L’angolo di Full: “Capo Cervo”
Dopo Capo Cervo, la costa spalanca un’ampia vallata digradante dove pascoli di pecore si specchiano in greggi di nuvole bianche.
Nell’ansa di mare, candidi scafi si dondolano alla boa con improvvisi strappi, come a liberarsi del guinzaglio per veleggiare liberi coi gabbiani.
Immagini cariche di suggestione che spinsero l’uomo in antichi sentieri sentimentali: l’errore giovanile che sfocia in un matrimonio sbagliato dal quale si esce soltanto con coraggio o per vigliaccheria. Le successive relazioni, spesso banali, che tuttavia maturano rendendo più consapevoli di sé e degli altri.
La seconda moglie bella, operosa, energica, prepotente, che nulla sapeva di dolcezze, ma si prendeva cura del proprio uomo come si fa con un oggetto di pregio.
A forza d’inciampare nel paravento della sua arroganza, finì per scostarlo scoprendo un’intima fragilità che lo arrese al matrimonio. Fu un sodalizio abbastanza equilibrato: lei incline a comandare, lui abile nel disubbidire.
Dopo pochi anni, l’incidente che uccise la donna, repentino e crudele come un’esecuzione. Una notte di burrasca, lei volle stare al governo della barca, forse per spirito cameratesco, o forse per il gusto di contraddire il marito.
Con le sue stravaganti vele color fucsia, ridotte a un terzo, lo scafo filava fra le raffiche, assecondando o contrastando la furia delle onde..
Quando, verso l’alba, lui lasciò la cuccetta di guardia e salì in pozzetto, non la trovò più. La cercò per tutto il giorno ripetendo più volte la probabile rotta in un mare tornato calmo e amico, ma ormai dimentico di lei.
In un primo tempo, l’uomo parve riemergere dallo smarrimento iniziale un po’ più greve di vita e, forse, liberato da un rapporto soffocante. In realtà non riemerse mai più… si dice che le unioni bizzarre siano spesso le più salde. Misteriosamente, scomparve insieme alla sua barca.
Da anni gli isolani raccontano questa storia, scarna o densa, a seconda della loro conoscenza, sensibilità e cultura.
Tutti concordano sugli stracci di vele fucsia che compaiono, nelle notti di burrasca, al largo di Capo Cervo. A volte una sagoma al timone, a volte due, sotto una luna che sbrindella le nubi con la sua falce.
Fulvio Musso