CARENZA DI SAGGEZZA NELL’AFFRONTARE UN INVASORE VIRULENTO
Breve tentativo di analisi iniziale della evoluzione pandemica Covid 19. Poco spazio alla considerazione storica del passato, oltre a diffidenza e ignoranza.
di Ernesto Bodini (giornalista scientifico e opinionista)
Ora che la pandemia va scemando perché l’invasore virulento sta facendo le valige, diretto chissà per quali altri lidi, sarebbe quasi ora di tirare le somme o quanto meno di fare qualche considerazione su ciò che ha lasciato sul terreno nei vari Paesi, e quindi anche nel nostro. Di primo acchito verrebbe da puntare il dito sulle cifre e, riordinarle, sarebbe alquanto improbo; tuttavia credo sia sufficiente ricordare i molti infettati, i molti decessi e ovviamente anche i molti guariti da Covid 19. Tra tutti questi una discreta percentuale riguarda il personale sanitario (medici e infermieri) e anche volontari, caduti in servizio attivo, alcuni altri in pensione richiamati a rinforzo… Solo questa penosa parentesi relativa alle perdite, anche a causa di una carente politica gestionale-organizzativa come pure di materiale protettivo, meriterebbe un commento a parte; per non parlare poi delle parzialmente inefficienti informazione e/o comunicazione, ancorché aggravate da quei presenzialismi sui giornali e nei talk show televisivi, con tanto di prosopopea che ben poco hanno saputo spiegare in modo univoco al cittadino comune. A questo si aggiunga la neonata schiera dei cosiddetti no-wax, quel piccolo esercito di antivaccinisti infarciti di una irrazionale ideologia, ancorché aggravata da molta ignoranza e quindi da presunzione. Durante questo sofferto triennio ben poco si è fatto “ricorso” alla storia della Medicina, se non con qualche barlume di citazione delle epidemie dei secoli scorsi. A questo riguardo, se cito quale esempio l’epidemia della poliomielite come parte utile di paragone, chi mi conosce “sorriderà ironicamente” sapendo della mia considerazione umana, culturale e scientifica del prof. Albert B. Sabin (1906-1993), del quale il marzo prossimo ricorrerà il 30° della morte, scopritore del vaccino antipolio. Ma si ironizzi pure, intanto personalmente, oltre ad aver acquisito qualche informazione in più sul Covid 19 e a seguire i relativi vaccini (che, va detto, in diversi casi hanno procurato effetti collaterali di vario genere, e in rari altri anche piuttosto severi), ho fatto tesoro culturalmente di quella realtà per il vero non tanto lontana, anche perché il virus della polio è ancora presente in qualche Paese come Afghanistan, Pakistan, Repubblica Democratica del Congo, Stati Uniti, Canada e Regno Unito. Queste presenze non sono certo da attribuire alla inefficienza dei vaccini Sabin/Salk, anzi al contrario, ma per ragioni di carattere logisitico-ambientale, igieniche e culturali; ed ecco che devono riemergere le conoscenze storiche e, per certi versi, adattarle alla realtà contemporanea. Del resto non c’è peggior ignorante di chi non vuol sapere (ignoranza attiva!). Ma tornando alla vicenda pandemia da Covid 19, a mio avviso una delle ragioni del moltiplicarsi di casi infetti ma soprattutto e del lento recupero, è da attribuirsi alla disomogenea e scarsa osservanza delle regole precauzionali: mascherine, distanziamento, igiene delle mani, rifiuto della vaccinazione, etc. È pur vero che si sono spese parole di vicinanza e sentimento per quanti si sono dedicati per tutelarci e curarci, ma va anche detto che tali operatori non sono stati tutelati a sufficienza e, per dirla sino fondo, talvolta si è scritto e divulgato anche a sproposito come, ad esempio, si è dato eccessivo spazio alle opinioni e rimostranze degli antivaccinisti (favorendo emulazioni e seguaci, peraltro anche tra medici e infermieri, in verità pochissimi), come pure l’eccessiva e pedissequa diffusione quotidiana dei bollettini medici che, nel tempo, ha creato disorientamento, emotività ed instabilità psicologica…
A seguire restano da affrontare le conseguenze psicofisiche della cosiddetta Sindrome long covid, i cui effetti in gran parte sono ancora oggetto di studio e approfondimento per le molteplici conseguenze che stanno soffrendo molti pazienti… verosimilmente considerati guariti. Ma questa pandemia ha complicato non poco il decorso della gestione sanitaria, ingolfando tutti i Pronto Soccorso e moltiplicando ad oltranza i ricoveri, per non parlare poi degli effetti sul territorio come ad esempio incrementando in modo incontenibile le liste di attesa, sia per fruire una visita specialistica che un esame medico strumentale. A tutto questo si aggiungano le varie crisi sofferte dal Paese come quella economico-finanziaria, occupazionale e tutto il sistema politico ad esso inerente. Infine, un’altra conseguenza della pandemia è rappresentata dalle mutate relazioni sociali favorite dal lungo periodo di lockdown che, in non pochi casi, ha visto rompersi certi equilibri affettivo-sentimentali o più semplicemente di comune amicizia. A mio avviso si tocca ancora con mano la metamorfosi delle relazioni umane, alcune sconfinate in crisi depressive e crollo psicologico tanto da ricorrere agli specialisti di riferimento. E anche se tra non molto è auspicabile lasciarsi alle spalle, in modo definitivo, il nostro nemico-invasore che ha violato il nostro corpo e il nostro animo, non dimenticheremo tanto presto questa esperienza perché, come diceva William Shakespeare (1564-1616): «Possiamo chiudere con il passato, ma il passato non chiude con noi»