L’angolo della poesia: “Grazie” di Luigi Violano

Oggi ospitiamo di nuovo nel nostro Angolo l’amico Luigi Violano per congratularci del nuovo riconoscimento letterario da lui ottenuto: la sua poesia Grazie è stata premiata con la menzione d’onore nella sezione “Poesia in lingua italiana” della 14^ edizione del premio nazionale di letteratura ed arti figurative “Creatività itinerante”.

Questa la motivazione con cui la giuria gli ha assegnato la menzione d’onore:
«Uno di quei momenti in cui sei in pace con il mondo e con te stesso, dopo aver superato una prova difficile, grazie all’aiuto dei tanti che ti sono vicini, e le parole corrono veloci dal cuore alla mente alla mano, e il canto prorompe in un grazie pieno di riconoscenza e dolce di note liriche.»

E questi, invece, i pensieri di Luigi, subito dopo la premiazione:
«La poesia premiata, nasce per dire grazie a delle persone rare, ma preziose: gli amici, quelli veri, quelli che mi erano vicino in un momento in cui, mentre stavo per morire, la vita ed il loro affetto, mi hanno riportato alla luce. Così, ora, sono vivo, la vita è un dono prezioso e la parola, mista all’anima ed alla potenza dell’immagine, si fa mezzo per narrare, in versi, questo brutto episodio ormai passato. In questo modo, s’avverano, nella mia vita, le parole di Alessandro Manzoni “Dio, opera il male per il bene” e, nel mio caso, ti fa vedere la morte per apprezzare ancor di più e meglio il dono della vita. Anche dopo anni di poesia, personalmente, penso che io non parlo, ma la parola, con la sua musicalità, parla di me, di quello che porto nascosto nelle profondità del mio essere. Inoltre, ogni traguardo, è sempre un punto di partenza per raggiungerne uno nuovo, mai un punto d’arrivo al quale fermarsi!»


Grazie

 

E poi,

scoprire la gioia di vivere,

mentre il pensiero

di quel che può accadere

a chi m’è caro

mi stritola le tempie,

senza sosta,

a più non posso.

Cadere sotto il peso

d’un pugno sparato dritto

in faccia al cuore,

messo a segno dal destino

mentre avevo la guardia bassa.

E poi, capire che

ancora ci sono

dietro una maschera di sangue grumito

e con la voce flebile.

Sono privo di forze,

ma vivo,

cammino sotto il braccio

e nel cuore

d’un gruppo di amici

che mi fan da bastone.

Certe notti di pioggia,

alle volte,

sono notti che passano solo

con lo sguardo appeso

al bianco della volta

ed i pensieri fermi

ancora a quel volo improvviso,

a quel tonfo,

punto fermo su d’un salto

fatto inconsciamente,

a rischio di vita,

senza  saper neppure saltare.

E poi, dopo,

la giornata seguente,

sono vivo,  sono nuovo

come un dono di giorni

ancora vergini da scartare.

Ho soltanto un leggero dolore

e nel petto ancora carburante

per accendere altri giorni,

altri tratti di penna,

per dire il mio grazie alla vita

gridando più forte.

Grazie,

grazie,

grazie a quanti mi stavano attorno

mentre ormai

non vedevo più altro

che ombre annebbiate

intente a chiamarmi per nome

più volte, più forte!

Biascicavo parole sbilenche,

disarmoniche,

insensate a cui

il senso l’ha dato la vita,

soltanto la vita sapeva

che non era ancora giunta

l’ ora di andare a dormire

ammutolendo il cuore sotto

la bruna terra d’un requiem eterno .

Sono vivo adesso,

sono ancora vivo!

Lo grido, mentre osservo

quei volti gentili che mi donano

un cuore ciascuno per sorreggere il mio.

Quei volti,

forse ancora fanciulli,

forse un po’ più cresciuti,

sono adesso fotogrammi di vita

scattati dal mio sviato inconscio;

sono pezzi di luce che porto

sempre avvolti dentro

i battiti del petto,  ovunque .

Li stendo così,

come fossero lenzuola di riserva

per coprirmi dal freddo

quando cade la neve.

La neve, la neve,

la mia neve gliela faccio osservare

mentre scende dal cielo

sull’umido letto di manto stradale.

Ce ne stiamo in silenzio

a guardare spuntar dalle pietre

una speranza in fiore.

Impariamo , così,

a vivere assieme,

non abbiamo un maestro soltanto,

ma da ognuno apprendiamo la vita.

Poi, se cade nei loro occhi

quella stessa dolorosa neve,

resto loro accanto,

li copro con manti d’abbraccio,

li saluto regalando del bene

racchiuso nel pacco regalo d’un bacio;

con tanto di fiocco e coccarda

a corredo.

Insegno loro l’arte

di vivere e di gioire,

soprattutto quando

sorge il sole mattutino,

appena subito dopo

la pioggia notturna.

 

Nella foto, Luigi Violano  riceve il riconoscimento dalla prof.ssa  Santa Vetturi, presidente della giuria e curatrice del Premio.

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