L’angolo di Full: “Il gioco”
In un prato incolto, alla periferia nord di Milano, era radunato un piccolo gregge. Con pecore, agnelli, due asinelli, il cane ed un pastore che non sembrava un pastore.
A lato del prato s’alzava un grosso masso cavato da qualche ruspa.
Bene, mi dissi smettendo di pedalare, le pecore!
E subito vidi qualcosa mai visto prima e mai più dopo.
Sapevo dei giochi e delle zuffe maldestre nelle cucciolate di cani o di gatti. Ma non avevo idea di come giocassero gli agnellini, esuberanti e miti allo stesso modo.
Ebbene, erano in quattro o cinque intorno a quel masso a darsi il turno per salirci perché lo spazio era minimo.
Con due salti, uno era già in cima. Gli zoccoli uniti su quella scheggia di roccia, tutto proteso e fiero, si guardava intorno stupito del nuovo orizzonte che gli si apriva in cerchio. E indugiava nello strepitio di quelli che reclamavano il turno. Poi saltava giù a scalpitare per un nuovo “giro” mentre il più svelto degli altri balzava in cima. Come i bambini allo scivolo. Mi rubarono l’occhio per un bel po’.
S’avvicinava la Pasqua e il giorno dopo rividi il gregge, ma non gli agnelli.
Per loro, come per me, quel gioco era durato una volta soltanto. Forse per questo, continuo a ripeterlo nel ricordo.
Lo ripeto anche per loro, credo.
Fulvio Musso