America e Italia: in sintonia con la “legge del Far West?”
di Ernesto Bodini
(giornalista e opinionista)
Forse era scontato. Nelle Università della Georgia (USA) si potrà girare armati (purché le armi da fuoco siano non visibili), e tale disposizione di legge voluta dal governatore dello Stato Nathan Deal, entrerà in vigore dal prossimo luglio. L’Italia ha pensato bene di “imitare” in qualche modo lo Stato americano portando alla Camera una nuova normativa sulla legittima difesa, in attesa ora di essere approvata dal Senato. Il provvedimento, che per certi versi stride con i principi costituzionali, ha visto 225 favorevoli e 166 contrari: in sostanza le “vittime di aggressione” potranno difendersi imbracciando un’arma e sparare all’interno della propria abitazione e solo di notte (come se alla luce del sole il rischio di aggressione si attenuasse…). Al di là delle polemiche e dell’eventuale approfondimento in materia giuridico-penale, vorrei evidenziare che alcuni Parlamentari, non solo statunitensi, probabilmente si sono fatti influenzare dall’epopea del Far West, dove regnava la legge della pistola più veloce, e dove in quasi tutti gli Stati non sempre era presente un Giudice e tanto meno una legge (“ad hoc”) a tutela della collettività. Io credo piuttosto che il problema della violenza vada affrontato con la maggior presenza dei tutori dell’Ordine (anche se dovesse richiedere un maggior impegno di risorse finanziarie), con la riduzione del flusso di immigrazione (e qui il concetto di razzismo è ben fuori luogo), e con la certezza della pena. Inoltre, mi permetto di rilevare che nel nostro Paese pare evidente che la recente legge del 23/3/2016, n. 41 relativa ai delitti di omicidio stradale e di lesioni personali stradali (in vigore dal 25/3/2016) non stia dando i risultati sperati: in un anno si sono verificati diversi reati in proposito, e questo non sembra essere un sufficiente deterrente in quanto resta da stabilire l’effettività della pena: durata e mantenimento della stessa.
Allora, la mia riflessione è la seguente: a cosa serve da parte di chiunque chiamare in causa Cesare Bonesana Beccaria (1738-1794), il noto autore dell’opera dei “Delitti e delle pene” (1764) e quale illuminato in questo ambito, se poi in pratica avviene il contrario? Troppe volte nell’ostentare la propria professione a vario titolo si citano personaggi illustri che hanno fatto storia, ed altrettante troppe volte non si mettono in pratica nemmeno i principi ispiratori adducendo tale “impossibilità” alla estrema differenza dei tempi? Troppo comodo, a mio avviso, affermare: “Erano altri tempi”, “I tempi sono cambiati”; ma se anche volessimo accettare tali “giustificazioni”, va anche detto che la schiavitù in determinati Paesi apparteneva ad altri tempi, e oggi in molti Paesi è stata soppressa. In conclusione. È proprio necessario essere dei giuristi, degli esperti costituzionalisti, avvocati e quant’altro per commentare questa realtà e opponendosi a legislazioni troppo permissive che possono aprire la strada ad un maggior numero di reati, proprio in ragione del fatto di potersi armare ormai in modo… più lecito? Il concetto della pace tra i popoli va garantito diversamente, non solo con una costante e corretta informazione dei diritti e dei doveri, ma anche facendo tesoro del pregresso, ossia che da quando esiste l’uomo, la storia ha insegnato che la (reale) privazione della sua libertà ha sortito gli effetti di un ottimo deterrente, rispettandone nel contempo la sua dignità.