Breve storia del Vermuth (“Punt e Mes”)

Estate: tempo di vacanze e di … refrigerio

 

di Ernesto Bodini
(giornalista scientifico)

È storia di straordinaria intelligenza quella della Carpano, riferita al prodotto che continua ad essere di qualità, grazie al talento imprenditoriale di Antonio Benedetto (1764-1815), di Giuseppe Bernardino Carpano e dei loro eredi (ma anche alla fedeltà alla formula originaria di quel Vermuth) da cui partirono nella seconda metà dell’800 le fortune Carpano. Il Vermuth, uno dei più interessanti e tipici vini di lusso italiani, fu inventato (e messo in vendita in una bottega del centro di Torino) nel 1786 da Antonio Benedetto Carpano; un piemontese della media borghesia, amante del vino delle sue terre tanto che si propose di manipolare una bevanda che fosse vino e non vino, mescolando le sue virtù originarie a quelle di sostanze balsamiche e aromatiche. Per anni distillò nel suo laboratorio miscugli di erbe e spezie, facendoli bollire e macerare; e alla mistura, provando e riprovando una formula che sarebbe poi rimasta segreta, aggiungeva un limpido vino bianco di collina. Ottenne così il risultato sperato, seguito da uno strepitoso successo tanto che la bottega di piazza Castello, di fronte a Palazzo Madama, divenne presto un punto di ritrovo dove tutta Torino si dava appuntamento. Al suo inventore succedette il nipote Giuseppe Bernardino Carpano, fondatore della ditta che prese il suo stesso nome e la cui fama acquistò crescente notorietà, al punto che per i torinesi divenne un’abitudine prendere un Carpano nella vecchia bottega. Tra i frequentatori più celebri del locale figurano nomi illustri come il Conte di Cavour, Massimo d’Azeglio, Luigi Brofferio, Urbano Rattazzi, Giuseppe Verdi, Arrigo Boito, Giuseppe Giacosa. Con lo sviluppo economico favorito dall’unificazione italiana anche la Carpano si trasformò in una vera e propria industria grazie agli eredi fratelli Luigi e Ottavio Carpano. Dopo una temporanea chiusura della bottega a causa della guerra mondiale, e della scomparsa di Ottavio Carpano (1917), la sua vedova, Matilde Govone, assunse la direzione dell’azienda che, dopo un ventennio, venne rilevata dall’industriale torinese Silvio Turati, il quale non solo mantenne intatta la caratteristica fisionomia e gli stessi metodi di lavorazione, ma diede anche un forte impulso allo sviluppo commerciale, anche a livello internazionale.

La combinazione del vermuth, la cui vecchia grafia dello stesso nome era Vermouth (o Wermouth, o Wermuth), è data da alcune decine di erbe che danno a questa bevanda “socializzante e da meditazione” l’inconfondibile esclusività del gusto Carpano: prova inconfutabile che la ricetta è rimasta segreta, custodita dai proprietari. Il primo vermouth, inizialmente si chiamò semplicemente “il Carpano” e consisteva in una base di vino bianco secco, rinforzato con alcool, addolcito con zucchero e ravvivato con una sapiente infusione d’erbe. I vini impiegati sono il Moscato di Piemonte e i calorosi vini siciliani, e la presenza di estratti aromatizzanti è parte integrante di un prodotto dalle complesse lavorazioni (a caldo o a freddo), per distillazione o per infusione. Un vero e proprio segreto che conferisce al Carpano il suo carattere unico ed inconfondibile, reso prezioso non solo dall’abilità di un chimico ma soprattutto dall’intuizione e dall’intelligenza creativa di un artista. Ma la varietà di vermuth comprende il Carpano “classico” che veniva servito ai clienti nella bottega di piazza Castello; poteva essere variato a seconda dei loro gusti: chi lo voleva più dolce lo correggeva con vaniglia, chi lo preferiva più amaro lo si serviva con estratto di china. Il Punt e Mes nacque quasi per caso, come una variazione amara del vermuth un giorno del 1870. Quel giorno, un gruppo di agenti di borsa, che si davano appuntamento nella bottega Carpano per bere un “gotto” di vermuth, discutevano sulla quotazione di certi titoli che sono saliti di un punto e mezzo alla chiusura della borsa. Fu così che uno di loro, volendo ordinare un Carpano corretto con mezza dose di amaro, chiese un “Punt e Mes”, traduzione piemontese di un punto e mezzo. Tale modo di ordinare divenne ben presto un’abitudine, e il proprietario della Casa pensò di chiamare così quel particolare vermouth amaro.

Il Punt e Mes è rimasto, ancora oggi, il prodotto principale della Casa Carpano, grazie anche all’intervento della pubblicità che si impose come uno dei “linguaggi” fondamentali del ‘900, e la Carpano pensò bene di affidare all’estro di noti artisti come Mauzan e Dudovich, la creazione di manifesti che resteranno famosi. La pubblicità di questa Casa, infatti, ha sempre svolto un ruolo importante nelle “immagini visuali” del costume italiano e, a partire dagli anni ’50, la Carpano affronta con serio impegno e notevole dinamismo le nuove esigenze pubblicitarie sorte nel periodo che va sotto il nome di “età dei consumi”. Il compito di risolvere con modernismo questo problema pubblicitario venne affidato ad Armando Testa, un grafico dotato di elevata qualità artistica e capacità di invenzione come lo strepitoso “Brindisi Carpano (Cavour), brindisi storico con Punt e Mes che ha realizzato nel 1949, mentre un altro classico “Punt e Mes” lo firma per la Carpano nel 1960. Nel 1968 realizza un altro progetto pubblicitario che Linea Grafica, così definiva: «La sua purezza grafica, la pulizia  formale, l’estrema sintesi concettuale, sono così unite ad una comunicativa precisa ed aggressiva, facilissima da comprendere e ricordare, da potersi porre come una delle realizzazioni più alte della grafica italiana».

Una continuità d’intelligenza, aperta al nuovo e al meglio della creatività senza deviare mai dall’immagine Carpano, precisamente radicata sin dalle prime uscite pubblicitarie. Un segno che raccorda tutte le fasi della storia di quest’azienda dagli anni in cui cominciò ad uscire dal guscio artigianale sino ai nostri giorni, tutte le fasi della costante espansione che va dalla sua fondazione sino alla realtà odierna, come testimonia la scritta sulla lapide (posta in un angolo di piazza Castello) in cui si legge: «A.B. Carpano, nel 1786, in questa casa creò il suo vermouth, primo di un’industria tipica e tradizionale che molto contribuì alla fama e al prestigio di Torino nel mondo». Una ulteriore testimonianza che valorizza la tradizione Carpano, cultura di un prodotto sempre tesa alla qualità nonché penetrazione profonda nel segno di un futuro dal cuore antico, è data dalla istituzione del Museo Carpano situato a Torino (via Nizza 230 int. 14 – zona Lingotto) al primo piano dell’ex stabilimento della omonima Distilleria, che contiene le origini del vermouth: una cospicua raccolta di oggetti e strumenti della produzione del vino aromatico, che è divenuto il vero protagonista di ogni produzione delle etichette della distilleria Carpano. Al termine del percorso espositivo vi è la sala dedicata alla comunicazione della ditta Carpano. Il museo è nato da una collaborazione tra Eataly Servizi Museali della Città di Torino e Distillerie Fratelli Branca di Milano, ed è visitabile dal lunedì al venerdì dalle 10,30 alle 21,30.

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