzo alle tende dei Campi di accoglienza per gli sfollati dalla città e dai paesi lacerati dalla violenza del sisma, tra gli alpini e gli aquilani, amicizie vere nel segno della generosità autentica delle migliaia di penne nere che si alternarono nei Campi a darci aiuto. L’adunata dell’Aquila sarà occasione per rincontrarsi e riabbracciarsi, anche se molte amicizie si sono, in questi sei anni, alimentate di reciproche visite. Sarà dunque occasione, per gli alpini d’Italia e del mondo, di tornare nella città che videro martoriata e che ora possono vederla risorgere più bella di come era. C’è molto da fare, ancora, per veder rinascere una città capoluogo di regione, ricca di arte e di stupende architetture, con uno dei centri storici più preziosi del Paese, insieme a centinaia di borghi del cratere sismico, così fortemente colpiti. Ma la città e gli aquilani ce la faranno, come sempre è avvenuto in altre precedenti tragedie nei quasi otto secoli di storia civica. Gli alpini ci sono stati vicini, hanno compreso l’indole riservata e dignitosa degli aquilani. Questo afflato, questa forte sintonia, durerà per sempre.
Lo hanno detto un po’ tutti, al prologo dell’evento il 16 aprile scorso nell’Aula consiliare del Comune, nella conferenza stampa di presentazione dell’88^Adunata Nazionale, coordinata dal direttore del mensile L’Alpino, don Bruno Fasani. Il sindaco dell’Aquila, Massimo Cialente, ha definito l’Adunata “un giorno bello, sognato per molti anni, atteso da sempre”, ringraziando il Comitato Organizzatore dell’Adunata (COA) per tutte le difficoltà che ha dovuto superare. Gli ha risposto il presidente del COA, Luigi Cailotto, sottolineando “la bellezza della città che ho imparato ad amare” e ringraziando i componenti del Comitato “una squadra efficace ed eccellente”, le istituzioni, gli sponsor. “Noi siamo venuti all’Aquila per dare, non dobbiamo togliere nulla. Un grande sforzo per la preparazione, ma senza gravare sulla ricostruzione della città”, ha aggiunto Cailotto. Palpabile l’emozione di Giovanni Natale, presidente della Sezione Abruzzi dell’ANA. “Gli alpini abruzzesi mi hanno spinto a questa avventura che sembrava impossibile. Ma nulla è impossibile per gli alpini. Sarà una grandissima adunata!”, ha concluso. Il Comandante generale delle Truppe Alpine, Gen. Federico Bonato, ha ricordato come gli alpini in servizio del 9° Reggimento, la mattina del 6 aprile 2009, fossero già operativi a qualche ora dal terremoto e come gli alpini in armi e l’ANA siano facce della stessa medaglia. Ha annunciato che il Corpo sarà presente all’Adunata con la Bandiera di Guerra del 9° Reggimento “L’Aquila”, con una Mostra fotografica storica e con la Cittadella Alpina, allestita nel Parco del Castello Cinquecentesco. Infine, il presidente nazionale ANA, Sebastiano Favero, ha ricordato la sua visita all’Aquila, subito dopo il terremoto, e l’impegno degli alpini nella costruzione del villaggio di Fossa e di altre opere. “Siamo qui per condividere con L’Aquila questo momento, per pensare ad un futuro migliore, con la forza dei suoi cittadini, degli abruzzesi e anche degli alpini. Noi alpini siamo abituati a dare, a fare, in silenzio. Siamo pronti a farlo come l’abbiamo fatto all’Aquila, con un volontariato senza compensi”, ha concluso Favero.
