Carceri: uno sguardo alla situazione in Sardegna
Prosegue il nostro viaggio nel sistema carcerario in Italia, con il servizio di Veronica Atzei che ci parla della situazione in Sardegna.
Anche in Sardegna è piuttosto grave l’emergenza carceri. Sovraffollamento, carenza di personale, detenuti in difficili condizioni di salute, spesso tossicodipendenti. Qualche giorno fa la parlamentare del Pd Amalia Schirru ha deciso di presentare una interrogazione parlamentare al ministro della giustizia a seguito di una visita alla colonia penale di Isili (Ca), dove ha potuto osservare la situazione di sovraffollamento della fatiscente struttura che in 26 celle ospita 243 detenuti (162 è il numero massimo che potrebbe ospitarne). La maggior parte dei detenuti sono stranieri e il 30% è costituito da tossicodipendenti. Le condizioni di lavoro di personale medico e penitenziario sono quindi molto difficili.
Nel carcere di Buoncammino, a Cagliari, nel settembre dello scorso anno le guardie carcerarie hanno protestato di fronte all’ingresso del Carcere e successivamente a Montecitorio per denunciare le difficoltà nello svolgimento del loro lavoro. Il loro numero, già esiguo, si è ridotto ulteriormente alla fine dell’anno con il pensionamento di 140 unità. Il 28 giugno scorso si è svolta davanti al carcere una conferenza stampa dell’ Associazione 5 novembre “Per i diritti civili” e il presidente Roberto Loddo, dopo aver visitato la struttura con la consigliera regionale e medico Claudia Zuncheddu e Roberta Mannarino dell’associazione Oltre le sbarre, ha denunciato che il carcere di Buoncammino è “il carcere della pazzia, della droga e della malattia”. L’associazione chiede anche l’approvazione di una legge regionale che istituisca il Garante regionale per i carcerati e una urgente applicazione della riforma sanitaria in tutte le carceri. Il carcere di Buoncammino ha una capienza totale di 467 detenuti, ma ne ospita ben 524. “La riforma sarebbe una garanzia di maggiore trasparenza – ha detto la Zuncheddu – dato che prevede servizi esterni al carcere gestiti dalle Asl”. Costantemente attenta ai problemi dei detenuti è anche Maria Grazia Caligaris, ex consigliera regionale e presidente dell’associazione Socialismo Diritti Riforme. “L’impegno assunto dal Ministro Alfano per l’assunzione di 2mila agenti nell’ambito del piano carceri è stato disatteso e nonostante le richieste non sono stati assegnati altri poliziotti penitenziari all’Istituto di Buoncammino”. Questa una delle sue ultime dichiarazioni, in relazione alla carenza di organico nell’istituto di pena del capoluogo.
Non è tanto diversa la situazione in altri istituti dell’isola. Anche a Sassari, nel carcere di San Sebastiano e a Nuoro, a Badu ‘e Carros, il personale scarseggia e i detenuti sono in sovrannumero. Nel piccolo carcere di Macomer, nato come mandamentale e poi trasformato in struttura di massima sicurezza sono presenti oltre venticinque terroristi islamici. Nella colonia penale di Mamone (Nu) il 70% dei detenuti è tossicodipendente, qualcuno anche affetto da HIV.
Sono inoltre presenti casi di persone molto anziane e malate, la cui assistenza all’interno delle mura carcerarie è difficile. Situazioni al limite quindi, sia per i detenuti, sia per il personale lavorativo delle strutture.
Inutile osservare che intervenire non è solo necessario ma urgentissimo, perché il personale possa svolgere al meglio le proprie funzioni e assicurare i servizi. E, non ultimo, perché il prezzo da pagare, per chi ha un debito con la giustizia, non diventi anche più duro a causa dei disagi.
Veronica Atzei