ANCHE LA DISUGUAGLIANZA È UN GRAVE MALE DELLA SOCIETÀ
di Ernesto Bodini (giornalista e opinionista)
Ogni volta che il mio pensiero va verso i concetti del benessere e del malessere uiversale, si scontra con le ingiustizie quotidiane, cui tutti siamo più o meno soggetti, e non posso fare a meno di soffermarmi su ciò che le origina: la disuguaglianza. Con questa introduzione non vorrei dare l’impressione del paladino improvvisato o premeditato, ma richiamare anche a me stesso il dovere di considerare di non essere solo: tante persone nello stesso momento in cui mi esprimo vivono nella agiatezza e nel qualunquismo più sfrenati; tante altre, invece, in condizioni di abbandono e di ingiustizia per il fatto (e non solo) di non appartenere alla schiera precedente e quindi oggetto di palese disuguaglianza. Questo “status differenziale” non è certo una novità, ancorché rapportato al mondo intero; ma porlo maggiormente alla ribalta ritengo sia doveroso con l’intento di vederlo in qualche modo ridimensionato, perché in caso contrario il problema sociale assumerebbe una valenza ben più seria per i rapporti umani. Secondo alcune ricerche di due studiosi inglesi (marito e moglie), Richard Wilkinson e Kate Pickett, saggisti e oridinari di epidemiologia, la disuguaglianza fa molto male in quanto provoca stress, turbe mentali, disordini emotivi, abuso di droghe e obesità. Questi esperti, autori tra l’altro della pubblicazione “La misura dell’anima – Perché le diseguaglianze rendono le società più infelici”, focalizzano questo aspetto sulle conseguenze che tale disparità causa ai meno abbienti, le cui ricerche sono concentrate su un corpus di studi da tutto il mondo. «Più la forbice è ampia – ha dichiarato Kate Pickett a La Stampa dell’1 ottobre scorso – e più i rapporti sociali sono compromessi: la gente si fida di meno degli altri e la comunità è debole. Amicizia, famiglia, matrimonio: le differenze di classe influenzano ogni tipo di relazione… Le persone in tutte le fasce di reddito diventano più ansiose riguardo al loro status e al modo in cui sono giudicate, le cui reazioni consistono nel farsi sopraffare dalla mancanza di fiducia, insicurezza e scarsa autostima, depressione e ansia; oppure, cercare di rimuovere se stessi, con un narcisismo che non di rado porta all’abuso di droghe, alcol, gioco d’azzardo, shopping compulsivo, etc.».
Il perpetuarsi di ogni forma di discriminazione non può far certo progredire un Paese, qualunque siano le sue origini e il grado socio-culturale, e quando le disparità riguardano soprattutto l’alimentazione, la salute e la libertà, si fa presto a far riferimento alla Genesi (3,19) in quello che è il nostro ricordo e nella nostra esperienza la sentenza di Dio a punizione di Adamo, dopo il primo fatale peccato: «Ti guadagnerai il pane col sudore della tua fronte», sentenza che aggrava e inasprisce il rapporto fra l’uomo e le cose necessarie alla sua vita; il rapporto non sarà più facile e giocondo, ma sarà stentato e faticoso… e ben si sa che anche dopo l’invenzione meravigliosa, propria dell’uomo moderno, di strumenti potenti e perfezionatissimi, che diminuiscono, ma alla fine non annullano la fatica e le disparità tra gli uomini “dominatori” della natura e di se stessi per la propria utilità. Ecco che l’uomo in quanto “Persona” perde il suo valore non tanto esistenziale quanto invece concettuale, con la presunzione e l’arroganza di distinguersi dai propri simili. Ed è evidente che si tratta, come sempre, di lottare dando la precedenza alla prevenzione piuttosto che richiedere più servizi; ma questo implica l’impegno di tutti… utopia permettendo! Sarebbe ottimale, per assottigliare le distanze, che ogni Paese si predisponga nel ridurre le tasse rendendole più eque e facilitare così il sostegno sociale, avendo nel contempo l’accortezza di intervenire drasticamente quando la disuguaglianza penalizza la salute e la dignità delle persone e, a questo riguardo, come fa notare la dottoressa Pickett, il gap di redditi è anche questione di genere, in quanto è noto che le donne guadagnano meno degli uomini, oltre ad essere meno considerate e facilitate nel raggiungere posizioni apicali soprattutto nell’ambito del lavoro. A questo punto, per i credenti ci sarebbe da “maledire” Adamo ed Eva? Credo che la risposta sia una questione non solo di credo e di coscienza, ma anche di saggezza la quale rappresenta la capacità di scegliere e volere in maniera razionale, riconoscendo la differenza tra bene e male, e agire ogni volta con saggezza rappresenta un valido aiuto per le nostre decisioni future, ulteriore spunto per pensare e proporsi correttamente nei confronti dei nostri simili … nel maggior rispetto possibile dell’uguaglianza.
La seconda immagine è tratta da Panorama