L’angolo di Full: “L’uomo nero”

figura nera di uomo col cappello che cammina nella nebbia notturna

primo piano di Fulvio MussoOggi il nostro Fulvio Musso ci intrattiene con un mistery che – avverte – è uno di quei «classici mistery come quelli di tanti anni fa. Probabili le analogie con altre storielle che erano spesso simili sia nelle trame che nelle immagini, come la rappresentazione umana della Morte, i viaggi nelle notti buie e brumose con strane compagnie, il destino minaccioso in costante agguato… e così via.». Storielle che, però, raramente venivano raccontate con la fine ironia che caratterizza questo autore.

 

L’uomo nero

Per la serie: non ci sono più le belle storie di una volta

Sferragliando, il treno fende le brume della notte. Le carrozze sono quasi al buio perché la locomotiva è a vapore. Ci sono soltanto i fanali e pochi altri lumi a fare deboli versi alla luna. Su tutto, domina il rumore di rotaia…
toton toton… tatan tatan…

I finestrini sono appena socchiusi per riparare dalla fuliggine del carbone e le carrozze sono distinte in tre classi: la prima classe è per coloro che appartengono a un certo mondo, la terza è per chi non vi appartiene e, la seconda, per chi vorrebbe appartenervi.
toton toton… tatan tatan…

In uno scompartimento discretamente rischiarato, perché di prima classe, ci sono quattro viaggiatori: un giovane ingegnere occhialuto e un po’ accademico, un grasso funzionario postale sulla cinquantina con diversi menti digradanti e, di fronte a loro, una signora anziana decisamente nubile e una strana figura d’uomo, indefinibile nell’età e persino nell’aspetto, a parte il nero dell’abito.
I primi tre stanno leggendo mentre quest’ultimo è intento a consultare delle strane carte da gioco che finiscono per attirare l’attenzione degli altri.
«Sono carte antichissime e riferiscono dei nostri destini. Purtroppo, mi stanno svelando notizie molto brutte» informa l’uomo in nero.
«Io non credo a certe sciocchezze» afferma il funzionario postale con palese supponenza e torna a ripiegare i vari menti nella lettura.
L’ingegnere, abituato all’analisi, obbietta: «Poiché è lei a mescolare il mazzo, le carte dicono ciò che lei stesso ha preordinato.»
«Ē quanto avviene con i normali mazzi da gioco», replica l’uomo strano, «il magnetismo di queste carte, invece, è tale da influenzare chi le maneggia per cui non è la mano a muovere le carte, ma il contrario.»
Ogni tanto, il rumore sui binari si attutisce improvvisamente come venisse inghiottito dal buio della notte. Poi riprende più forte.
Toton toton… tatan tatan…

Il funzionario postale ironizza: «Allora mi dica, signor cartomante, secondo lei, io dove sono diretto?»
L’uomo in nero, che sembra molto sicuro di sé, accetta la provocazione: «Sarebbe troppo facile risponderle perché ho visto la sua destinazione mentre mostrava il biglietto al controllore. Invece dirò di più: nessuno di voi sta viaggiando verso casa. Ve ne state tutti allontanando.»
La signora anziana e rigorosamente nubile, mostra di non essere affatto immersa nella lettura perchè sbotta in un risolino secco: «Si sbaglia, io vado verso casa.»
La strana figura non si scompone minimamente: «Ē ciò che crede lei, signora. Prima che finisca la nottata, dovrà darmi ragione.»
Il tono e il contenuto di quest’ultima frase innescano nei viaggiatori una profonda inquietudine che si traduce in un lungo silenzio denso di pensieri.
Toton toton… tatan tatan…

