Angelo Branduardi a Firenze, benvenuti nell’heavy metal gotico
Firenze. Colpisce la classe e la maestria del menestrello d’eccellenza della musica italiana, l’inizio è subito folgorante con “Il violinista di Dooney” solo recitata, il Teatro della Pergola di Firenze accoglie con un grande applauso Angelo Branduardi, un personaggio molto diverso da tutto il carrozzone della musica attuale, ma del resto si sa arriva da quegli anni ’70, dove la musica si insegnava e non si creava al computer. Vestito di nero con la sua chioma sempre invidiabile, anche se completamente imbiancata, Branduardi attacca con: “Si può fare” ed il pubblico si scalda subito. Erano molti anni che non si esibiva a Firenze e la scaletta del concerto, sarà un vero e proprio juke box di successi, in sequenza arriveranno: “Gulliver, Domenica e lunedì, Fou de love,”. Gli interventi del violinista non sono mai brevi e neppure leggeri, ma mai noiosi, anzi tutt’altro, direi che a volte crea veri e propri momenti di storia della musica, descrivendo ciò che rappresenta ancora oggi la musica arcaica, per le composizioni odierne, facendo sentire differenze ed imprimendo come spesso succede nei suoi concerti un suono quasi medievale, che ha sicuramente reso famoso Angelo Branduardi nel mondo. La frase col quale ho intitolato l’articolo giunge a sorpresa, quando dopo aver parlato della canzone “Il denaro dei nani” e non nascondendo che certe analogie con la politica italiana odierna sono molto forti. Dopo una breve introduzione saluta tutti con un “Benvenuti nell’ heavy metal gotico” ed attacca il capolavoro: “Il sultano di babilonia”, tratto dall’album “L’infinitamente piccolo” e cantata su disco assieme a Franco Battiato. Branduardi, è sicuramente fuori da ogni schema, da ogni genere per la musica moderna di oggi, e catalizza su di se l’attenzione dei fans, come uno sciamano fa coi suoi seguaci. La seconda parte dello show, si apre con uno splendido assolo di violino e si proietta in un turbinio di classici del suo repertorio, che fanno cantare tutto il teatro: “Ballo in fa diesis, Vanità di vanità, Il signore di Baux”, fino a chiudere prima dei bis con la storica “Alla fiera dell’est”. Due ore di concerto fiorentino, che si chiudono con: ” Cogli la prima mela, La pulce d’acqua, e La luna”. Il pubblico verso la fine del concerto, comincia a richiedere i titoli delle proprie canzoni preferite, qualcuno urla a Branduardi semplicemente “TUTTE!!!!!”. Angelo Branduardi è un immenso artista, un maestro di musica, adora il suo pubblico e i suoi concerti sono di una classe immensa, il suo violino è qualcosa di sovrannaturale, che a volte sembra una chitarra metal a volte una splendida melodia che rasserena la vita.
Roberto Bruno
Foto di Annamaria “Dulcinea” Pecoraro