Amianto causa di cancro: la testimonianza di Calisto Santi
di Giusy Chiello
Si è concluso qualche settimana fa il processo Eternit, dopo 2 anni e 66 udienze, condannando a 16 anni di reclusione Stephan Schmidheiny e il barone belga Louis Carthier per aver esposto cittadini e lavoratori alla grande tossicità dell’amianto. Il processo è nato grazie ad un’azione di massa che richiedeva un risarcimento danni per la morte di circa 3.000 persone che hanno lavorato o vissuto nei pressi di impianti Eternit in Italia. Dagli atti del processo vengono fuori cifre da capogiro: 2.100 morti; 800 ammalati; 80 milioni di indennizzi alle oltre 5.000 parti civili. Il Ministro della salute, a tal proposito, ha dichiarato che questo sarà solo il primo passo alla lotta contro l’utilizzo dell’amianto. Una battaglia, che purtroppo, molte vittime dell’amianto non hanno potuto combattere, visto che gli sono state tolte le armi per poterlo fare.
Per potere comprendere meglio quali sono i danni che causa l’amianto e i rischi che si corrono standone a contatto abbiamo voluto intervistare un uomo che lotta con un male causato proprio dall’utilizzo di questo materiale, Calisto Santi, cinquattottenne di Sestri Levante, ex carpentiere scafo.
Signor Santi, per quanto tempo ha lavorato a contatto con l’amianto?
Ho lavorato a contatto con l’amianto in due periodi distinti, dal 13/07/1971 al 30/09/1971; e dal 01/02/1979 al 31/ 12/1996.
Dopo quanto tempo le è stata diagnosticata la sua malattia?
La mia malattia mi è stata diagnosticata nel 2007.
E’ stato verificato che la causa della sua patologia sia stata dovuta all’esposizione all’amianto?
Si, è stato verificato, e difatti mi è stata riconosciuta la malattia professionale.
Se la sente di raccontare la sua storia?
La mia storia lavorativa si è svolta all’interno di un cantiere navale. Nel primo periodo di lavoro ero Aiuto Coibentista, la mia mansione era quella di fasciare i tubi con due gusci di amianto, metterci una griglia metallica per stringere, in modo da bloccare i gusci, e successivamente impastare l’amianto in polvere per ricoprire la griglia metallica, dopo di che il tutto veniva fasciato da una garza,anche quella di amianto.
Mentre nel secondo periodo ho svolto la mansione di Carpentiere scafo, dove in concomitanza di lavori di taglio e di saldatura usavamo teli di amianto per proteggere i macchinari, le cucine, i motori, mentre intorno altri operai lavoravano sempre a stretto contatto con l’amianto ma con mansioni differenti, però sempre nocive perché le polveri venivano respirate, e i pezzi manipolati.
Il tutto contornato dagli spazzini con scopa e paletta che raccoglievano tutti gli scarti e la polvere in locali chiusi, quindi riempiendo l’aria di polvere di amianto.
Cosa si sente di dire ai cittadini che non conoscono la gravità della pericolosità dell’amianto?
Non avrei una risposta onestamente a questa domanda, l’unica cosa è che non eravamo incoscienti a lavorare in quella maniera, ma semplicemente che non si era a conoscenza della pericolosità di determinati materiali, e non esistevano mezzi di protezione adeguati.
E a chi governa l’Italia?
Direi semplicemente di aiutare la giustizia a punire chi ha permesso questa strage di lavoratori.