Ē l’ingegnere a parlare per primo, e con tono conciliante: «Se permette, vorrei interrogare queste sue carte per un mio problema: da qualche tempo sono afflitto da una strana ansia, saprebbe dirmene la ragione?»
«Credo di saperla, ma preferirei tacerla» risponde l’uomo strano.
«Troppo comodo!» sfotte il funzionario in un tremolio di sottomenti.
«La prego, mi risponda» invita l’ingegnere.
«Ebbene», concede l’uomo in nero, «proprio perché insiste. Credo che lei lascerà questa vita nel fiore degli anni e questa percezione le genera inquietudine.»
«Lei non ha il diritto di spaventarci!» fremono i sottomenti.
«Come possono spaventarla le cose cui non crede?», interviene con ferrea logica la signora che non è nubile a caso.
Lo strano cartomante si rivolge al funzionario con voce grave:
«Lei, invece, non andrà oltre quella che s’intende l’età più prospera, mentre la signora arriverà sino alla soglia della vecchiaia.»
L’uomo prosegue abbassando la voce, quasi parlasse a se stesso:
«Anche con me la sorte s’è rivelata crudele. Per quanto possa apparire improbabile, questa carta è comparsa per ognuno di noi.»
Lo strano cartomante volta la prima carta del mazzo e appare una figura tetra avvolta in un lungo mantello dal quale sbuca una falce.
Tutti tacciono e lo scompartimento sembra divenire tutt’uno col mondo buio che scorre sul finestrino.
Toton toton… tatan tatan…

Ē la mente analitica dell’ingegnere ad arrivare alla conclusione: «Le nostre età coincidono, tutte, con i tempi di vita che lei ci ha prospettato. Dunque, non a caso il destino ci ha riuniti stanotte…»
Ammutolisce turbato dai suoi stessi pensieri, poi li libera con impeto: «Accadrà questa notte! Giusto? Stanotte il treno… avremo un incidente ferroviario! Ē così?»
Gli risponde soltanto il rumore delle rotaie.
Toton toton… tatan tatan… scraaasssh !!!

   I viaggiatori sobbalzano mentre, con improvviso fracasso, il treno imbocca un ponte metallico.
Questa volta è la voce scanzonata del funzionario a riprendere il discorso: «Fra cinque minuti dovremmo fermarci in una stazione. Io scenderò e proseguirò col treno successivo, così i nostri destini si divideranno e lei, egregio cartomante, dovrà rimangiarsi le sue sciocchezze.»
Dando immediato seguito ai suoi propositi, il funzionario si alza e prende il proprio bagaglio dalla reticella.
«Si tratta di una stazione secondaria e credo che dovrà attendere il prossimo convoglio per tutta la notte», gli fa notare l’ingegnere, «se lei permette, l’accompagno, così ci faremo compagnia.»
Toton toton… tatan tatan…

figura nera di uomo col cappello che cammina nella nebbia notturnaStridendo sui binari, il treno si ferma. I due uomini salutano con garbo, scendono e si avviano verso una costruzione bassa rischiarata da fioche luci, appena utili a distinguere una stazione ferroviaria.
«Aspettatemi!»
Lo sportello della carrozza s’è riaperto e l’anziana signora scende, cauta, sul marciapiede madido di bruma:
«Scusatemi, ma non me la sento di proseguire il viaggio sola con quell’uomo: il suo aspetto m’inquieta.»
«Venga con noi signora», la tranquillizza l’ingegnere, «aspetteremo insieme un altro convoglio.»
Con ripetuti sbuffi di vapore il treno riparte e quando i fumi s’alzano dalla banchina, sull’altro lato dei binari compare la figura alta e scarna di un viaggiatore sceso dalla parte opposta della carrozza.
Man mano che s’avvicina, i tre viaggiatori credono di riconoscere lo strano cartomante e soltanto adesso s’avvedono del lungo mantello e dell’estrema rassomiglianza con la tetra figura con la falce, ritratta nella carta del destino.

«Vedo che ci siamo tutti», osserva il lugubre personaggio, «possiamo andare.» 

4 thoughts on “L’angolo di Full: “L’uomo nero”

  1. bellissimo! letto tutto d’un fiato. il finale mi ha piacevolmente sorpreso. complimenti!

  2. “Nessuno di voi sta viaggiando verso casa. Ve ne state tutti allontanando”
    Fortissimo indizio, un indizio sconcettante, una frase che desta sorpresa e sgomento, un’affermazione assertiva che preclude a un quslcosa di inevitabile, visto anche che il cartomante é assai abile a mischiare le carte e confondere i giocatori-viaggiatori. Il treno é lo scorrere della vita e il nero l’ignoto che incombe e che spaventa. Piacevolissima lettura!
    Lucia

  3. Non è la mia disamina ad essere perfetta! Sei tu, caro Full, che sei un vero Scrittore, e la maiuscola non è un semplice refuso… giusto come dice Marcella Onnis nella nota al racconto che mi appresto a leggere.
    Un caro saluto.
    Lucia

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