L’arte come terapia in oncologia
Percorsi espressivi in oncologia
LE ARTI TERAPIE PER LA QUALITÀ DELLA VITA:
SPERANZA E VOLONTÀ DI VIVERE ATTRAVERSO L’ARTE E LA CULTURA
Le considerazioni sono note ma ogni volta è bene ricordare soprattutto a chi “non soffre” che in ogni dove la malattia frena la vita e in molti casi la oscura sino a rallentarne il ritmo. Scandisce il tempo nel tentativo, non tenue, di aggrapparsi alla speranza: ultima “risorsa” per continuare a vivere. Ed ancora. Quando si accanisce moltiplicando i sintomi e il dolore, la malattia crea un frattura, trasforma ogni cosa che fa parte del quotidiano tanto da impadronirsi della mente e dell’anima; non dà tregua né tra le mura di un ospedale e a volte nemmeno tra quelle domestiche. Ma in ogni malato, in particolare quello oncologico, la reazione alla malattia è diversa e va considerata, compresa e per quanto possibile condivisa sia da parte dell’operatore sanitario che dai suoi famigliari. Non sono infatti poi così rari i casi di pazienti che per combattere il male non solo ben si “adeguano” alle terapie, ma contemporaneamente sentono il bisogno di manifestare attività ludiche o più impegnative come l’arte (qualunque essa sia) con particolare impegno, sino a “dimenticare” o “sottovalutare” la patologia che li ha colpiti. Una delle più recenti esperienze che ho individuato nell’area piemontese è quella relativa ad un progetto per la realizzazione di un film documentario sui temi dell’umanizzazione in medicina che si è concretizzato con il titolo “Porte, Soglie e Passaggi”. Si tratta di un evento teatrale multimediale sull’esperienza simbolica del cancro per tutti coloro che, nel mezzo della propria personale “passione del vivere”, dal teatro non cercano risposte ma aperture per compiere ciascuno il proprio passaggio.
L’idea tra origine dall’attività di teatro sociale svolta dal Teatro Popolare Europeo all’interno dell’ospedale oncologico San Giovanni Vecchio Antica Sede di Torino, iniziata nel 2006 con il progetto sulle narrazioni di comunità “Narrare la malattia”, ideato da Alessandra Rossi Ghiglione. Da qui l’incontro e la collaborazione con privati e associazioni accomunate dal desiderio di dare attraverso l’arte un’idea ampia di cultura della salute, sino ad estendere la collaborazione con il progetto “Aiutami a non aver paura” dell’associazione culturale Antescena. L’evento che include arte, salute, cultura e comunità ha avuto il sostegno di Università di Torino, Centro Regionale Universitario per il Teatro, Circoscrizione 1 Torino, Rete Oncologica del Piemonte e della Valle d’Aosta; in collaborazione con Agenzia Regionale per i Servizi Sanitari, A.S.O. San G. Battista di Torino, Fondazione Fabretti, Fondazione F.a.r.o., Fondazione Teatro Stabile Torino, Associazione Salute Donna, Scuola di Umanizzazione della Medicina, Master in Teatro Sociale e di Comunità dell’Ateneo torinese, Torino Spiritualità, etc.
Queste le attività realizzate
Passioni Cabaret Concerto lo spettacolo: racconta, evoca, provoca e suggerisce (con una buona dose di coinvolgente espressionismo) cos’è la vita e le sue passioni, senza remore o indugi… Aiutami a non aver paura (i disegni): dal lavoro di reparto di oncologia infantile (ospedale Regina Margherita) la raccolta di disegni dei bambini costruita dall’associazione Antiscena in collaborazione con gli operatori sanitari e gli insegnanti. Laboratorio di musicoterapia: suddiviso in due momenti (uno dedicato agli operatori sanitari ed uno dedicato ai pazienti ed ai loro famigliari) era costituito da dialogo sonoro, manipolazione di strumenti, ascolto, uso dei colori, rilassamento… Laboratorio di arti terapie: piccoli musei sentimentali sull’equinozio d’autunno costruiti individualmente o in piccoli gruppi attraverso un laboratorio di creazioni fatto con oggetti vari e materiale povero, unitamente a parole e musiche. Incontro esperienziale/seminario con l’Associazione Salute Donna: “presenza e consapevolezza”attraverso tecniche di ascolto per imparare a vivere nel momento, sperimentare una possibilità di autonomia dalle ansie quotidiane, paure ed angosce. Incontro esperienziale/seminario con l’Associazione Antescena: un incontro fatto di racconti, testimonianze, piccole esperienze teatrali pratiche per avvicinare attraverso il sentimento teatrale l’universo delle paure e delle gioie di operatori e familiari nell’incontro con il bambino malato di tumore.
Tavola rotonda sul tema: “Il teatro della salute e l’umanizzazione della medicina”, un seminario pubblico a cura della Rete Mediterranea di Medical Humanities con la presentazione delle principali esperienze teatrali piemontesi di promozione della salute in ospedale ed in alcune sedi significative (come La casa dei risvegli di Bologna, la Maisons des metallaux di Parigi) e le riflessioni di medici e studiosi di teatro. Tra un po’ di ambizione e molta umiltà questa ed altre iniziative intraprese all’ospedale San Giovanni Vecchio Antica Sede hanno inteso rappresentare una sorta di rilettura della vita, partendo proprio dall’esperienza malattia. “La drammatizzazione costruita a partire dall’intreccio delle narrazioni – precisa la dottoressa Rossana Becarelli, instancabile sostenitrice nel diffondere l’umanizzazione in medicina – costituisce un’esperienza di trasformazione globale, in cui il dolore soggettivo si stempera nel coro di voci, mentre la forza che ciascuno mette nel percorso individuale di malattia si estende al gruppo e lo eleva ad incredibili altezze di condivisione”.
