CHE SUCCEDE A SINISTRA? Solo in quanto donne non basta più
di Mira Carpineta
Il 2022 si apre, per l’Europa, con un inedito primato: per la prima volta un organismo sovranazionale è guidato da 3 donne: Ursula Von Der Leyen presidente della Commissione, Roberta Metsola presidente del Parlamento, Christine Lagarde alla Banca Centrale Europea. Da poco tempo un’altra donna autorevole ha lasciato, dopo 16 anni, la guida del suo Paese, la determinante Angela Merkel. Cosa accomuna queste figure politiche? L’appartenenza ad un’area definita conservatrice. In Italia diremmo “la destra”. E in casa nostra un altro primato appartiene ad una conservatrice: Giorgia Meloni, unica donna leader di partito e presidente dei Popolari europei.
Questa situazione dovrebbe sollecitare alcune riflessioni. Cosa succede “a sinistra”? Perché un Partito, la cui ideologia affonda (o almeno dovrebbe) le sue radici nel progressismo, nell’anticipare i cambiamenti sociali, nelle battaglie per l’emancipazione non solo femminile, le donne sono relegate a ruoli gregari?
Il fallimento delle “quote rosa” è tragicamente visibile nei ruoli politici italiani a cui le donne di sinistra sono state oggi relegate, in ogni ambito di discussione. Eppure la sinistra ha espresso, in passato, figure autorevoli e carismatiche, una su tutte Nilde Iotti. Donne che hanno determinato cambiamenti culturali epocali. Oggi la sinistra esprime personalità come Boldrini o Cirinnà addirittura favorevoli alla legalizzazione di pratiche aberranti come la mercificazione di uteri, ovuli e bambini, spacciate per “nuovi diritti”. Diritti per chi?
Il 24 novembre 2021, in occasione della giornata contro la violenza sulle donne, il ministro Elena Bonetti parlava alla Camera davanti ad un’assise praticamente vuota. Erano presenti solo 8 deputati. Il 10 novembre una puntata di Porta a Porta avente per argomento la penalizzante condizione lavorativa delle donne, schierava intorno al tavolo di Bruno Vespa quattro uomini a dissertare sulle motivazioni.
Cosa è successo alle donne di sinistra? Dove sono?
In verità qualche voce si è levata, come quella di Valeria Fedeli, critica verso un governo (Draghi) senza alcuna rappresentanza femminile del PD. “Tanta ipocrisia nel Partito” tuonava la rossa parlamentare, sollecitando un confronto interno sulla questione. Ma a parte questa voce dissonante il resto è stato solo silenzio.
Vero è che la questione femminile è lontana dall’essere risolta ma soprattutto seriamente affrontata. Anche oltreoceano, in quell’America statunitense, fucina di avvenimenti innovativi, anche Kamala Harris si trova a dichiarare che “il mondo non funziona ancora per le donne come dovrebbe”. E non basta imporne la presenza numerica bilanciata.
In questi giorni, in cui la fibrillazione per la scelta del nuovo titolare del Quirinale, spinge qualche movimento a proporre “una donna” solo in quanto tale, occorre una selezione seria, di competenze, di valori, di determinazione. Non basta “essere donna” per avere un posto a sedere nelle istituzioni, nelle aziende, nelle stanze dei bottoni.
Non basta “essere donna” per pretendere il ruolo di Presidente della Repubblica. È tempo di preparazione, di sapere, di etica, di valori, di spessore, per ciò che pensano, che vivono, che credono. È tempo di scegliere Persone competenti, uomini o donne che siano.