L’angolo di Full: “Avanzi di balera”
Avanzi di balera
La balera è una discoteca con le rughe dove le persone meno giovani possono scegliere il ballo per riempirsi la vita oppure un amante per viverla.
Si comincia solitamente con la prima alternativa. Inevitabilmente arriva la seconda, poi le successive repliche e si rischia di diventare degli avanzi di balera che, al di là del gioco di parole, sono cuori alla deriva che trovano approdo in ogni incaglio. Riconoscibili dai sintomi prima che dall’aspetto, gli avanzi di balera –uomo o donna– hanno patologia cronica e contagiosa.
Ma, naturalmente, non è sempre così.
Lei ballava con l’innocenza che c’è in ogni felicità.
Lui la guardava col sentimento di chi sa cogliere queste essenze.
Nella variegata miscela della balera, era quanto li distingueva e li accomunava, oltre ai segnali dorati della bellezza che l’età trasforma, ma non cancella.
Inevitabili l’incontro, l’attrazione, il sentimento.
Dagli sciupafemmine di balera, lei coglieva le lusinghe senza pagare pegno. Eppure s’arrese a lui senza nemmeno una schermaglia, con il candore di chi crede nell’amore.
O, più semplicemente, sembrò ad entrambi di ritrovarsi in sguardi, parole e gesti già vissuti e amati.
«Regalami una frase carina» aveva chiesto lui per gioco.
«Più tardi, se vuoi, puoi venire a casa mia» aveva risposto lei con semplicità.
Soltanto una prostituta o un angelo potevano offrirsi a quel modo, e conoscendo le prostitute, lui la pensò un angelo.
Gli angeli, quelli terreni s’intende, si esprimono candidamente perché credono di parlare in famiglia, fra angeli. E lui si finse angelo.
Forse si calò troppo nel personaggio perché, dell’amore, lui cercò soltanto l’estasi, la magia, il turbamento. Non la relazione o il piacere.
«Mi piace guardarti ballare», le diceva, «mi ricorda il nostro incontro magico.»
E lei ballava, ballava, quasi ogni giorno, con i ballerini più diversi, volteggiando come vela nel mare, come nuvola nel vento. Come esca all’amo.
Quando poteva, lui l’accompagnava e la faceva ballare, oppure la guardava danzare e celiare con i suoi cavalieri rimanendo in disparte con in tasca il suo cuore.
Così per settimane e mesi. Lei al ballo e lui ai suoi impegni. Infrequenti i loro incontri, casti e dolcissimi.
Finché un giorno, mentre la guardava danzare, lui fu preso da una strana inquietudine. Cercò il cuore di lei che di solito gli stava accanto, ma non lo trovò e presto lo scoprì nell’espressione dell’uomo che la cingeva nel ballo: un tipo fascinoso ed estraneo alla balera.
Quando riemerse dal tuffo al cuore, ne provò sollievo. Sapeva che prima o poi sarebbe accaduto. Era l’inevitabile, fatale regola della balera. Lui stesso aveva favorito quell’evento evitando di dare corpo al loro amore. L’aveva fatto per proteggerla, ben sapendo che quel loro rapporto zoppo non poteva durare. Voleva evitarle la disillusione, che rappresenta il primo stadio del contagio che conduce agli avanzi di balera come lui.
Il sesso completa l’amore, ma un poco lo contamina e lui era incapace di fondere le due cose. Forse per questo non sapeva amare come gli altri. Ma niente, prima d’allora, l’aveva appassionato così tanto come quell’amore incontaminato. Quel breve periodo era stato il più emozionante della sua vita. Il punto esclamativo finale.
Ma gli avanzi di balera sono comunque dei sentimentali e, come tali, non sanno conciliare i palpiti del cuore con la freddezza mentale del calcolo.
Così, la disillusione dell’abbandono che aveva evitato a lei, cadde su di lui. E lentamente, nel suo corpo prese a germogliare la tristezza. Come un fiore sbocciò e gonfiò i suoi petali di piombo affondando le radici nel profondo del suo essere.
Lui mise quel fiore in una lettera ringraziandola di tutto quello che aveva significato per lui. Vi aggiunse quel che restava della sua anima e quando chiuse la busta, gli sembrò di chiudere la sua vita.
Fulvio Musso
Un po’ tonto quel lui che aveva trovato una perla e non aveva saputo trattenerla. Forse era rimasto talmente contagiato dai modi di certe cortigiane che adesso non era più capace di trattenere l’amore, quello che non ha prezzo.
Rileggerò questo racconto per commentare ancora.
Intanto buona settimana.
ciao, Lucia