Bagheria (Pa): Lo sfogo di un giovane cittadino indignato

 

Ci hanno scritto:

Mi chiamo Paolo, ho 23 anni e sono iscritto in  Lettere e Filosofia.

Ho deciso di scrivere questa lettera perché sono stanco di star zitto, in più sono iscritto al vosto gruppo facebook e di continuo mi arrivano aggiornamenti su cose pubblicate. Ogni volta che vado a visionare, dipende che link trovo, i miei pensieri sono sempre più determinati, così il vostro slogan “dare voce a chi non ne ha” mi ha incoraggiato a scrivervi questa lettera, sperando che voi la pubblichiate, tenendo fede al vostro slogan.

 Purtroppo vivo a Bagheria, la città delle ville ma anche quella della mafia, dei limoni portati al macero e delle facce sempre diverse ma alla fine uguali.

 

 E’ proprio di queste facce di cui voglio parlare, perché la mia città è affetta dal virus gattopardo, “che tutto cambi per restare uguale”: mai frase  fu così adatta per identificare Bagheria.

 

 Ho tutta una serie di riflessioni che sento il bisogno di condividere.

 

 I miei ragionamenti nascono durante la scorsa campagna elettorale. Se l’avete seguita, quest’anno a Bagheria si sono candidati proprio tutti: amici degli amici, figli, nipoti, amanti, tutti, nessuno escluso. Ma malgrado tanta affluenza per la carica di consigliere, la vera creatività è stata tra i candidati a sindaco.

 

 Di tutto e di più: dottori trasformati in politici, baristi diventati politici, professori che si avvicinano alla politica e vecchi politici che vogliono diventare nuovi.

 Ma non finisce mica tutto qui! Ognuno di loro ha dato il meglio di se: chi andava in giro con l’ape, chi con i tamburini, chi sorrideva indossando un maglioncino rosa confetto e non si separava da una spilletta a forma di coccinella, chi ancora rilasciava interviste sconclusionate e chi si faceva rappresentare da veline in tailleur che distribuivano il programma.

 Tutto non vi ispira fiducia e credibilità? Per tale motivo io decisi di non andare a votare: troppo imbarazzo della scelta.

 Quindi, ho deciso di lasciare ai miei concittadini la scelta. D’altronde, io, giovane 23enne che ne capisco di politica.

 Ecco che come a Miss Italia, passarono alla finale solo due partecipanti.

 Ebbe così inizio la campagna elettorale per il ballottaggio.

 Io, che  passo la vita, come tutti i miei coetanei su facebook, ho vissuto la campagna elettorale del ballottaggio molto da vicino, visto che uno dei “finalisti” ha fatto una campagna ben organizzata su internet.

 Colori e linguaggi freschi e comunicativi, slogan attuali e dal suono divertente. Poi, quando spegnevo il pc, anche  per le strade mi sono ritrovato dei manifesti solari, nuovi, positivi e mi sono detto: vuoi vedere che finalmente cambia qualcosa?  Era la prima volta che a Bagheria vedevo cose del genere. Poi quando il manifesto positivo si trovava accanto a quello del rivale che invece sembrava un necrologio, ancor più  una  vocina mi sussurrava: “qui le cose cambiano”.

 Arrivò la domenica delle votazioni e decisi questa volta di andare a votare anche perché uno slogan mi entrò in testa: uno che girava sempre su facebook ovvero “4 si e un …”.

Al ballottaggio  vinse proprio quello con i colori positivi e il linguaggio nuovo e anche i si del referendum passarono. Io giovane studente ero davvero felice: per la prima volta ho pensato davvero di aver dato un contributo per cambiare le cose nella mia città.

 Da Giugno adesso siamo a Settembre ed io sento il bisogno di scrivervi perché sono stato un povero illuso.

 Neanche 3 mesi di nuova amministrazione e sento di nuovo il bisogno irrefrenabile di scappare via da questa città.

 Che fine hanno fatto i colori positivi e i linguaggi nuovi? che fine ha fatto la fiducia per i giovani? dov’è il cambiamento?

 Voi starete pensando che è passato poco tempo per dare un giudizio ma vi dico che non è così. Dopo tutte le novità della campagna elettorale pensavo che l’innovazione e la vera comunicazione continuassero ad esistere a Bagheria, ma non è stato così: basti pensare ai manifesti della festa di San Giuseppe. Innovativi? Comunicativi? Una scelta azzeccata quella del marrone cacca come sfondo e una scritta nera talmente piccola che non si riusciva a leggere nulla. Io appena li ho visti ho pensato: “ma dove sono finiti i colori positivi e il linguaggio nuovo? siamo proprio nella cacca e il colore ne è la prova”.

 Non parliamo del programma della festa dove praticamente la maggior parte delle attività erano affidate a delle associazioni sostenute da un candidato a consigliere che non è riuscito nell’intento. Si tratta delle stesse associazioni che hanno organizzato pseudo manifestazioni estive ad Aspra, che in quanto a presenze e qualità artistica il compleanno di mia sorella avrebbe avuto la meglio. Sempre su facebook, da un paio di mesi a questa parte si legge però di un’associazione alla quale vogliono togliere la sede. Forse quest’associazione non ha amici tra quegli aspiranti consiglieri che non hanno avuto fortuna alle elezioni, visto che nessuno si è inventato un’altra festa per fargli mantenere la gestione del locale. Non parliamo poi del fatto che la città comunque è sempre  sporca e che la comunicazione è tornata grigia e pessima. Viene data visibilità ad eventi di poco conto, mentre a quelli più interessanti nessuno da spazio. Ho saputo, per esempio, che proprio qualche giorno fa c’è stato un incontro sul riciclaggiodove al quale ha partecipato anche la Rai, ma nessuno ha saputo niente. Radio, giornali, manifesti, locandine: avete visto nulla? io no.

