L’angolo di Full: “La luna sulle foglie”

Cari amici, oggi vi proponiamo un altro delicatissimo brano di Fulvio Musso che – come già accaduto con il suo Le tombeur de femmes – è stato scelto come “racconto della settimana” sul sito letterario russo Fabulae.ru.

Prima di lasciarvi in compagnia di Full, vi ricordiamo che potete sempre inviarci  i vostri brani seguendo le indicazioni del regolamento di Raccontonweb.

 

La luna sulle foglie

 

Alcuni anni fa, conobbi bene un cieco. Era un uomo già maturo e aveva una piccola azienda agricola a carattere familiare dove si coltivavano piante ornamentali e da fiore.

Si chiamava Duilio e gestiva l’azienda in ogni suo settore. Teneva i conti, stabiliva la produzione, il commercio, tutto.

Girava per le serre con una padronanza incredibile: di botto si fermava, annusava l’aria e tuonava: Questi impatiens vanno trapiantati subito! Oppure prendeva una manciata di terra, l’assaggiava e decideva: Serve altro potassio, ma prima aspettiamo la pioggia di domani. A differenza degli altri vivaisti, non ascoltava mai il meteo: il meteo era lui.

Dicevano che parlasse con le piante e per questo motivo avevano i prodotti migliori di tutta la zona. Peraltro, lui c’era cresciuto in quella serra e, come le piante, guardava il mondo con occhi diversi. Aveva un sogno: vedere la luna, e diceva che le piante glielo avevano esaudito.

Il vivaio aveva una sola dipendente, Mariella che, appena ragazza, aveva avuto un figlio da un balordo. Lavorava nell’ufficio del cieco: lui la mente, lei gli occhi. Qualche volta era anche il viso perché lasciava che Duilio glielo toccasse: vorrei capire come sono fatte le belle donne, le aveva detto.

Un giorno, un po’ per gioco, volle essere lei a toccare il viso di lui e i polpastrelli freschi e profumati di Mariella gli arrivarono al cuore.

Alle piante, cominciò a parlare anche di lei e, ogni giorno, sulla scrivania di Mariella c’erano colori e profumi indescrivibili. Poi, di nascosto dai familiari, Duilio prese a pagare le rette del collegio dove studiava il figlio di lei. Per riconoscenza e anche per affetto, ogni giorno Mariella gli porgeva il volto da toccare mentre lui le raccontava il suo mondo, come riuscisse a sentire la luna sulla pelle e, un poco, a vederla con quei mille occhi.

Ma la vita dà, toglie e persino baratta. Da qualche altrove tornò il padre del ragazzo e Duilio capì che il fascino di certi balordi è padrone. Lei lo seguì senza criterio come si seguono i balordi.

Lui, tanto bravo e intraprendente in tutto, si scoprì indifeso in tutto e… cieco.

Coi familiari divenne sempre più taciturno e finì col parlare solo con le piante, la notte, nella serra.

S’annunciava l’inverno e la fine di molte cose, quando Duilio tacque. Di lui non si può nemmeno dire che chiuse gli occhi per sempre… forse, li aprì.

La notte, ormai, c’è un gran silenzio nella serra. Qui, l’amico Duilio mi raccontava il suo mondo. Poi, nel silenzio, “ascoltava” il mio. Gli premeva sapere come facessimo, noi piante, a “vedere” la luna con le foglie.

Fulvio Musso

 

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