DONNE DI GRANDE CORAGGIO E …VITALITÀ
Prendendo spunto da un’altra realtà, tuttora presente sul territorio nazionale, c’è un momento dello spettacolo in cui la femminilità viene messa in luce, spogliandosi di quei veli di seta colorati con il fine di metter “a nudo” il proprio coraggio e trasmetterlo ad altre donne che non osano mostrare la loro mutata bellezza. Si tratta di donne “coraggiose” (eroine non dell’azione ma della sofferenza), protagoniste di una itinerante rappresentazione, attrici loro malgrado improvvisate ma nello stesso tempo professionali per diffondere a tutti che non esiste solo la malattia e che il cancro lo si può vincere proprio attraverso il teatro. Hanno fondato così l’associazione culturale “Le Griots – Narratrici di vita”. Il loro copione teatrale, tratto da testi autobiografici (editi dalla cooperativa “In Dialogo”) raccolti in un percorso rivolto a pazienti oncologici per il tema “Storie che curano”, realizzato dalla pedagogista Natalia Piana (che da anni si occupa di educazione terapeutica di persone affette da patologia cronica per aiutarle ad accettare e convivere al meglio con la malattia). È la narrazione del percorso di malattia e guarigione di dieci donne. Dieci artiste che hanno il coraggio di portare in scena le loro storie vere fatte di sofferenza dalla eloquente rappresentazione: “E ancora danzo la vita – una storia d’amore, coraggio e speranza”; trasposizione di una serie di racconti il cui denominatore comune è ricominciare per riconoscere sé stesse e prendersi cura del proprio Io, e nel contempo condividere l’umana solidarietà … Lo spettacolo, che è diventato itinerante in vari teatri della Lombardia e del Piemonte, continua a riscuotere un buon successo da parte del pubblico e della critica. La lotta alla malattia può riservare sorprese perché quando è il cancro a “dominare” serve consapevolezza, coraggio, determinazione senza lasciare spazio a momenti più “deboli”; perciò narrare la propria malattia e il proprio essere può assumere un significato a volte più determinante, e questo, non può che giovare al corpo e all’anima.
I BENEFICI DELLA LETTURA
Alcuni psicologi e psichiatri invitano i loro pazienti a scrivere, scorgendo in questa attività una funzione terapeutica. Oltre che essere terapeutico, il fatto di scrivere aiuta a perseguire altri obiettivi. Appagare la propria esigenza di lasciare qualcosa di duraturo dietro di sé rappresenta il tentativo di cogliere un frammento di immortalità. Alcuni ammalati godono nello scrivere poesie. Questa fu la scelta, ad esempio, di Margaret Simpson, autrice di “Coping With Cancer” (1976), che riferì in versi il suo approccio con il cancro. Potenzialmente noi tutti siamo scrittori, e purtroppo molto meno lettori; una carenza, questa, che andrebbe superata poiché la lettura (da parte di malati e non) aiuta a rilassarsi… Riuscire a leggere nonostante il male significa già aver vinto in parte la lotta contro di esso. Concentrarsi su ciò che si sta leggendo significa essere riusciti a deviare il corso dei pensieri da sé stessi e dal male. Seppellirsi fra buoni libri e leggerli spesso, sviluppare la sete dell’inchiostro da stampa e saziarsi leggendo, è quanto mai appagante perché dai libri sgorga la fonte della giovinezza che pochi hanno scoperto. Per queste ragioni io credo che frequentare una biblioteca, una sala di lettura o stare più comodamente su un divano con un buon libro fra le mani, sia più utile che stare di fronte alla televisione per tutto il giorno. Una sorta di “dinamismo intellettuale” per contrastare un “nemico” che non è intellettuale…
UNA FINESTRA SUL FUTURO
È indubbio che la volontà di vivere non è un’astrazione teorica, ma una realtà fisiologica con caratteristiche terapeutiche. La dottoressa Ana Aslan (Bucharest 1897-1988), gerontologa e geriatra di fama internazionale, sosteneva che la creatività è un aspetto della volontà di vivere, produce impulsi vitali cerebrali che stimolano la ghiandola pituitaria, provocando effetti sulla ghiandola pineale o l’intero sistema endocrino. Tale volontà è una finestra perennemente aperta sul futuro. Essa fa apparire alla persona tutto l’aiuto che il mondo esterno può darle e mette questo in connessione con la capacità propria dell’organismo di combattere la malattia. Rende il corpo umano capace di trarre il massimo da sé stesso magari esprimendosi con l’arte attraverso la quale la ricerca della perfezione non è da considerarsi una presunzione o una eresia, ma la più elevata manifestazione di un grande disegno fisico e spirituale. “La speranza – sostiene Jerome Groopman, ematologo, oncologo e scrittore di Boston – non deve venire mai meno in quanto rappresenta il sentimento confortante che proviamo quando scorgiamo con l’occhio della mente il cammino che può condurci a una condizione migliore…”
Ernesto Bodini
(giornalista scientifico)