BREVE ANALISI E CRITICA “COSTRUTTIVA” AL DISCORSO DI FINE ANNO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA
di Ernesto Bodini (giornalista e opinionista)
D’accordo, ogni rituale istituzionale che si rispetti va osservato, e per “Grazia di Dio”, anche considerato. Ma quando la retorica corre sul filo non posso fare a meno di fare le mie modeste osservazioni, non solo come opinionista ma anche e soprattutto come cittadino che fa ancora parte di questa nazione che si vuol considerare democratica, nonostante tutto… Il mio evidente riferimento è al discorso di fine anno del presidente della Repubblica che, puntualmente, seguendo le orme del precursore Luigi Einaudi, anche questa volta ha rievocato fatti e misfatti dell’anno appena trascorso; come pure ha espresso alcuni punti fermi quali obiettivi per superare determinate difficoltà e raggiungere quel traguardo che si chiama “una società migliore”. Quindi non un rito formale, a suo dire, ma un doveroso compito istituzionale che va onorato per dare una immagine di sé (quale figura rappresentativa) e di una Italia che vorrebbe essere diversa… Fare un bilancio di un anno per il Capo dello Stato è stato certamente “oneroso” alla luce di molti eventi che hanno turbato la vita politica nel suo insieme e per estensione quella di tutti i cittadini. Nel fare questo ha affermato di sentire vicini i suoi connazionali, cioè tutti noi; una comunità per condividere valori, prospettive, diritti e doveri, con l’ambizione-desiderio di un futuro comune… migliore. In merito a ciò chiunque di noi avrebbe (e darebbe) dato per scontato che è necessario il rispetto reciproco, avere la consapevolezza di doversi impegnare per le proprie idee nel rispetto della tolleranza e rifuggendo da ogni forma di astio e, in questo, egli stesso ha ammesso essere retorica. E mi sembra più che ovvio il bisogno di sicurezza da parte di tutti, soprattutto laddove esiste e persiste il degrado e il diffondersi della criminalità. Egli ha precisato: «La vera sicurezza si realizza con efficacia, preservando e garantendo i valori positivi della convivenza. Sicurezza è anche lavoro, istruzione, più equa distribuzione delle opportunità per i giovani, attenzione per gli anziani, serenità per i pensionati dopo una vita di lavoro; tutto questo si realizza più facilmente superando i conflitti e sostenendosi l’un l’altro»; proponimenti che mi pare siano da ritenersi ulteriormente scontati, ma resta da definire come attuarli… concretamente. Tutti valori che vanno sì coltivati, ma chi non li persegue come intervenire? Ha poi rammentato che il nostro Paese è ricco di solidarietà, riferendosi alla consistente presenza di molti cittadini che ogni giorno sono presenti anche laddove le Istituzioni latitano o sono assenti, sottolineando il valore del Terzo Settore e quindi del non profit; una rete preziosa che, come ho più volte scritto, non deve sostituirsi alle stesse, ma interagire ed essere di supporto alle attività solo in caso di straordinaria necessità per il Paese, e non per l’ordinaria quotidianità. In particolare ha evidenziato che vanno evitate “tasse sulla bontà”, ma da come si è conclusa l’approvazione delle “Legge di Bilancio 2019”, non mi pare che siamo sulla strada giusta; tant’è che le opposizioni non hanno tardato a farsi sentire. Sappiamo tutti di avere importanti risorse in diversi ambiti, per le quali il presidente ha specificato esserci motivi che inducono ad affrontare con fiducia l’anno ora incominciato. E molte sono le questioni da risolvere, ma chi è preposto, e come? Sul fronte dell’occupazione, poi, il problema appare ancora ben lontano dall’essere risolto e, a mio avviso, non è certo sufficiente la competitività per arginarlo e risalire la china per giungere ad una produttività a pieno regime… «Soltanto il lavoro tenace – ha precisato –, coerente, lungimirante produce risultati concreti. Un lavoro approfondito, che richiede competenza e che costa fatica ed impegno». Ma chi deve dare il buon esempio? A mio dire a cominciare dai 945 Parlamentari (un vero e proprio esercito di “faccendieri” della politica che andrebbe decurtato di almeno due terzi), per poi essere “imitati” dal resto della popolazione a seconda dei propri ruoli e competenze. E qui ha tirato in ballo il 40° anniversario del nostro SSN che, per quanto universalistico e tra i primi al mondo, ed è ormai sotto gli occhi di tutti che sta per cadere nell’oblio per una serie di “discrepanze” e carenze, disfunzioni, etc. Lui lo ha giustamente ritenuto essere un vanto del sistema Italia, che ha consentito di aumentare le aspettative di vita degli italiani, ai più alti livelli mondiali; ma va precisato però che il Federalismo (di cui non ha fatto cenno) ha creato notevoli disuguaglianze tra i cittadini, specie tra nord e sud; e la mia acuta osservazione, se si vuol garantire e mantenere il concetto di uguaglianza, in fatto di sanità, soprattutto, è che non devono esistere Regioni più virtuose ed altre meno. È vero che l’universalità e la effettiva realizzazione dei diritti di cittadinanza sono state grandi conquiste della Repubblica, ma è altrettanto vero che ancora troppe sono le divergenze nel rispetto dei diritti di questo o quel cittadino: basti prendere ad esempio la costante presenza degli oltre 20 mila detenuti innocenti nelle carceri italiane.
