Bambini vittime di stragi familiari. Il parere di un esperto
Continuano purtroppo le stragi familiari in Italia e un esempio è rappresentato dal caso accaduto il mese scorso a Prato, dove sono stati trovati morti uno accanto all’altro nella loro camera da letto, Giuseppe Milazzo di 37 anni e Desiré Zumia di 34. Il marito, forse dopo un litigio improvviso, ha colpito la moglie con numerose coltellate prima di rivolgere l’arma contro se stesso. E’ stato proprio lui ad avvertire i carabinieri, con una telefonata al 112 nella quale ha detto di aver trovato la moglie senza vita. Ma il rimorso per averla uccisa deve averlo sopraffatto e così l’uomo si è ucciso subito dopo. In casa c’era la figlia della coppia, di soli 4 anni, che si trovava al piano terra dell’abitazione quando carabinieri e vigili del fuoco sono intervenuti. Sembra che sia stata proprio la piccola ad aprire la porta ai militari.
Dalle prime rilevazioni pare che la bambina non abbia assistito all’omicidio, ma avrà sicuramente constatato l’accaduto subito dopo. Una tragedia familiare che vede vittime soprattutto i figli. Per questo motivo abbiamo voluto chiedere il parere di una psicologa, la dott.ssa Marianna Di Domenico per capire, come un bambino si trova a vivere una tragedia del genere.
–Dott.ssa Di Domenico, qual è la reazione che è solito tenere un bambino in tenera età quando accadono situazioni di questo tipo?
Per deformazione professionale credo che ogni essere umano abbia delle reazioni molto personali ai traumi: qualcuno può negare l’accaduto, un altro può entrare in uno stato di ansia e qualcun altro in uno stato depressivo. Certo è che a 4 anni anche solo l’idea che una persona che ami e di cui ti fidi faccia del male ad un altro membro della famiglia è devastante.
-In questi casi, a sostituire il nucleo familiare chi potrebbe essere? I nonni, parenti, genitori adottivi o case famiglia?
Per quanto riguarda la cura futura della bambina, bisognerebbe avere una valutazione del nucleo familiare. Così su due piedi mi viene da dire che la famiglia di origine è importantissima per lei, è la sua radice, quel germoglio di identità nella quale può riconoscere e capire molte parti di se, , ma è ovvio che ci vuole un’analisi accurata dell’ambiente. Quando l’ambiente di riferimento non facilità la “guarigione” dal trauma spesso una casa famiglia può essere d’aiuto.
-I bambini potrebbero avere disturbi della personalità anche in età adulta?
Una bambina di 4 anni è ancora in una fase in cui i genitori sono esseri perfetti ai quali ci si affida totalmente. La fiducia di base in una persona che subisce un trauma del genere è profondamente minata. In genere si possono riscontrare in età adulta disturbi dell’ansia o anche disturbi di personalità più complessi se il trauma non viene elaborato con l’aiuto di uno specialista. Ma io credo che la bambina verrà seguita e curata nel migliore dei modi.
Giusy Chiello
Redattore Capo -giusy.chiello@ilmiogiornale.org