L’angolo di Full: “La signora in Panda”
A volte sembrava atteggiarsi a snob perché pronunciava le vocali molto strette con la bocca a cuoricino. In realtà non aveva mai imparato a dosare bene la colla per la dentiera. Di fatto, era una gran brava signora.
La tivù sparò il primo meteo del mattino e lei si distrasse dal caffè. Ogni giorno, previsioni e tigì si giocavano a tresette la notizia peggiore. Stavolta vinse il meteo con “freddo neve e ghiaccio per l’intera giornata”. La signora sbuffò indecisa se mettere rassegnazione o stizza negli occhi, poi ci mise del rimmel e uscì.
Avviò la vecchia Panda. Il bagagliaio, con gli schienali posteriori abbattuti, tracimava mercanzie e cazzate d’ogni genere. Guardò l’orologio: le cinque. Doveva sfangarsi tutto il giro prima dell’ora di punta e senza le gomme da neve a causa dei noti tagli alle spese. L’utilitaria prese a pattinare sculettando come una foca sul pack mentre la popolare signora scioglieva il groppo in gola ciucciando un sanagol. Altro che Befana volante del cacchio!
Per non rovinarvi l’effetto sorpresa, abbiamo scelto di non svelarvi prima della lettura che il brano di oggi è, al modo di Full, dedicato all’Epifania, che festeggeremo tra due giorni. Prima di salutarvi, vi ricordiamo che anche voi potete inviarci racconti brevi: vi basterà seguire le istruzioni del regolamento di Raccontonweb.
poche pennellate che ne fanno… un quadro “d’autore”!
un sorriso.
lara swan
Divertentissimo racconto,ironico al punto
giusto,tenero e garbato.
Forse,peró,meglio volante per poter entrare dalla cappa del camino…
…giá,dimenticavo…siamo nel XXI secolo ed anche la Befana,o Betana come la chiamavau mio figlio, si é adeguata ai tempi che corrono…
Un saluto. Lucia
Sei bravo,non c’è che dire.
Che bei ricordi che evoca questo racconto!
La sera della Befana, il 5 gennaio, mettevamo i calzettoni attaccati agli alari del caminetto e la mattina li trovavamo pieni di cose assai semplici, mandarini, fichi secchi, noci e nocciole, dolcini di vario genere, i torroncini Nurzia alla cioccolata, qualche lira e… l’immancabile cartoccio di carbone, quello vero! E poi i regali, una bambola, qualche vestitino, matite colorate… sì perché in Abruzzo i regali non li trovavamo sotto l’albero la mattina di Natale e dovevamo aspettare fino all’Epifania che poi tutte le feste se le portava via e noi bambini dovevamo tornare a scuola!
Belle tradizioni, colme di serenità e adesso di nostalgia a ricordarle.
Grazie, Full, per il tuo racconto.
Un saluto per voi.
Lucia
Mah… con i tempi che corrono… forse è meglio aspettare la Befana! E, se nelle calze ci mette (anche) cenere e carbone, quelli veri, va bene lo stesso! So che dovrò aspettare un anno intero… ma io sono paziente… aspetto!
Un abbraccio.
Lucia