BREVI CONSIDERAZIONI POST PANDEMIA

Utile la critica come la intendeva Kant, diretta ma costruttiva. Seminare per ricrescere in pace e serenità. Utopia? Vedremo

di Ernesto Bodini (giornalista e divulgatore di tematiche sociali)

A pandemia da Covid-19 superata sembra essere tornati ad una vita più serena, ma non si può dimenticare un’esperienza che ha lasciato il segno all’umanità, soprattutto a tutti quelli che si sono ammalati, a quelli deceduti, e non ultimi a tutti gli operatori sanitari chi per dovere e chi per volontariato si sono prodigati… mettendo a rischio la propria incolumità. Un dovere umano e civico che dovrebbe essere di tutti tanto che il 18 marzo dello scorso anno è stata decretata la Giornata Nazionale per le vittime del Covid. Ma perché non internazionale? Forse perché quella delle ricorrenze è un “rituale” che non rientra nella cultura di tutti i Paesi, ma non per questo sono da “criticare”: gli eventi della vita si possono ricordare anche solo intimamente, con un mesto silenzio che induce (a mio avviso) a maggiore riflessione e magari mormorando una breve preghiera. È evidente che ciò è poca cosa rispetto a quanto l’umanità ha patito, ma ciò nonostante sono ancora molte le persone, tra politici e despoti, che vanno fieri della loro posizione sociale e non curanti del malessere di molti che, per causa del loro egoismo, vivono in condizioni di grande disagio ed altre soccombono giorno dopo giorno perdendo diritti, dignità e molti anche la vita stessa. Dunque, ricordare pubblicamente e con enfatizzazione un evento per quanto essere un senso di civiltà non è sufficiente per entrare in quei cuori aridi, le cui immani barbarie continuano a mietere vittime un po’ ovunque. Ma a parte i conflitti bellici, molti eventi “minori” si perpetuano altrettanto quotidianamente, incrementando disumanità e precoci estinzioni, vero e proprio “oltraggio” a chi ci ha voluto donare il bene più prezioso: la vita, e se nemmeno una pandemia non è servita a rinsavire certe menti “contorte” ma sane, significa che l’Uomo non ha mai capito (o voluto capire) in cosa consiste il dovere reciproco di vivere, sia pur un mistero, e con esso l’apprezzamento della Natura con tutti i suoi frutti. Ed è così che ad ogni evento funesto molte popolazioni indignate scendono in piazza, in corteo con processioni e fiaccolate illudendosi di sensibilizzare il mondo, ma purtroppo la loro testimonianza cade nel vuoto (o quasi) e quindi nulla cambia né il giorno dopo e neppure nei giorni seguenti.

Come da sempre sostengo la nostra è la classica “lotta tra poveri” che non cesserà mai, tant’é che nemmeno la voce del Pontefice viene recepita, ed è impensabile una inversione di tale realtà perché se ciò mai avvenisse significherebbe un mondo inesistente… È il destino dell’Umanità? Forse, si direbbe, ma ciò nonostante non riusciamo a farcene una ragione. Queste mie considerazioni, si rifanno in qualche modo a quelle più profonde e dotte di tanti filosofi saggi della storia, i quali attraverso una miriade di aforismi (spesso messi in pratica) ci dovrebbero illuminare. E se questa mia esposizione rientra nella critica, mi avvalogo della convinzione di Immanuel Kant, il quale sosteneva: «È solo attraverso la critica che è possibile troncare alla radice stessa  il materialismo, il fatalismo, l’ateismo, l’incredulità dei liberi pensatori, il fanatismo e la superstizione, che possono costituire un danno per tutti».

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