E infatti le cifre del volontariato alpino durante l’emergenza, durato fino al 31 marzo 2010, sono davvero eloquenti: l’ANA è stata attivamente presente nei Campi di accoglienza con 8.434 volontari impegnati in 46 turni settimanali. Volontari della Protezione civile ANA, diretti dal presidente nazionale Sebastiano Favaro e dal coordinatore della Protezione civile ANA Giuseppe Bonaldi, hanno lavorato su un’area di 8.250 mq. per realizzare 33 case di abitazione del villaggio di Fossa, per un impegno economico di € 2.281.350, con fondi raccolti dalle Sezioni e dai Gruppi alpini e con donazioni di enti e privati destinati all’ANA per finalità solidali. Come pure è stata realizzata la Chiesa di San Lorenzo a Fossa, con professionisti e volontari alpini, con 451 giornate lavorative e un impegno economico di € 616.448, raccolto dall’ANA tra privati, società, enti e banche. A queste opere ne vanno aggiunte altre: in primis la “Casa degli Alpini”, realizzata a Paganica dalla Sezione di Vittorio Veneto, con un impegno economico di circa 400mila euro, con il lavoro volontario di 82 soci, con fondi raccolti dai Gruppi della Sezione – il Gruppo di Tarzo, in particolare, gemellato con Paganica – e donazioni della Banca delle Prealpi e della Carispaq. Notevole l’impegno lavorativo dei volontari della Sezione di Vittorio Veneto, diretti dal presidente Angelo Biz, insieme agli alpini di Paganica e ad alcune imprese locali. La bella struttura, 400 mq. di superficie utile, inaugurata nell’aprile 2010, è stata dal Gruppo Alpini di Paganica data in comodato d’uso alla ASL, che vi tiene un attrezzato poliambulatorio medico a servizio della popolazione dell’area est del territorio aquilano. Altri interventi hanno riguardato la realizzazione del Centro Polisportivo di Fossa (alpini della Sezione Vallecamonica), la chiesa di Villa Sant’Angelo (alpini di Lusiana, Laverda, Valle di Sopra e Santa Caterina), un Parco giochi per le scuole a Pettino (alpini di Pordenone), una Casetta per i bambini a San Gregorio (alpini di Caltrano), la ricostruzione della Via Crucis in San Demetrio ne’ Vestini (alpini della Sezione di Udine), la collaborazione con giornate lavorative per la costruzione delle chiese di Paganica, Barisciano e Picenze e l’asilo di Coppito (Nuclei Volontari Alpini di Trento). Tutto è ampiamente dettagliato nel volume dell’ANA “Cuore Alpino per l’Abruzzo” (Silvana Editoriale, 2012).
Intanto, già da settimane squadre di alpini abruzzesi e della Protezione Civile nazionale ANA sono operative per l’approntamento di aree di sosta per roulotte e tende, per preparare il percorso, per intervenire nella soluzione di problemi. Tutto deve essere pronto a meraviglia, come vuole la tradizione alpina. E in questi giorni altre squadre lavoreranno, affiancando il Comune, le Aziende comunali e le altre pubbliche istituzioni, perché la città, nonostante le sofferenze e i problemi della sua condizione, si presenti comunque con la migliore veste alla festosa invasione delle penne nere. Un’invasione che, come è nello stile degli alpini, lascia i luoghi in ordine e puliti meglio di come li ha trovati. Ogni adunata nazionale, ogni raduno locale, sono un silenzioso ma evidente esempio di superlativo comportamento civico, una lezione di civiltà impartita con la tipica discrezione alpina, con i fatti e senza bisogno di parole. Così sarà anche per L’Aquila, dove peraltro l’ANA realizzerà quattro progetti, riqualificando quattro aree naturalistiche per la città. Al clima di festa provvederanno con i loro concerti 70 Cori alpini, una trentina di Fanfare alpine e una decina di Bande, provenienti da tutta Italia, che si esibiranno a L’Aquila e nei maggiori centri. E d’altronde, nella città che vanta una grande tradizione musicale con prestigiose istituzioni (Orchestra Sinfonica Abruzzese, I Solisti Aquilani, la Società dei Concerti “Barattelli”, il Conservatorio di Musica “A. Casella”) e tre Cittadini onorari del calibro di Arthur Rubinstein, Goffredo Petrassi ed Ennio Morricone, non poteva mancare una particolare attenzione per l’88^ Adunata Nazionale Alpini. Ci hanno pensato i Cameristi dell’Orchestra Sinfonica Abruzzese, diretti da Ettore Pellegrino, ad incidere un Cd speciale contenente l’Inno di Mameli, il brano originale “Le Penne Nere per L’Aquila” – musica di Roberto Molinelli e testo del compianto Francesco Sanvitale, insigne musicologo e storico recentemente scomparso -, “Signore delle Cime” di Bepy De Marzi e “Le Quattro Stagioni” di Antonio Vivaldi.
