L’angolo di Full: “Una fichissima 44 magnum”
Di questi tempi c’è bisogno di sorridere, ma con intelligenza, per questo continuiamo ad affidarci al nostro Full che, anche in questo, è garanzia di qualità.
Prima di lasciarvi al suo arguto racconto, vi ricordiamo che anche voi potete contribuire a popolare questo spazio con i vostri brani: dovete solo seguire le poche indicazioni del regolamento di Raccontonweb.
Si chiamava Bella, vestiva una taglia “44” magnum, ma era fermamente decisa ad entrare in una “42” estrema che, secondo lei, avrebbe meglio aderito a quel suo impegnativo nome.
Quasi ogni giorno ispezionava il reparto abbigliamento d’un qualche centro commerciale, sceglieva con cura due, tre capi rigorosamente “42” e se li portava in camerino dove si produceva in flessioni e contorsioni per farci entrare la sua copiosa “44”.
Ogni volta era una sconfitta, ma un’ora dopo aver lasciato il negozio di turno, Bella stava già fantasticando su nuove tecniche da fachiro in grado di conquistare quella diabolica taglia.
E l’impresa si realizzò –finalmente– in un tiepido pomeriggio di primavera, all’interno dei Grandi Magazzini del Kaiser.
Questa volta, Bella aveva portato in camerino un unico tubino celeste d’un “42” radicale. Nuda –a parte il tanga– s’era lubrificata ben bene con crema gel prima d’infilarsi l’abitino dalla testa. Al ritmo della musica soffusa, ondeggiava e contorceva il corpo, avvitandolo, in pratica, nell’abitino che avanzava al ritmo di due, tre centimetri al minuto.
Dopo venti minuti, la sua chioma mesciata cominciò ad emergere dallo scollo mentre il tessuto sintetico scivolava sulle procaci forme al gel, ma sembrava impuntarsi cocciutamente sull’anca destra.
Bella sospese allora la respirazione e continuò l’avvitamento in apnea. Sapeva d’avere solo due minuti d’autonomia entro i quali si sarebbe deciso il trionfo o l’ennesimo fallimento.
La resistenza all’anca stava esaurendosi insieme alla riserva d’ossigeno e proprio nello spasmo che precede l’asfissìa, Bella ebbe l’intuizione geniale. Contraendo i muscoli addominali riuscì a soffiare fuori quella poca aria che ancora permeava il tessuto polmonare e soffiò, soffiò, mentre il tubino, stremato, accennava la resa.
Bella soffiò ancora… ma senza più aria… non potè che soffiar via l’anima che uscì di getto librandosi lieve nel cielo al neon del locale. E, di botto, Bella ed il tubino “42” s’indossarono a vicenda salvandosi rispettivamente pelle e fibra.
La ragazza raccolse la sua mortificatissima gonna “44 magnum”, la cacciò in borsa ed uscì fiera dal camerino, si diresse alla cassa e poi fuori, nel sole del corso.
Baciata dal suo favoloso tubino, Bella incedeva leggera e libera da crucci e problemi, volati ormai lontano insieme all’anima sua.
Le erano addosso gli occhi di tutti e prima ancora d’arrivare a metà del corso, era famosa.
Una ragazza “42” dentro una taglia “42” produce, al meglio, una “velina”. Ma una splendida “44” magnum, imbonita da uno scaltro abitino “42” che riferisce, promette e… tracima meraviglie senza scoprire granché, è qualcosa di superbo, di prorompente.
Bella era diventata la sensualità stessa, anche perché, senz’anima e relative inibizioni, caricava ogni suo sguardo di promesse, ora torbide ora fulgide, a seconda del desiderio che incrociava.
Al suo passaggio, i giovanotti si bloccavano, i vecchi accorciavano il già breve passo, le mogli spiavano gli sguardi dei mariti, i bambini rabbrividivano nel loro primo inconscio turbamento, i negozianti spalancavano per lei scintillanti dentature in resina mentre il traffico impazziva perché i vigili soffiavano nel fischietto al ritmo del rap.
Nella sua scia, poeti e musicisti componevano d’acchito liriche e melodie, e quando Bella giunse alla fine del corso, la città era ormai investita, avvolta, permeata dalle note voluttuose della sua celeberrima canzone: “Bella senz’anima”.
Fulvio Musso
L’autore ringrazia Sonia, della società“Dolce & Gabbana” (stabilimento di Legnano) per la consulenza tecnica secondo la quale una “44” magnum può entrare in un tubino “42” solo sputando l’anima.