Cannabis terapeutica, la produrrà lo Stato. Sarà l’esercito a coltivarla a Firenze
Lavori in corso per consentire allo Stabilimento chimico-militare farmaceutico di Firenze di produrre farmaci cannabinoidi ‘di Stato’. Prodotti fino a oggi difficili da reperire per i malati italiani bisognosi di lenire dolori da cancro o altre gravi malattie. E le normative emanate dalle Regioni italiani che hanno legiferato in materia indicano proprio questa struttura come potenziale produttore garante a livello istituzionale. A quanto apprende l’Adnkronos Salute, sono in via di preparazione i percorsi e le procedure per concretizzare questa ipotesi. Una sorta di ‘protocollo sperimentale’ per garantire farmaci ‘Made in Italy’ e a basso costo. Alla struttura, nata a fine ‘800 e oggi centro di produzione di molteplici tipologie di farmaci, serviranno poi alcuni mesi, a partire da quando arriverà il via libera ufficiale del ministero della Difesa e della Salute e le indicazioni pratiche, per dare il via alla produzione a regime.
Non saranno tempi lunghissimi. Nei mesi scorsi, lo Stabilimento chimico-militare aveva denunciato che migliaia di pazienti stavano richiedendo tempi e modi per ottenere prodotti a un costo più basso di quello da pagare per averli dall’estero, grazie alla produzione ‘nostrana’ che sarebbe possibile presso la strutture fiorentina. “Abbiamo ricevuto migliaia di lettere da famiglie con malati bisognosi di terapia del dolore. Una fiala di farmaco cannabinoide costa oggi sui 700 euro, noi potremmo produrla a costi molto minori. Già lo facciamo per i medicinali orfani, quelli dedicati alle malattie rare, e potremmo farlo anche per gli antitumorali, come il metrotressato, abbassando il costo a circa un quarto dell’attuale”, conferma Domenico Cotroneo, rappresentante sindacale del Farmaceutico militare. “Il materiale da ‘incapsulare’ – spiega Cotroneo – arriverà al Chimico farmaceutico di Firenze dal Centro di ricerca per le colture industriali di Rovigo. Noi ci occuperemo appunto di finalizzare e standardizzare il prodotto e di trasformarlo in pillole”.
Nove le Regioni italiane che hanno legiferato sul tema dei farmaci a base di cannabis, approvando normative che ne consentono concretamente l’utilizzo ai sensi di decreto del 2007, emanato dall’allora ministro della Salute Livia Turco (nel 2013 un ulteriore decreto ha riconosciuto l’efficacia farmacologica dell’intera pianta della cannabis): sono Puglia, Toscana, Veneto, Liguria, Marche, Friuli Venezia Giulia, Abruzzo, Sicilia e Umbria. Ma, come denunciato anche dall’Associazione Luca Coscioni in una campagna ad hoc, sono molti ancora gli ostacoli all’accesso a questi prodotti, utili a lenire il dolore di persone affette da sclerosi multipla, Sla, fibromialgia, neuropatia, glaucoma, Hiv o con dolori oncologici: nel 2013 solo 40 pazienti hanno avuto accesso a questa terapia. La maggior parte dei farmaci in questione, infatti, non è ancora presente nel mercato italiano e i medici che li vogliono prescrivere, ancora troppo pochi, devono infatti richiederne l’importazione dall’estero al ministero della Salute.
E’ “giustissimo usare e coltivare” la marijuana a scopo terapeutico, dice l’oncologo Umberto Veronesi. “La marijuana – dice – è un ottimo farmaco. Siccome è anche uno stupefacente, si ha sempre paura ad usarlo. Invece è ottimo contro il dolore, contro i malesseri, contro il vomito, è un sedativo”. “E’ giustissimo usarla e coltivarla. Io sono anche per la liberalizzazione, ma questo è un altro discorso”.
“Una buona notizia, finalmente, per quanto riguarda la cannabis terapeutica” sottolinea il senatore del Partito Democratico Luigi Manconi, presidente della Commissione Diritti Umani di Palazzo Madama che ricorda come fu lui nel gennaio scorso a proporre “con un disegno di legge, con una conferenza stampa e con un convegno, che fosse lo Stabilimento chimico farmaceutico militare di Firenze l’azienda pubblica, di diretta dipendenza dal Ministero della Difesa, a produrre i farmaci cannabinoidi”. Per Marco Perduca e Donatella Poretti, senatori Radicali nella XVI legislatura, “l’Italia ha tutto ciò che serve per avviare una produzione” di farmaci cannabinoidi “a livello industriale. I due senatori radicali nella XVI legislatura fanno riferimento al centro di ricerca per le colture industriali di Rovigo che, dicono, è un istituto pubblico autorizzato alla produzione di cannabis per scopi di ricerca. “Mi auguro”, dice il capogruppo Sel in commissione Giustizia alla Camera Daniele Farina, che “le notizie diffuse circa la coltivazione di marijuana a uso terapeutico da parte dell’esercito nello stabilimento chimico militare di Firenze corrispondano a verità”. In caso contrario, conclude, sarebbe “una beffa insostenibile a danno di migliaia di pazienti che attendono da anni di poter utilizzare farmaci derivati dalla cannabis e che sono soggetti oggi a persecuzione burocratica”. D’altra parte il consigliere toscano, Enzo Brogi chiede che vengano redatti “i protocolli attuativi, che auspico arrivino nel più breve tempo possibile, e che la notizia non resti soltanto un intento su carta”. Si tratta di una “decisione positiva” per il sottosegretario agli Esteri, Benedetto Della Vedova, mentre per Maurizio Gasparri bisogna saper distinguere l’uso terapeutico che non è cannabis libera. “Alcuni, o per ignoranza o per malafede – dice Gasparri – , confondono attività farmaceutiche o terapeutiche con la possibilità che possa circolare liberamente la cannabis. Non è così e non sarà mai così”. Una “buona notizia” anche per Ermete Realacci, presidente della Commissione Ambiente Territorio e Lavori Pubblici della Camera. “E’ una scelta sensata” dice. Soddisfazione anche dal MoVimento 5 Stelle. I deputati della Commissione Difesa del M5S parlano di “un grande passo avanti che apporterà, tra l’altro, un notevole risparmio per l’Italia alla luce degli alti costi legati all’import di medicinali mantenuti fino ad ora dal nostro Paese”.
Lo Stabilimento chimico farmaceutico militare di Firenze, che occupa un’area di circa 55mila metri quadrati, ha prodotto medicinali per contrastare la radioattività, dopo l’incidente nucleare di Chernobyl, e per la cosiddetta ‘cura di Bella’. Oggi si prepara a sfornare farmaci cannabinoidi ‘di Stato’ per i malati italiani che ne hanno bisogno.
Fonte: Adnkronos