Amore fra le sbarre
Riceviamo e pubblichiamo:
Questo mese è il compleanno della mia compagna che mi aspetta da ventitré anni e mi sono ricordato di un colloquio che ho fatto con lei tanti anni fa. Ero stato da poco condannato alla “Pena di Morte Viva” (L’ergastolo ostativo).
Quella mattina ero in ansia. Impaziente. E avevo il cuore pieno di pensieri. In carcere, il giorno del colloquio è sempre più lungo degli altri. Ero sdraiato sulla branda a occhi aperti a pensare. E ad aspettare che le guardie mi chiamassero. Intanto iniziai a pensare che lei per venirmi a trovare si era dovuta prendere un giorno di riposo nella lavanderia dove lavorava. E sicuramente aveva passato la notte in treno per fare più ore di colloquio. Mi aveva scritto che quella volta sarebbe venuta da sola. E avrebbe lasciato i bambini da sua madre. Mi sentivo in colpa. Più però di sentirmi in colpa non potevo fare. Nei primi anni di carcere avevo fatto di tutto per convincerla ad abbandonarmi. Lei però non aveva mai voluto sentire ragioni. E poiché non la potei lasciare, decisi di amarla ancora di più. Finalmente dal fondo del corridoio sentì urlare dalla guardia il mio nome. E scattai come una molla.
Appena la vidi la abbracciai. E respirai il suo amore. Lei si abbandonò fra le mie braccia. Subito dopo ci distaccammo. I gesti affettuosi in carcere sono proibiti.
A che ora sei partita?
Dentro l’Assassino dei Sogni, l’amore è temuto.
Questa notte.
Non resistetti.
Fuori dalla porta ti hanno fatto aspettare tanto?
E la abbracciai di nuovo.
Un pochino.
Lei si fece abbracciare.
Amore, non ti preoccupare.
E a sua volta mi strinse in un forte e lunghissimo abbraccio. Poi la guardia bussò al vetro per invitarci a sederci.
Ti ho portato due bistecche di carne disossate, un po’ di verdura.
A malincuore mi distaccai da lei.
E i carciofi ripieni come piacciono a te.
Ogni volta che la vedevo, mi sembrava più bella della volta prima.
Il formaggio stagionato con il pepe questa volta le guardie non l’hanno fatto passare.
Quel giorno aveva i capelli legati a coda di cavallo.
Mi dispiace.
Quella pettinatura la faceva più giovane.
Non fa niente.
Sembrava una ragazzina.
Da vestire ti ho portato un po’ di roba pesante perché qui mi sembra che fa più freddo di dov’eri prima.
Aveva un leggero trucco che le nascondeva la stanchezza del viaggio.
Ti ho comprato un maglione e un paio di pantaloni.
Mi oscurai in volto.
Quante volte ti ho detto che non voglio che butti via i soldi per me? Pensa piuttosto ai bambini.
Indossava un vestito lungo di lana.
Scusa!
Con stampato delle belle farfalle blu.
Appena li ho visti in vetrina ho pensato che ti sarebbero stati bene.
Le facevano gambe più lunghe.
Scusa tu, ma so che fai tanti sacrifici.
E i fianchi più snelli. Lei sospirò.
Ti ho lasciato duecentomila lire alla porta.
Scossi la testa.
Non ti preoccupare perché la lavanderia sta andando bene.
Chi ama sa cosa pensi.
Stai tranquillo perché sono sicura che un giorno uscirai.
E che cosa provi. Io stetti zitto. Se avessi detto qualcosa, le avrei tolto quel poco di speranza di cui lei aveva bisogno. Preferii prenderle la mano. E gliela strinsi. Lei me la strinse ancora più forte. La lasciai fare. E con l’altra mano le feci una carezza sul viso.
Ci sono cose che si possono vedere solo quando si ama.
Tu piuttosto come stai?
Lei scrollò leggermente la testa.
Non posso avere i tuoi baci.
Da una parte all’altra.
E non posso essere sfiorata dalle tue carezze.
Poi la fermò.
Sento però lo stesso la tua presenza insieme all’energia del tuo amore.
Mosse la labbra.
Tesoro.
E mi mandò un bacio.
Ti aspetterò.
Dopo mi guardò fisso negli occhi.
Sappi che non mi stancherò mai di aspettarti.
E mi sorrise con lo sguardo. Poi abbassò il tono della voce.
