Alternanza scuola-lavoro: le testimonianze degli studenti

 

È già da un anno ormai, in seguito alla riforma “Buona scuola” del governo Renzi, che migliaia di ragazzi dai 16 ai 19 anni di tutte le scuole e gli indirizzi d’Italia svolgono delle attività lavorative non pagate su tutti i settori e i campi possibili. Devono svolgere in totale dalle 200 alle 400 ore lavorative presso aziende, negozi, società ecc. per questo progetto chiamato “alternanza scuola-lavoro”.

Logicamente ogni indirizzo ha le proprie competenze e quindi il buonsenso vorrebbe che i giovani venissero smistati nelle aziende e nei luoghi di lavoro più consoni alle loro capacità e al loro percorso di studi ma non sempre è così. In alcuni casi si sono riscontrati giovani studenti impegnati a lavorare in autogrill, centri commerciali e altri luoghi completamente dissociati dal loro percorso scolastico, in parte complice il fatto che molte aziende si rifiutano di “assumere” dei ragazzi senza esperienza e in parte anche a causa della negligenza di molti professori e dirigenti scolastici.
Resta il fatto che tutt’ora c’è una grande confusione a causa di questa alternanza scuola-lavoro: molti professori non sanno come far impegnare queste ore lavorative ai loro studenti e molte aziende non vogliono correre il rischio di prendersi in carico giovani senza esperienza per questo, alla fine, quelli che ci rimettono sono i ragazzi stessi che devono riuscire a portare a conseguimento un totale di 200 ore lavorative per i licei e 400 ore lavorative per gli istituti professionali altrimenti non verranno ammessi all’esame di maturità. In questa situazione di caos generale ho deciso di andare ad intervistare proprio le persone nell’occhio del ciclone: gli studenti stessi, in particolare due che provengono da indirizzi completamente diversi tra loro per poter donare così una panoramica più precisa e una maggiore visione d’insieme di questa difficile situazione. Gli studenti intervistati hanno richiesto l’anonimato, pertanto i loro nomi sono di fantasia.

Grazie per aver partecipato a questa intervista. Innanzitutto, quanti anni hai? E che indirizzo di studi stai frequentando?
Anna- Ciao, ho 18 anni e frequento il liceo linguistico, a settembre sarò in quinta.

Marco- Ho 18 anni e ho frequentato il quarto anno dell’indirizzo di agraria, agroalimentare e agroindustriale, sezione gestione ambiente e territorio (GAT).

In base al percorso scolastico che stai affrontando quante ore devi svolgere di alternanza scuola-lavoro per poter essere ammesso all’esame di maturità? I professori hanno avuto difficoltà, almeno nei primi momenti, a trovarvi un posto dove poter svolgere queste ore?
Anna- In base al mio indirizzo sono tenuta a svolgere 200 ore lavorative presso delle sedi adibite al progetto, sono meno ore rispetto agli indirizzi tecnici e professionali (che devono farne 400) ma per i nostri professori è stata comunque una sfida molto ardua trovarci dei luoghi dove lavorare perché, essendo in campo linguistico, le uniche opzioni si basavano tutte sul turismo.

Marco- Essendo un indirizzo tecnico per essere ammesso all’esame devo totalizzare 400 ore, e i professori lo scorso anno hanno avuto problemi ad organizzare l’alternanza in quanto molte aziende non erano ancora in grado di tutelare gli studenti per l’ASL.

Come ti sei organizzata/o nella gestione delle ore di alternanza scuola-lavoro da fare? Hai lavorato esclusivamente durante l’anno scolastico, durante l’estate o entrambe?

Anna- Ho lavorato sia durante l’anno scolastico dando ripetizioni d’italiano a stranieri che erano arrivati da poco in Italia sia durante quest’estate come impiegato in un piccolo negozio riuscendo così a completare le 200 ore di lavoro prima di cominciare la quinta, dovrei preferirei concentrarmi esclusivamente sull’esame di fine anno.

Marco- Ho terminato il mio stage di ASL ieri, durante il quale ho lavorato in un agriturismo del territorio all’azienda agricola “La Topaia”.

Attualmente stai lavorando oppure no? Che tipo di lavoro stai svolgendo e dove?

Anna – Ho lavorato fino a pochi giorni fa in un negozio di commercio equo-solidale che mi ha tenuto impegnata quasi tutti i giorni da quando è finita la scuola per 7 ore al giorno per un totale di 30 ore lavorative settimanali. Il lavoro era sostanzialmente quello di commesso in un negozio di oggettistica varia.

Come ti sei trovata/o  in questo ambiente di lavoro?

Anna – L’ambiente era molto carino e le altre commesse sono state molto gentili con noi l’unica pecca è che nel negozio non entravano molti clienti e quindi passavo 7 ore al giorno seduto a non fare praticamente niente e diciamo che, in piena estate, non è il massimo del divertimento auspicabile per un ragazzo di 18 anni.

Marco- In questo ambiente mi sono sempre trovato bene, accolto con gentilezza e disponibilità dai tutor aziendali.

Pensi che il lavoro che hai svolto sia consono al percorso di studi da te intrapreso?
Anna – Assolutamente no. Essere commessa in un negozio di un piccolo paese non ha nulla a che vedere con lo studio delle lingue tant’è che le mie competenze sono state praticamente inutili e inutilizzate durante tutta la durata del percorso di lavoro.

In base al lavoro che hai svolto  ritieni che sarebbe più giusto ricevere un compenso per il tuo servizio o pensi sia più corretto non essere pagati?
Marco – Prettamente in base al lavoro che ho svolto, essere pagati in primis non sarebbe corretto in quanto non sapevo quasi niente delle mansioni da svolgere e hanno dovuto spiegarmi la maggior parte dei procedimenti. Tuttavia, dovendo accumulare un tot di ore così alto col tempo si inizia a fare sempre le stesse cose, diventando così al pari di un normale operaio.
Come valuti quest’esperienza di alternanza scuola-lavoro? Ti ha insegnato qualcosa o ti è stata utile in qualche modo?

Anna – Anche a questa domanda devo rispondere no. Non ci sono stati miglioramenti nelle mie capacità linguistiche per il semplice motivo che non ho proprio utilizzato le mie competenze e quindi non ho potuto affinarle. L’esperienza è stato tutto sommato molto tranquilla ma anche noiosa, forse troppo tranquilla. Parlando di “insegnarmi” il massimo che ha saputo fare è stato insegnarmi ad usare un registratore di cassa, più o meno.

Marco- Quest’esperienza in particolare mi è stata incredibilmente utile, in quanto ho imparato molte cose che probabilmente a scuola non avrei mai affrontato.

In generale, cosa ne pensi di questo progetto di alternanza scuola-lavoro?
Anna- Credo che ancora sia troppo presto per dare una risposta definitiva a questa iniziativa. So solo che in molte occasioni questo progetto si è dimostrato molto deludente facendo acqua da tutte le parti. Mancano le idee, la buona volontà e l’insegnamento che dovrebbe essere alla base di qualsiasi attività legata alla scuola. Sulla carta potrebbe anche essere una bella idea quella di avvicinare i giovani al mondo del lavoro ma bisogna innanzitutto svilupparla meglio e portarla ad un altro livello perché, ora come ora, mi sembra solo un modo per sfruttare della mano d’opera a costo zero.

Marco- Del progetto dell’alternanza scuola-lavoro ritengo che sia stato lanciato senza la giusta preparazione, e che per accumulare così tante ore gli studenti finiscono per essere sfruttati male oppure partecipano a progetti che non riguardano il loro percorso di studi, né direttamente né indirettamente.

Lorenzo Toninelli

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