Carceri: i dati degli “alberghi senza stelle” e dei loro “clienti”
Siamo giunti alla quarta tappa del nostro percorso che vede protagonista il sistema carcerario italiano, e questa volta ci occuperemo di fare un quadro generale, in termini tecnici e statistici, degli “alberghi senza stelle” e dei loro “clienti”.
Il sistema carcerario italiano è formato da strutture penitenziarie ben definite: gli istituti penitenziari, i provveditorati regionali e gli uffici di esecuzione penale esterna.
Ma torniamo agli istituti penitenziari, che sono il fulcro del sistema carcerario.
Gli istituti penitenziari si distinguono in 4 categorie distinte: istituti di custodia cautelare, istituti per le misure di sicurezza, istituti per l’esecuzione delle pene e centri di osservazione.
In Italia ci sono complessivamente 206 istituti carcerari, suddivisi nelle varie regioni (Aggiornamento Istat al 30 giugno 2010). La regione che conta il maggior numero di carceri è la Sicilia con 26, mentre quella meno “ricca” in questi termini è la Valle D’Aosta con un solo istituto. Il totale dei detenuti presenti in tutti gli istituti carcerari italiani è 68.258, con una capienza di 44.568. Un dislivello tra la capienza dei carceri e la presenza dei detenuti davvero allarmante. C’è da chiedersi in che condizioni vivono queste persone se il posto dove devono scontare la loro pena è sovraffollato in questo modo. Il maggior numero di detenuti lo troviamo in Lombardia con 9.094 presenze, che si scontrano con una capienza pari a 5.667; mentre il minor numero di presenze è in Valle D’Aosta con 272 e capienza 181. Sia nel totale, sia nelle singole regioni, il risultato non cambia: il sovraffollamento regna sovrano.
Dei 68.258 reclusi, 24.966 sono stranieri. Una bella fetta di delinquenti, quindi, risulta essere di nazionalità straniera, il che ci porta a fare considerazioni negative sugli “ospiti” di altre nazionalità. Certo, non bisogna far di tutta l’erba un fascio, ma il dato, purtroppo, è preoccupante. Se i prigionieri stranieri sono in tanti, le donne invece risultano essere una piccolissima parte della popolazione carceraria: solo 3.003 su 68.258. Questo dato dimostra, quindi, che l’indole delle donne, vuoi per cultura, vuoi per la natura femminile, sia meno incline alla malavita e alla trasgressione.
Continueremo a darvi dati specifici sulla vita carceraria nei nostri prossimi servizi.
Giusy Chiello