Casalinga è bello?
E’ bello fare la casalinga? Ci piacerebbe tanto chiederlo a quel 48,9% delle donne che in Italia “non lavorano”perché sono, appunto, casalinghe. Così tante donne di casa, quindi non occupate in un lavoro esterno, ci sono solo in Turchia, mentre la Norvegia detiene il primato di otto donne su dieci che la mattina escono per andare a lavorare in fabbrica, a scuola, in ufficio. Ma le statistiche non spiegano quanto sia duro e professionale fare la casalinga in Italia. Eh sì, perché la casalinga italiana svolge una vera professione. Pensa ai bambini 24 ore su 24, perché gli asili nido sono carenti, agli anziani, si occupa della casa, lava, stira, pulisce pavimenti, vetri, porte e prepara menù versione ristorante per tutta la famiglia. Non ha giorni liberi, ferie, e non può ammalarsi, perché non le è concesso mettersi in mutua, ci sono i figli da accompagnare a scuola, la spesa, ecc. La casalinga italiana non percepisce stipendio e quando andrà in pensione prenderà qualche spicciolo, purtroppo non solo lei, e in più è consapevole che il suo lavoro non ha un riconoscimento sociale. A questo punto ci chiediamo: ma le donne lavoratrici sono messe meglio? Loro hanno un doppio carico di lavoro … fuori e a casa, ma loro sono, appunto, lavoratrici, mentre la casalinga non è considerata tale e non solo in senso formale, ma sociale ed economico. Le donne italiane dedicano al lavoro per la casa e la famiglia 3 ore e 40 minuti al giorno in più degli uomini. E’ la maggiore differenza di genere riscontrata a livello internazionale dopo di noi vengono il Messico, la Turchia e il Portogallo.
Ma allora casalinga è bello? Il dibattito è aperto. Donne, fatevi sentire!
Francesca Lippi