ANNO EUROPEO DELLE PERSONE CON DISABILITÀ

Da diciotto anni una retorica fatta di considerazioni su un problema sociale che in gran parte tende a non risolversi mai. Oggi ancor meno a causa della pandemia

di Ernesto Bodini (giornalista scientifico e opinionista)

Giovedì 3 dicembre è stata la Giornata delle Persone con Disabilità. Una ricorrenza che si protrae dal 2003 e, ogni anno, immancabilmente si ricordano i problemi e le esigenze di questi Esseri umani che soffrono, non solo per la loro condizione (sia essa fisica o psichica) ma anche per il fatto che molti di essi continuano a non fruire ciò di cui hanno bisogno. E come se non bastasse nemmeno il rispetto della loro dignità proprio come se non fossero Persone… Certo, le Istituzioni fanno onore a questa ricorrenza annuale, e poiché costa poco, le parole enunciate ogni volta (riportate anche dai mass media), si sommano e si perdono all’infinito, proprio come quelle pronunciate dal Capo dello Stato. Ne è un esempio il messaggio del presidente Sergio Mattarella, tratto dall’Ansa del 4 dicembre: «Il livello di civiltà di un popolo e di uno Stato si misura anche dalla capacità di assicurare alle persone con disabilità inclusione, pari opportunità, diritti e partecipazione a tutte le aree della vita pubblica, sociale ed economica». Una introduzione semplice e veritiera ma che a mio avviso alla parola “capacità” avrebbe dovuto aggiungere la parola “volontà”, proprio perché quello che manca ai nostri politici e decisori spesso è la volontà di fare le cose e di risolvere i problemi… specie se di un certo impegno e se richiedono particolari investimenti. E questo perché accade? Per rispondere a questa domanda si possono fare molte ipotesi la cui razionalità può essere “condizionata” dal proprio credo politico e, se è così, non si va da nessuna parte in fatto di soluzioni pro-handicap. Quindi a cosa serve sollevare un problema sottolineandolo alla pubblica opinione con una ricorrenza e con la creazione di un francobollo come quello dedicato all’Anno Europeo delle Persone con Disabilità nel 2003? Se questa non è retorica che cos’é? In attesa di qualche risposta intelligente e concreta da parte di chi legge, intanto la vita dei disabili (specie i più gravi) continua ad essere la solita: poca considerazione, mancanza di mezzi e personale come gli insegnanti di sostegno, supporti economici a dir poco insufficienti; come pure lo scarso sostegno ai loro caregiver, un piccolo esercito (circa 8,5 milioni di persone) che è ancora in attesa di un riconoscimento giuridico, e questo richiede un impegno politico per tutelare tali figure, dissipando ogni impropria interpretazione al fine di rendere più “trasparente” il suo ruolo, a beneficio suo, dei loro assistiti e dei loro familiari. Visto il costante protrarsi di queste mancate soluzioni assistiamo, nonostante gli interventi di molte associazioni di volontariato che rappresentano le varie disabilità, ad un ulteriore decadimento della civiltà e, a parer mio, non c’é presidente della Repubblica che tenga il quale dovrebbe “bacchettare” tutti quei scalda scranni affinché facciano il proprio dovere.

Ma purtroppo ciò non accade e i disabili saranno sempre più confinati nel limbo di una “minoranza” non ascoltata, ed è pur vero che non sono molti (circa 2,5-3 milioni di persone), ma con il debito pubblico che ci ritroviamo e al seguito in un periodo di pandemia, è altrettanto vero che la scarsa attenzione ai bisogni di salute e di mantenimento in vita di chi soffre, equivale ad un delitto “preannunciato” da quei discorsi del tutto retorici… che si perdono nel vuoto. Anchio sono un disabile ma con “modeste” esigenze di supporto ortesico per ben deambulare, sempre più vicino ai miei connazionali meno fortunati che rientrano nella sfera dell’handicap, al quale da molti anni dedico il mio interesse sociale con consulenze (per gli aspetti burocratici) e con la costante informazione scritta e verbale.  Purtroppo, la poca attenzione verso le persone con disabilità non è solo da parte dei politici, ma anche di buona parte della società, verso la quale il pontefice chiede (come riportato dall’Ansa) di «superare il “rifiuto” nei confronti dei disabili e di affermare invece la dignità di ogni persona». Ecco che anche dal canto suo emerge il concetto di dignità, per il cui rispetto si richiama l’art. 3 della Costituzione, che personalmente ritengo essere tra i più importanti: «...è compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che, limitando di fatto la libertà e l’uguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana, e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese». Spesso ci si vanta di avere una Carta Costituzionale come la nostra, ma non c’è da vantarsi visto che il suddetto articolo è uno dei tanti privi di concreta osservanza. A rincarare la dose, sui social interviene Alessandro Chiarini, presidente nazionale Famiglie con Disabilità, affermando: «Noi abbiamo fatto un sondaggio che ha evidenziato tutte le lacune che si sono verificate in quest’epoca di pandemia, proprio perché i Centri sono stati chiusi e successivamente riaperti solo parzialmente. Le attività scolastiche  sono state chiuse e poi riaperte con non poche difficoltà… In occasione della pandemia ci deve essere un canale di priorità per l’accesso ai tamponi per le persone con gravi disabilità e non autosufficienti, come pure per i caregiver familiari, e ciò anche in caso di ricovero». Anche questa è una delle tante voci che si innalzano ma dubito che la sua eco arrivi a destinazione. Volendo parafrasare Socrate, rivolgendomi ai politici responsabili, saccenti e indaffarati, se vogliono proporre suggerirei loro: «Chi vuol muovere il mondo, prima muova se stesso».

L’immagine in basso è tratta dal sito dell’Unitalsi

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