Nel prosieguo del suo intervento ha sottolineato: «Mi auguro vivamente che il Parlamento, il Governo, e i gruppi politici trovino il modo di discutere costruttivamente su quanto avvenuto, e assicurino per il futuro condizioni adeguate di esame e di confronto». Ciò è certamente di buon auspicio, ma vorrei rilevare che soprattutto nel corso delle ultime Legislature non sono mancati comportamenti non degni di un Parlamentare, mettendo in cattiva luce anche coloro dissentivano in modo etico e civile… Bene ha fatto il presidente a citare anche la questione europea, tema sempre più scottante a causa delle quotidiane divergenze tra le molteplici forze politiche; ma qui mi astengo per… incompleto aggiornamento delle varie sequenze, sia pur alla luce delle prossime elezioni per rinnovare il Parlamento europeo. Tuttavia, desidero evidenziare che l’unione dei popoli, ancora prima di un fatto politico, deve essere prima un fatto culturale e di civiltà e, anche per questo, l’esempio viene sempre dall’alto! Come pure bene ha fatto ad evidenziare il ruolo di tutte le Forze dell’Ordine, il cui lodevole dovere è stato a suo tempo una scelta degli operatori che ne fanno parte; ma vorrei rilevare che la determinazione e l’abnegazione rientrano nei loro compiti istituzionali e il cui riconoscimento non deve tradursi in un encomio spesso onorifico, ma più realisticamente nel far rispettare le leggi… che non vanifichino i loro sforzi; come dire sopprimere il crimine e poi attivare quelle attenuazioni di pena a discrezione di questo o quel giudice, ma più garanzia della pena (Cesare Beccaria, docet!). Avviandosi alla conclusione il presidente non ha mancato di dedicare un pensiero agli eventi prodotti dalla Natura: terremoti, inondazioni ed altro ancora, che hanno gettato nello sconforto parte della popolazione e le Istituzioni stesse; per non parlare, aggiungo io, di quanto l’organismo umano è minato da molte malattie (di cui 7-8 mila rare), sia pur considerando i notevoli progressi della Medicina ufficiale, grazie al lavoro di molti clinici e ricercatori di notevole valenza anche a livello mondiale. Infine, il nostro Presidente ha “confidato” di aver conosciuto tante persone impegnate in attività di grande valore sociale, di aver visitato luoghi di interesse umano e socio-culturale, e di aver ricevuto “innocenti” doni in segno di stima ed apprezzamento. Si è congedato dai telespettatori ringraziando tutti con sensibilità e partecipazione ideale; ma nel concreto, io vorrei che avesse dato maggior incisività a suggerimenti pratici sul come rimettere in carreggiata una nazione che in realtà sta perdendo quei valori di cui ha fatto cenno all’inizio, e non “limitandosi” a ricordare ciò che è accaduto durante l’anno (l’abbiamo notato e vissuto tutti), e a suggerire cosa bisognerebbe fare… senza precisare nel dettaglio chi e come. Un discorso non plateale, sia pur a reti unificate, ma di scarsa utilità pratica perché le soluzioni devono prima partire dall’alto, per poi essere imitate e portate avanti da tutti. Quindi, non retorica ma pragmatismo, senza il quale l’Italia continuerà fare due passi avanti e tre indietro. Un’ultima osservazione. Degli oltre dieci milioni di ascoltatori che hanno seguito il discorso del Presidente, sarebbe significativo sapere quanti di loro hanno copia della Costituzione della Repubblica, e quanti sono in grado di interpretarne gli articoli; oltre a sapere come porsi di fronte alla burocrazia quotidiana che serpeggia in ogni dove, proprio perché spesso si fa riferimento alla Costituzione stessa, ma in pratica non sempre è rispettata dalle stesse Istituzioni. Se questa non è ipocrisia, che cos’è? Prima di rispondere a questa domanda è bene auspicare che l’abilità politica non si limiti a comandare, ma anche ad osservare e rispondere ai bisogni del popolo.