L’angolo di Full: “Lezione di telematica”
Nel nostro ambito codificato di persone solerti e quiete che vivono con esattezza, il Manetta rappresenta l’unità di dismisura.
Stamani si presenta all’appuntamento in ritardo come sempre e con un vistoso cerotto sul naso.
«Ma… che t’è successo?»
«Successo cosa?»
«Che hai fatto al naso?»
«Niente, devo rinnovare la patente e oggi ho la visita medica.»
«E cosa c’entra questo col cerotto?»
Butta sulla sedia un vecchio giaccone a quadri che ha l’aria di essere molto affezionato al suo padrone.
«Il cerotto è un diversivo per distrarre l’occhio dal mio apparecchio acustico. Non è ammesso nella guida dei mezzi pubblici.»
Rammento che il Manetta arrotonda la pensione con qualche servizio di taxi alla stazione del suo paese.
«Beh… i tuoi clienti hanno un bel culo, visto che sei soltanto sordo e non orbo» osservo più critico che faceto.
S’ingolla il mezzo croissant che avevo abbandonato sul piattino.
«Con l’esame della vista dovrei cavarmela: ho mandato a memoria l’intero cartello della prova.»
Col Manetta non c’è molta scelta: devi prenderlo o buttarlo.
Siamo al bar Fontana, proprio di fronte alla chiesa. Ci sediamo e apro il note book: devo mostrargli come registrare i filmetti su You Tube, una nuova incombenza per nonni. Mi collego al Wi-Fi del bar e lo schermo viene invaso dalla pubblicità di elettrodomestici.
«Devi cambiare il frigorifero?» chiedo a Lello, il gerente che ci serve i caffè.
«Come lo sai?», mi rimanda stupito.
«Dalla pubblicità interattiva di Google. Se clicchi un prodotto o un servizio, i relativi spot ti inseguono per giorni».
«Questo l’ho notato anch’io, ma tu stai usando il tuo computer, mica il mio», replica Lello.
«Certo, però mi sono collegato alla tua linea Wi-Fi».
«Ormai siamo tutti sotto controllo», osserva il Manetta, «tanto vale sceglierci gli spot più graditi. Ogni tanto clicco sulle auto più lussuose, così mi lustro gli occhi per qualche giorno.»
I pochi avventori del bar buttano un orecchio. Ormai, informatica e telematica sono argomenti correnti.
Nel suo impeccabile completo talare grigio, arriva don Gregorio, mezza età e mezza taglia. Finita la messa delle nove viene sempre a farsi un caffè al bar.
«Salve ragazzi, che si dice?»
«Si parlava della pubblicità sui computer» faccio io.
Don Gregorio assume il tono da predica domenicale: «Non parlatemene, ormai è una indecenza anche lì. Su qualsiasi programma si vada, siamo inseguiti dalla pubblicità delle donnine».
Ho un senso di tappo all’orecchio, invece è il brusio del bar che s’è spento improvvisamente. Taccio anch’io imbarazzato: ogni tanto puzzo ancora di moralismo.
Toglie tutti dalle canne il solito Manetta, il più pronto a cogliere motivi di comprensione nella coatta solitudine del prete:
«Ha ragione d’indignarsi don Gregorio: ormai questi pirati informatici li troviamo ovunque. Quelli anticlericali, poi, sono delle vere fetecchie!»
«Navi o navate, sempre marinai sono», m’infila in un orecchio il Manetta.
Nel nostro ambito codificato di persone solerti e quiete che vivono con esattezza, lui è il jolly.
Fulvio Musso
Quanto lavoro arretrato!
Mi rimetterò in pari con i compiti!
Per adesso, carissimo Full, un saluto e a presto leggere e commentare.
ciao, Lucia