L’angolo di Full: “Marcia nuziale”

Marcia nuziale

 

Quei matrimoni di provincia dove gli sposi, con svariati anni di convivenza sulle chiappe, arrivano in long car, cioè quella lunghissima berlina americana che avevamo visto soltanto in certi film. Rigorosamente in bianco lei, in tight da soap opera lui. Appena più elegante, la divisa dell’autista.

Quei matrimoni di provincia che iniziano alle due del pomeriggio, quando ti metti in auto per raggiungere la chiesa entro le tre. Dopo la cerimonia, tutti sul sagrato per il lancio del riso Arborio, dei flash, dei baci finti e dei palloncini a forma di cuore. Quindi, un’altra ora d’auto per raggiungere il luogo dei festeggiamenti (scelto su Internet) con un primo rinfresco –in piedi– alle cinque e gli aperitivi alle sette di sera.
Gasati al punto giusto i giovani, ormai spianati gli ultrasessantenni, alle otto si accede alla sala del banchetto che si protrae sino all’una di notte coi nonni degli sposi ricoverati in un locale adiacente appositamente attrezzato con divani, poltrone e bombole.

Quei matrimoni di provincia con almeno cento invitati, ormai che il regalo tradizionale è stato sostituito dalla “busta” che deve coprire, quanto meno, il costo del banchetto: non più una spesa per gli sposi, ma un business. Nello sconfinato salone, ricavato da una ex fabbrica o da un ex casale ristrutturati all’uopo, non meno di dieci tavoli rotondi da dieci persone, serviti da composti camerieri vestiti con sobrietà e riconoscibili dai vassoi e dalla classe. Appena defilato, il tavolo dei bambini accuditi da apposita mary poppins in debito costume. Tutti quanti rintronati selvaggiamente per l’intera serata dagli altoparlanti gestiti dall’animatore, cioè quel finto entusiasta con microfono incorporato che anima i poveri di spirito e disanima gli altri.

Quei matrimoni di provincia dove la torta arriva a mezzanotte –fra poco, fuori dai maroni! Invece no!–. A turno, tavolo per tavolo, ci si alza e si va a posare per la fotografia insieme agli sposi e alla torta che è tanto fotogenica! Alla una di notte, la festa accenna a concludersi con la distribuzione delle bomboniere e la tragedia del rientro da quella landa sperduta a qualche ora d’auto da casa tua.
Però, se questo è il tuo matrimonio fortunato, a un certo punto della serata, la tua “busta” da trecento euro sarà ampiamente ricompensata dalla manina della sposa sulla tua spalla e dalle sue confidenziali parole: «Tutto bene?», ti chiederà con lo sguardo perso nel clamore della festa. Allora sorprenderai la tua voce, stranamente lontana e stridula, tradirti spudoratamente: «Benissimo, grazie… sei bellissima!».

Un reduce.

 

Fulvio Musso

 

nda: quei matrimoni di provincia… e non solo, beninteso.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *