L’angolo di Full: “Il diamante”
Carezze e sferzate in imprevedibili sequenze: anche questo fa parte della firma del maestro Full. Ne è un esempio la chicca che vi proponiamo oggi per il primo appuntamento, dopo la pausa estiva, con la nostra rubrica di racconti.
Prima di lasciarvi alla lettura del brano, vi ricordiamo che anche voi potete alimentare questo spazio con vostri scritti. È sufficiente seguire le poche indicazioni del regolamento di Raccontonweb .
–
«Dicono degli alieni, ma anche da noi è pieno di strani esseri con un orecchio da una parte e un cellulare dall’altra», Ludovico s’infila il giubbino impermeabile. Come solito, lui ci mette le sue storie. Io ci metto la barca, ami, lenze e, nel cambio, sono quello che ci guadagna.
«Quelli con casco integrale e due ruote sotto il culo non sono meno strani» dico tanto per invogliarlo a raccontare.
«Già, in testa il casco e… nient’altro. Ero così anch’io. Mai avrei immaginato di finire ingessato con una canna da pesca in mano».
«Per i governi e per certe mogli dovremmo essere tutti tranquilli, laboriosi, innocui», sentenzio.
«Esatto: lavorare, scopare e votare. Senza grilli per la testa», approva con un sorriso stanco.
L’eco-scandaglio mostra un fondale buono per l’ancoraggio. Fermo il motore e aziono il verricello mentre Ludovico prepara il suo armamentario.
Le esche artificiali gli luccicano nelle mani e tanto basta a innescargli una storia:
«C’è chi investe in oro e diamanti e, detto fra noi, è una gran stronzata perché, quando capita la necessità di rivenderli, becchi si e no la metà della loro quotazione. Comunque conoscevo un tale, certo Beretta, che aveva investito in un unico brillante perché, secondo lui, più sono grossi e più mantengono il loro valore. Ma, invece di affittare una cassetta in banca, lo nascose in casa e un brutto giorno non lo trovò più.»
Nel frattempo ho preparato i caffè. Come solito beviamo in silenzio con l’occhio al panorama intorno. Il caffè è più buono bevuto così.
«Qualche tempo dopo», prosegue Ludovico, «il Beretta viene agganciato da un mezzo mafioso che dice di essere venuto in possesso del suo diamante come pagamento di un debito di gioco, ma è disposto a renderglielo a metà del suo valore. Insomma, la solita manfrina dei soliti ladri. Il Beretta considera che, in definitiva, anche lui aveva acquistato il prezioso a metà prezzo da una partita clandestina, quindi è come se lo pagasse una sola volta a prezzo di mercato: sempre meglio che perderlo. Così s’indebita e ricompra il suo diamante».
Qualcosa ha abboccato e Ludovico si concentra sul galleggiante dell’amo. Al largo, il lago corre come un fiume in piena, ma qui nell’ansa rimane un lucido vetro. Controllo l’ancoraggio nel caso cambiasse il vento.
«E allora?»
«Allora? La storia è finita. Credo che il Beretta sia il solo pirla al mondo ad aver comprato due volte lo stesso diamante falso. Un record! Ed era pure soddisfatto quel pistolotto!»
Anche questa volta, Ludovico riesce a stupirmi.
«Era falso? E… e tu come lo sai?»
Subito non risponde. Sembra indeciso, reticente, poi butta lo sguardo lontano:
«Lo so perché glielo avevo venduto io. All’epoca avevo le pezze al culo e il vuoto in testa, come ti dicevo».
«Ma… quel Beretta avra’ chiesto una perizia, una garanzia» obietto.
«Gli feci pagare anche quella: una perizia irreprensibile e autenticata.»
«Autenticata? Ma se era falso!»
«Appunto. La perizia diceva che era falso, ma lo diceva in olandese.»
Come in un fumetto, rivedo i suoi intrallazzi di quando eravamo dei ragazzotti zeppi soltanto di confusione e di speranze. L’avevo pregato più volte di vendermi uno di quei diamanti, magari piccolo, alla mia portata. Ma Ludovico aveva sempre nicchiato. Gli amici non si trombano, realizzo solo ora.
Quando il sole comincia a sciogliersi nell’acqua rientriamo bordeggiando adagio. I paesi affacciati alle rive, con chioschi, locande e botteghe chiuse da vecchie serrande stinte, sembrano presepi tanto sono inanimati nel loro sonno invernale.
Lascio il timone a Ludovico e scendo in cabina a riassettare. In cambusa trovo dieci euro: il gasolio lo paga sempre lui e se ne fa un punto d’onore.
«Grazie per il gasolio, sei un amico!» gli urlo.
«Chi trova un amico, trova un diamante», risponde sornione.
Fulvio Musso
Gran bel racconto, con diversiu pregi…dialoghi, descrizioni, bella storia e poi il finale che mi ricorda altri tuoi brevi con un tocco di poesia che non guasta mai. In uno, sempre sul lago, mi pare che tu dicessi che il sole che tramontava dipingeva il paese sul lago…insomma non ricordo bne, ma ho come un flash. Ciaociao, sempre bravo.