AVVICENDAMENTI POLITICI NECESSARI MA ANCHE DI MERO OPPORTUNISMO
È ora di ricominciare a dare una svolta a questo Paese sempre più in declino per la cui conduzione servono competenze e determinazione, ma anche pochi discorsi pubblici e… meno passione per il potere.
di Ernesto Bodini (giornalista e opinionista)
Altro giro altro regalo. Mi riferisco al “toto ministri”, una rincorsa ad occupare lo scranno più “confacente” alle proprie ambizioni e soprattutto ai propri interessi… politico-referenziali. Non intendo essere il cattivo della situazione, non ho mai conosciuto l’essenza di questo aggettivo; tuttavia ritengo sia un mio diritto di cittadino-residente e di opinionista esprimere delle perplessità sul buon esito del nuovo Governo, non perché abbia la sfera di cristallo ma perché quando si è in troppi (per fortuna i Parlamentari si sono ridotti di un terzo) a concorrere per una meta così ambita come quella dello scranno Parlamentare, diventa ben difficile stabilire chi è più attendibile e chi meno. È pur vero che un Paese democratico deve essere retto da una conduzione politica, diversamente, si sa, si rasenta l’anarchia od ancor peggio il totalitarismo. Or bene, si dia pure per scontato che il nascente Governo coronato come sempre dal tricolore e sotto la guida fulgida della Costituzione, prenda forma insediandosi a dovere, ma mi si dimostri con concrete anticipazioni le reali competenze di chi si candida e di chi verrà designato a dirigere i rispettivi Dicasteri, con programmi scritti in sintesi ma esaustivi e comprensibili a tutti. Probabilmente i prescelti saranno in possesso di un titolo accademico che, in parte, hanno funzione di garanzia del sapere, a differenza di un paio di ex ministri (donne) delle passate Legislature che non lo possedevano; mentre, va ricordato, per partecipare ad un concorso pubblico per una carica dirigenziale o di funzionario è indispensabile possedere un diploma di laurea (la burocrazia è anche questo, oltre che un paradosso, sic!). Ma “superato” il gradino dell’Istruzione, c’è da superare anche quello della Cultura e soprattutto, come ripeto, quello ancor più necessario della competenza. Un esempio? Chi sarà designato a condurre il Dicastero della Salute (ex “Sanità”, non ho mai capito il perché di tale “sostituzione”), che è uno dei più importanti, al di là di essere un clinico, o meno, ritengo che debba conoscere gli infiniti aspetti e le innumerevoli problematiche che coinvolgono tanto i pazienti quanto tutti gli operatori sanitari. A questo riguardo si ripropone l’eterno dilemma: il designato al Ministero della Salute deve essere un politico, un tecnico (medico) o ambedue? Un quesito al quale mai nessuno ha saputo rispondere con obiettività, tant’è che permangono divergenze di opinione. Avere questa conoscenza non credo che basti essere titolati e continuare a studiare leggi, leggine ed altro ancora, ma nei tempi dovuti occorre dedicare un ragionevole spazio per visitare di persona i siti sanitari (ospedali e Asl) che presentano le maggiori lacune al fine di intervenire drasticamente e tempestivamente senza remore; come pure ascoltare le molte voci di malati cronici, disabili gravi, anziani fragili e loro caregiver non solo per far sentire la propria presenza (fisica) di ministro, ma anche per infondere loro amore e vicinanza promettendo e mantenendo ogni possibile soluzione. E ciò vale anche per altri Dicasteri come quelli dell’Istruzione, dell’Economia e degli Esteri; come non meno importante anche quello della Giustizia (un tempo meglio definito di “Grazia e Giustizia”, pure per questo non ho ben capito perché è stato soppresso il concetto di Grazia, anche perché ben si sa che di tanto in tanto il presidente della Repubblica può comminare la Grazia a qualche detenuto). Detto questo, non resta che attendere lo sviluppo degli eventi, ma ciò non toglie che a fronte del consistente debito pubblico (2.270 miliardi di euro), sarebbe utile ed urgente sapere cosa si intende programmare (indipendentemente dalla ancora presente pandemia e dal conflitto bellico Russia-Ucraina), e quali le scelte prioritarie di intervento. Ma nel frattempo la popolazione italiana continua a subire gli effetti di una serie di conseguenze create dalla criminalità, dai femminicidi, dagli infortuni mortali sul lavoro tutti i giorni, dalla disoccupazione e dal precariato, oltre ai pochi interventi per far fronte alle avversità causate dalla Natura e dall’incuria dell’uomo; per non parlare poi del tasso di natalità in discesa, e parimenti del tasso di vecchiaia in ascesa. E se i filosofi di un tempo erano ritenuti saggi, personalmente sin dalla più giovane età ho condiviso e condivido quanto sosteneva Platone, ossia «L’accesso al potere dev’ essere limitato agli uomini che non ne nutrono la passione».