Cappellacci sfugge alla sfiducia … ma la coalizione reggerà?
È stata discussa ieri in Consiglio regionale la mozione di sfiducia presentata da 27 consiglieri del centrosinistra (firmatario Mario Bruno, capogruppo del Pd) nei confronti del governatore della Sardegna Ugo Cappellacci.
Com’era prevedibile, al termine del lungo dibattito, la mozione è stata respinta: 44 voti contrari contro 27 favorevoli.
Verosimilmente, il risultato non ha sorpreso neppure i suoi proponenti, innanzitutto per una questione matematica: la minoranza – in quanto tale – non dispone dei numeri sufficienti per far passare una proposta che non sia bipartisan.
Ma c’è anche una ragione per così dire “politico-ontologica” per la quale l’esito era piuttosto prevedibile: quando ne va della poltrona, il centrodestra vota compatto, anche nei momenti di maggior frammentazione. È solo la sinistra che, di norma, per questioni di principio – valide o meno che siano – è capace di mandare all’aria governi, tanto locali quanto nazionali.
A onor di cronaca, va detto che quando nel dicembre 2006 i consiglieri di centrodestra presentarono una mozione di sfiducia contro l’allora presidente della Regione Renato Soru, la coalizione di centrosinistra respinse il documento, confermando la fiducia al Governatore (più sulla carta che nei fatti) … e salvaguardando le poltrone.
Soru e Cappellacci hanno due personalità diametralmente opposte, ma la loro esperienza politica è accomunata dallo stesso spinoso problema del rapporto conflittuale con la propria maggioranza: il primo inviso a buona parte del Pd, che lo scelse come leader più per necessità che per convinzione e che mal digeriva la sua tendenza ad accentrare le decisioni, anche a discapito del partito; il secondo privo di una legittimazione politica a livello locale perché imposto dal Grande Capo e – di fatto – più debole dei partiti “minori” alleati.
Neppure questo fatto, però, suscita sorpresa, posto che la Sardegna ha sempre avuto difficoltà ad esprimere maggioranze di governo stabili e che, a ben guardare, a livello nazionale la situazione non è poi così differente.
Con l’ex-governatore Soru sappiamo tutti com’è andata: dopo la discussione della mozione, i rapporti con la coalizione si fecero sempre più tesi, prima con le richieste di “rimpasto” poi con gli attriti che portarono alle sue dimissioni e alla fine anticipata – anche se di pochi mesi – della legislatura.
Quanto a Cappellacci, sta ripercorrendo – con le debite differenze – questo cammino: la sua coalizione chiede ancora più insistentemente che la composizione della Giunta venga ridisegnata, assumendo una connotazione più politica (o, meglio, partitica) e meno tecnica. Sul tema fioccano le indiscrezioni: per certo resterà al suo posto l’assessore alla programmazione Giorgio La Spisa, forse anche Antonello Liori e Maria Lucia Baire, rispettivamente assessori alla sanità e all’istruzione; con molta probabilità salterà, invece, l’assessore all’agricoltura Andrea Prato, uno dei più attivi di questo esecutivo che, essendo un tecnico, evidentemente “disturba” troppo i partiti di maggioranza.
Per ora, dunque, la coalizione tiene, ma il rischio di elezioni anticipate non è ancora scongiurato, anche perché sul Presidente continua a gravare sempre l’ombra dell’inchiesta sull’eolico.
Marcella Onnis
Nella foto, il governatore Cappellacci