Cagliari: contestato l’arcivescovo Mani per il trasferimento di un sacerdote
E’ una contestazione durissima quella riservata dai fedeli della parrocchia di Sant’Eulalia, nel quartiere de La Marina, all’arcivescovo cittadino Giuseppe Mani. La settimana scorsa i parrocchiani hanno appreso che il loro parroco don Mario Cugusi avrebbe lasciato la parrocchia dopo anni per essere sostituito da un altro parroco, don Marco Lai. Mani è stato invitato ad una assemblea dai parrocchiani di Sant’Eulalia perché giustificasse il trasferimento di don Mario Cugusi, da 30 anni sacerdote della loro parrocchia. Quando l’arcivescovo ha provato a spiegare le ragioni del trasferimento, ha pronunciato una frase che ha avuto un effetto esplosivo fra i fedeli già sul piede di guerra, in disaccordo con la decisione di trasferimento. Mani ha detto appena alcuni fedeli hanno provato a contestarlo: «Questa non è chiesa, questa è baracca!». I fedeli si sono rivoltati e si sono scagliati verbalmente contro il prelato, che ha dovuto lasciare il quartiere a bordo della sua auto blu tra i fischi dei fedeli. «Non siamo un esercito, siamo noi la chiesa» gli hanno urlato, «lei non ascolta i suoi fedeli»“E ancora “Vergogna, buffone, vada via”.
Il quartiere della Marina si trova di fronte al porto di Cagliari, è un labirinto di viuzze che si intersecano, con un gran numero di immigrati (quasi il 13% della popolazione residente), che qui hanno anche molte attività commerciali e che si sono ben integrati nel quartiere e nella parrocchia, anche grazie all’opera di don Cugusi. Pare che il sacerdote sia riuscito a trasformare il quartiere, un tempo degradato, in un gioiellino. Ma a qualcuno don Cugusi non piace, sembra sia scomodo. Dunque deve lasciare sant’Eulalia, dove ha trascorso quasi 30 anni. L’arcivescovo afferma che il diritto canonico ne prevede al massimo 9.
Non è la prima volta che Cugusi si scontra con Mani. Con altri sacerdoti, utilizzò il sardo nella liturgia: scelta non solo contestata ma vietata dall’arcivescovo. Inoltre don Cugusi, ribattè a Mani con prediche antimilitari, dopo che l’arcivescovo, durante la sua prima celebrazione nella Basilica di Bonaria a Cagliari, fece diversi riferimenti al valore e al coraggio dei soldati impegnati in Iraq.
Monsignor Giuseppe Mani è nato a Rufina (Firenze) nel 1936, fu ordinato sacerdote nel 1960, vescovo nel 1987 e arcivescovo nel 1989. Dal 1996 al 2003, anno della sua nomina di arcivescovo di Cagliari, fu ordinario militare, con i gradi di generale di corpo d’armata. Molto legato alla divisa, alle stellette e dunque per un forte militarismo, come si evince da diverse sue dichiarazioni in cui afferma “Cosa significa per un sacerdote ascendere nei gradi della qualifica militare? Alcuni lo ritengono contrario allo spirito sacerdotale, io no, penso invece che sia utile per servire meglio il Vangelo in questa nostra Chiesa.”
Il decano del Consiglio Pastorale di Sant’Eulalia, Paolo Fadda, ha inoltrato una lettera al Vaticano, nella quale ricorda anche come l’arcivescovo fermò l’ordinazione sacerdotale di un diacono che denunciò la relazione omosessuale di un vescovo romano.
L’arcivescovo, dal canto suo, ha parlato e dato la sua versione dei fatti attraverso le pagine de “Il Portico”, il periodico dell’arcidiocesi di Cagliari con un articolo intitolato “Cronaca di un confronto mancato”. In un altro articolo del giornale, che nella sua ultima edizione dedica ben 3 pagine alla vicenda, si attaccano il Consiglio Pastorale e Fadda.
Don Cugusi verrà probabilmente trasferito a Settembre. Il 25 luglio ha festeggiato a La Marina i suoi 40 anni di sacerdozio e spera di continuare a stare tra i suoi fedeli, le cui contestazioni non sono l’unico ostacolo al trasferimento. Don Mario afferma infatti di voler fare ricorso: “Non ho ricevuto alcun decreto di rimozione, e non ho rassegnato le dimissioni, per cui ritengo che sia invalida la nomina di un nuovo parroco mio successore. Per questo intendo fare ricorso alla Congregazione per il clero”.
Veronica Atzei
Nella foto: Giuseppe Mani
Per chi ha avuto occasione di leggere i post nel forum della diocesi in cui si parla della visita di Berlusconi e di quanto è successo a Bonaria in occasione della visita del Papa, il Gigi sono io.
Ho visto su You Tube il filmato degli avvenimenti di Sant’Eulalia e ho provato vergogna per il comportamento dell’arcivescovo soprattutto nell’uso della parola “baracca”.
Insomma, i nostri vescovi si stanno rendendo conto che le nostre chiese si stanno vuotando? Si rendono conto che il popolo di Dio ha sempre meno bigotti e sempre più fedeli che ragionano e hanno capito che il cristianesimo è l’amore del prossimo e non l’allambicarsi il cervello sui dogmi proclamati dalla Chiesa nel corso dei secoli.
I nostri vescovi si rendono conto che credere nella redenzione, nella divinità di Cristo, nel mistero della Eucarestia, nella verginità della Madonna è la cosa più facile mentre il difficile del cristianesimo è mettere in pratica l’amore del prossimo, quello che un prete di frontiera come don Cugusi mette in pratica in quel rione tanto difficile e bisognoso d’amore?
Vorrei chiedere a mons. Mani se non crede di aver usato “Il Portico” per raccontare quello che ha voluto, allo stesso modo con cui il suo amico Berlusconi usa la stampa amica e le televisioni amiche?
Perché quella intervista è stata diffusa anche in campo nazionale?
Un po’ di rispetto della verità non guasterebbe!
Se la mia Chiesa si è ridotta così, poveri noi!