 Sempre a “scoppo” ritardato ho potuto leggere, questa volta sul vostro giornale, che c’è stato un Premio Internazionale sull’Orgoglio Siciliano a Bagheria. Ho visto le foto e i video e l’ho trovato molto interessante. Come mai anche stavolta nessun manifesto? Strano però, un festival internazionale e non lo si pubblicizza? A tal proposito, mio cugino che vive a Los Angeles, mi raccontava che ogni anno che presso l’Istituto Italiano di Cultura si organizza la festa siciliana, dove si parla di Sicilia, si mangia e si canta in dialetto e dove c’è sempre tantissima gente e anche i media. Ma a Bagheria come al solito non hanno capito nulla, a parte quattro “prediletti”, che ringraziando Dio, possiedono ancora della materia grigia.

 Ma proprio in quei giorni la città era tappezzata di manifesti del Flower Film Festival. Chissà come mai? Forse da chi di “dovere” questa manifestazione è ritenuta più importante delle altre, o sarà forse che l’Italia è una finta Repubblica ed è giusto dare visibilità agli ultimi monarchi rimasti? 

 Potrei continuare all’infinito a raccontare cose che in 3 mesi fanno venire il voltastomaco anche alla bella addormentata nel bosco. Le facce sono sempre le stesse, il livello è sempre molto basso e le promesse e le illusioni quantomeno quelle visive sono scomparse con la fine della campagna elettorale, e si prospetta un inverno ancora  deprimente e vuoto, con sempre la stessa minestra.

 Eppure basterebbe davvero poco per cambiare le cose, si, basterebbe uscire le palle e affidarsi a gente competente, che abbia gusto e reale capacità comunicativa e professionale.

 Io adesso vi saluto e vi ringrazio per questo sfogo. Continuerò a seguire voi perché siete gli unici che non siete cambiati, che non siete entrati nel mercato di “chi si vende la dignità”. Io la prossima settimana andrò a Milano. Ho 23 anni e tutti credono che io sia senza gusti nè cultura e proprio per questo andrò a visitare degli eventi che Bagheria neanche è in grado di valutare nè di comprendere.

 Spero che questo mio sfogo venga letto da chi è seduto sulle poltrone e riesca a farsi un esame di coscienza, perché io non sono cretino, e neanche tutti gli altri lo sono,vorremmo solo essere ascoltati. Adesso vediamo se grazie alla stampa ascolterete una porzione di cittadinanza.

 

 

Saluti da Paolo

2 thoughts on “Bagheria (Pa): Lo sfogo di un giovane cittadino indignato

  1. Quest’isola, la Sicilia, situata tra le rotte che da millenni intersecano il Mediterraneo, secondo il linguaggio del mito usato da Omero annovera tra i suoi primi abitanti i Ciclopi.
    I documenti storici spiegano che l’isola ha attratto una moltitudine di “immigrati-invasori”. Tutti, ad ondate successive, vi si sono insediati con le famiglie, ammaliati dalle risorse del luogo.
    Pertanto, nel susseguirsi dei secoli varie classi aristocratiche straniere hanno dominato la Sicilia e ne hanno costantemente tratto ricchezza. Nonostante ciò, le altre fasce sociali hanno vissuto periodi di prosperità alternati a lunghe fasi di malessere sociale. In generale, durante le dominazioni più avide vastissimi strati di popolazione hanno patito fame e miseria.
    In Sicilia la dicotomia della società in classi povere e classi ricche, aristocratiche e alto-borghesi, è stata più netta che altrove. ‘E mancata a lungo la media e piccola borghesia imprenditoriale e ne patiamo ancora le conseguenze. Infatti, sebbene con l’avvento della Repubblica la nobiltà sia stata formalmente dichiarata decaduta, nella sostanza dei fatti in Sicilia così non è.
    Ad oggi, l’origine dei componenti la casta dominante è mutata solo in parte. Costoro continuano a ricoprire le cariche pubbliche più alte, a spalleggiarsi a vicenda, ad autotutelarsi, perché uniti da legami familistici, amicali e innanzitutto affaristici.
    Ma, se in passato era lecito chiedersi se l’origine straniera della classe dominante determinasse il suo disinteresse per il benessere generale isolano, attualmente è perfettamente inutile girare intorno a tale questione. Oggi, le diverse componenti della società siciliana sono sfaccettature dello stesso cristallo: la “Sicilianità”. Questo termine riveste il significato di Nazionalità, di Patria e, nell’attualità, di Regione Siciliana.
    La conoscenza del passato (la memoria) serve ad accrescere la consapevolezza del presente e a programmare meglio il futuro, evitando di ripetere errori. La Storia, maestra di vita, insegna che l’autogoverno porta prosperità, solo se è ben gestito. Inoltre, i maggiori progressi si ottengono quando tutti i diversi strati sociali operano sinergicamente per il bene comune. Dunque, per essere forti domani, è necessario valorizzare le autonomie con l’attuazione del federalismo unitario. ‘E altrettanto necessario rafforzare la coesione sociale, che come cerchi concentrici abbracci l’Italia, l’Europa Unita, intesa come la grande nuova Nazione che forse sta sorgendo, e persino le prospicienti sponde del Mediterraneo; tutti uniti da vincoli di collaborazione. Ma il presupposto fondamentale perché la Sicilia cresca è che la sua classe dirigente superi l’atavico disinteresse per il bene comune, e sia mossa da principi etici.
    PRESENTAZIONE DEL LIBRO: Storia della Sicilia – DAlle origini alle stragi di G. Falcone e P. Borsellino. (del sottoscitto, salvodileonardo@tiscali.it)

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