Le nostre due anime sono unite da un unico destino.
Adesso le sue parole erano lente.
Amore.
E scivolavano più piano.
Non smettere mai di lottare perché se lo farai, smetterò anch’io.
La voce era più calda.
Ho bisogno della tua forza.
Affettuosa.
Nei momenti brutti, ricordati che solo l’amore vince sempre.
Tenera.
Anche a costo della vita.
Impastata d’amore.
E solo l’amore dà un significato all’esistenza.
E silenziosa come un battito di ali.
Lei continuava a parlarmi senza fermarsi.
Non dobbiamo mai perderci d’animo perché se ci arrendiamo, è finita.
E a guardarmi negli occhi.
Amore… ho bisogno di te… delle tue carezze… della tua voce… dei tuoi baci… ma non ho bisogno del tuo amore… perché quello è già dentro il mio cuore.
Io la ascoltavo in silenzio.
Ti amerò per l’eternità.
Lei intuiva i miei pensieri.
L’amore non ha bisogno della vita perché io continuerò ad amarti anche da morta.
Ed io intuivo i suoi.
Poi lei smise di parlare. E iniziai a farlo io.
Amore, non ti nascondo che a volte mi sento stanco di sperare.
La mia voce era malinconica.
E soprattutto di farti sperare.
Indecisa.
Quando si ama è più facile conoscere se stessi ed io sono sicuro che non smetterò mai d’amarti.
Timida.
Solo l’amore è certo nel mio cuore e nella mia vita.
E fatalista.
Dopo scrollai la testa.
Tutto il resto però non dipende più da me.
Emisi un grosso respiro.
Amore…
E allungai la mano verso il suo viso.
Purtroppo a volte penso che la “Pena di Morte Viva” sia molto più forte di noi.
Le accarezzai una guancia.
Ho paura che con il passare degli anni non potrai amare più me, ma solo la mia ombra perché io diventerò solo quella.
E poi le sfiorai le labbra con le dita. All’improvviso lei scoppiò a piangere.
Amore…
Chiusi un attimo gli occhi.
Non fare così.
Scossi la testa.
Se piangi mi fai stare male.
Non riuscivo vederla piangere.
Tesoro…
Riaprii gli occhi.
L’altra notte ho pensato alla prima volta che ti ho visto.
Abbozzai un sorriso.
Da quel giorno mi hai rubato il cuore, il respiro e il sonno.
E provai a consolarla.
Amore ti amo.
C’era una profonda e stanca dolcezza nella mia voce.
Tutto il resto non m’interessa.
E iniziai a sussurrarle parole dolci.
Non so come e quando, ma riuscirò a farti felice.
E affettuose.
Recupereremo il tempo perduto.
Con gli occhi.
Non posso passare la mia vita senza di te.
E con il cuore. Lei nel frattempo aveva smesso di piangere.
Amore
Tirò su con il naso.
Ti aspetterò.
Prese un fazzoletto.
Non mi stancherò mai di farlo.
Se lo passò negli occhi.
Mi viene facile aspettarti.
Poi lo strinse nelle mani.
Ho te e mi basta.
E iniziò a sorridere.
Sei tutto il mio universo.
Il suo era un sorriso disarmante. E sereno. In quel sorriso c’era amore. Tutto il resto non importava.
Ci baciammo sulle labbra. E quel bacio sapeva di speranza. Poi i suoi occhi scintillarono.
Se ti accadesse qualcosa, per me sarebbe impossibile vivere.
E la sua voce vibrava.
Il resto non conta perché ti starò accanto per tutta la vita.
Le sue parole si posarono sul mio cuore.
Sarò l’ombra della tua ombra.
Mi fecero inumidire gli occhi.
Il nostro amore sarà sempre più forte che qualsiasi altro dolore.
E me li asciugai prima che lei se ne accorgesse.
Ti amo.
Poi lei allungò una mano.
Fino alla follia.
E mi arruffò i capelli.
All’improvviso la guardia entrò ad annunciare che il tempo era scaduto. Io e lei ci alzammo in piedi. Le passai un braccio intorno alla vita. E per un attimo la strinsi sul petto. Lei si fece abbracciare come una bambina. Poi la lasciai di scatto. Alzai una mano. E le accarezzai il viso. Subito dopo mi voltai. E uscii dalla porta della sala colloquio senza voltarmi.
Carmelo Musumeci
www.carmelomusumeci.com
Carcere di Padova