Asarp e Tribunale per i diritti del malato alla Rems di Capoterra (CA)
“Restituire alle persone i loro diritti”: questo l’appello di Asarp e Tribunale per i diritti del malato a conclusione della visita alla Rems di Capoterra, residenza per le misure di sicurezza che accoglie persone con disturbo mentale sottoposte a provvedimenti giudiziari.
La presidente dell’ASARP Gisella Trincas e la rappresentante del Tribunale per i diritti del malato Laura Maxia, hanno visitato la REMS (residenza per le misure di sicurezza) di Capoterra.
Una struttura confortevole ma bisogna costruire salute mentale di comunità. Per le rappresentanti delle due associazioni la struttura è confortevole anche se gli spazi esterni non sono ancora del tutto sistemati. E’ stata ricavata nello stesso stabile in cui sta la RSA e la guardia medica, in una zona residenziale. Questo permette alla struttura, ai suoi ospiti e agli operatori di stare dentro il contesto urbano e favorisce la costruzione di quella rete indispensabile nella costruzione dei percorsi riabilitativi e nel reinserimento sociale. Per la Trincas e la Maxia fare salute mentale di comunità significa stare nella vita reale, negli scambi e nelle relazioni e adoperarsi tutti affinché tutta la società tragga giovamento da percorsi di inclusione, senza abbandonare né discriminare.
Restituire alle persone la normalità di vita e gli affetti. Per Laura Maxia, rappresentante del Tribunale per i diritti del malato: “Siamo state accolte dagli operatori e dagli ospiti con molta cortesia e simpatia e ci siamo impegnate a collaborare per la piena riuscita dei progetti individuali. E’ fondamentale che la REMS sia fortemente sostenuta non solo dalle istituzioni preposte alla cura e alla riabilitazione, ma dalla comunità locale e dal mondo del privato sociale per costruire quei percorsi di opportunità e diritti che restituiscano alle persone la normalità di vita e gli affetti”.
Per Gisella Trincas, presidente dell’associazione sarda per l’attuazione della riforma psichiatrica: “Occorre anche impegnarsi decisamente affinché sia rispettato il dettato della Legge Nazionale n°81 e che la REMS non si trasformi in un contenitore carcerario. Ogni persona deve avere il suo progetto terapeutico riabilitativo individuale e ci pare che questo sia nelle intenzioni degli operatori della REMS che non debbono essere lasciati soli ma sostenuti e incoraggiati in questo delicato. Pensiamo inoltre che non si debbano favorire inserimenti impropri che possono compromettere l’intero progetto. Ci sono persone che non dovrebbero stare in quella struttura perché i loro bisogni e le loro condizioni richiedono altri interventi che vanno decisamente intrapresi”.
Fonte Asarp e Tribunale per i diritti del malato