Infine, questi gli eventi più significativi dell’88^ Adunata Nazionale Alpini: nella mattinata di Venerdì 15 maggio gli onori al Monumento ai Caduti, presso la Villa Comunale, e al Cippo dell’Alpino in Piazza Battaglione Alpini “L’Aquila”, alle ore 11 inaugurazione della “Cittadella degli Alpini”, nel Parco del Castello. Alle ore 19, nel piazzale antistante la Basilica di Collemaggio, l’arrivo di Gonfaloni, del Labaro dell’ANA e della Bandiera di Guerra del 9° Reggimento Alpini “L’Aquila”; sfilamento su Viale di Collemaggio, Viale Crispi, Corso Federico II, Piazza Duomo e resa degli onori alla Bandiera. Sabato 16 maggio, ore 10:30, incontro delle Delegazioni ANA all’estero e Delegazioni IFMS al Ridotto del Teatro comunale; alle ore 12 lancio di paracadutisti presso lo Stadio comunale; alle ore 16, Santa Messa di suffragio ai Caduti, presieduta dall’Ordinario Militare e concelebrata dall’Arcivescovo dell’Aquila e i Cappellani militari presenti, nella Basilica di San Bernardino; alle ore 18:30, presso l’Auditorium del Parco, saluto del Sindaco alle autorità, al Consiglio nazionale ANA e ai Presidenti delle Sezioni ANA. Domenica 17 maggio, dalle ore 8, ammassamento presso la Caserma “Francesco Rossi” e dintorni; ore 9 inizio Sfilata (Viale della Croce Rossa – Via Vicentini – Viale Corrado IV) con presumibile termine alle ore 18. La tribuna per la resa degli onori sarà su Viale Corrado IV e lo scioglimento presso la Caserma “Pasquali”, in Piazza d’Armi. Per l’88^ Adunata Nazionale, il mensile “L’Alpino” uscirà in edizione speciale con 500mila copie di tiratura. In copertina la mascotte “Alpiedino” del piccolo Adam El Haddad, 7 anni, figlio di immigrati marocchini e perfetto interprete dello “spirito alpino”. Anche questo un segno davvero bello d’accoglienza e d’integrazione, un segno di civiltà d’un Paese come l’Italia che ha conosciuto la grande emigrazione in ogni angolo del mondo e che talvolta perde la propria memoria. Un piccolo miracolo anche questo, che solo gli alpini potevano provocare.
Per concludere in bellezza, vale la pena di riportare anche il racconto di Luca Ursini, vincitore del concorso “Scova l’alpino che hai in famiglia e racconta la sua storia”. Eccolo.
«Avevo soltanto 10 anni quando mio nonno mi raccontò una storia, alla quale all’inizio non volevo credere. Sembrava una favola: nel settembre del 1957, all’età di 22 anni, mio nonno materno, Francesco De Vito, partì per prestare il servizio militare con la storica divisione “Julia” degli Alpini dell’Aquila. La sua destinazione era Bassano del Grappa, nelle Prealpi Venete. Il suo ruolo era artigliere di montagna, conducente di un mulo chiamato Cavolo Fiorito. Durante il servizio militare, che durava diciotto mesi, i soldati usavano i muli, che li aiutavano nel trasporto delle armi. Cavolo Fiorito – era proprio questo il suo nome – era un grande esemplare di colore bianco, con delle macchie marroni su tutto il corpo. In quell’invernata, che fu molto rigida, mio nonno e i suoi compagni dovevano salire sempre più in alto e marciavano con i propri muli, con zaini che pesavano più di 40 chili, con i fucili in spalla, cantando a squarciagola gli inni degli alpini, come “Sul cappello”, “Il Piave mormorò”, “L’inno del capitano” e “La violeta”. Nonno Francesco portava con sé anche una piccola sacchetta, in cui c’erano le zollette di zucchero per Cavolo Fiorito. Ed ecco quello che accadde: un giorno la squadra di soldati inizia la solita marcia, tra le intemperie, nella neve, con il vento fortissimo e con ai piedi scarponi durissimi. Bisogna arrivare in cima, in fila, soldati e muli. Improvvisamente, una grande massa di neve si stacca e investe la colonna alpina. Cavolo Fiorito si accorge del pericolo e con una veloce mossa si frappone fra mio nonno e la slavina, coprendolo ed evitandogli di essere investito. Fortunatamente, sia il mulo che mio nonno rimangono illesi. Non solo. Cavolo Fiorito si avvicina verso il suo conducente e gli lecca il viso. Mio nonno lo ringrazia con le zollette di zucchero, di cui è goloso. Ma non esiste ricompensa abbastanza grande per chi gli salvato la vita. L’amicizia fra l’artigliere di montagna Francesco De Vito e Cavolo Fiorito, il suo mulo fedele, non finì: durante le lunghe e fredde notti invernali mio nonno dormiva riparato dalla sua pancia. E così si scaldava. Cavolo Fiorito è stato con lui fino alla fine del servizio militare: quando si sono dovuti separare, mio nonno aveva le lacrime agli occhi. E secondo lui, e io gli credo, anche Cavolo Fiorito piangeva».
Goffredo Palmerini