“Ciao, Maestra!”: nelle memorie della maestra Drake l’Italia di tutti.
di Marcella Onnis
“Ciao, Maestra!” di Drake è un diario che – recita il sottotitolo – raccoglie le “Memorie di una maestra oversize, precaria e in odor di pensione che sogna di lavorare al mare”. L’autrice di questa breve e brillante autobiografia si firma Drake e già la scoperta, nelle prime pagine, dell’origine del suo pseudonimo fa sì che si instauri un legame di empatia tra il lettore e questa maestra-che-solo-maestra-non-è.
Chiaramente il tema centrale è la scuola, con le sue piccole vittorie e le sue grandi potenzialità (anche inaspettate per chi la scuola di oggi la conosce solo per sentito dire), con i suoi fallimenti e le sue profonde carenze (che per chiunque è facile immaginare con discreta precisione, ma che qui, raccontate una appresso all’altra, appaiono nitidamente in tutta la loro gravità). Tra i lati negativi c’è sicuramente la situazione degli insegnanti, soprattutto di quelli precari come Drake. Per questi maestri è, purtroppo, ordinaria amministrazione non sapere se l’anno successivo insegneranno e, nel caso abbiano almeno questa fortuna, in quale scuola e in quale classe. Ma come si fa a far comprendere la “normalità” di questi avvicendamenti agli alunni che al maestro precario si sono affezionati e che neppure hanno mai sentito parlare (invano) di continuità educativa? Su questo ci riflettiamo poco noi, gente comune, figuriamoci se ci si soffermano coloro che hanno il potere di decidere il destino degli insegnanti precari. E, infatti, questi ultimi, di riforma in riforma, “Buona scuola” compresa, vedono puntualmente tradite le loro legittime aspettative e, con esse, anche quelle dei loro allievi. L’autrice avrebbe potuto scrivere un saggio non solo sulla continuità educativa, ma anche su fasce, GAE, abilitazioni, SISS, TFA, concorsi, immissioni in ruolo…: una selva in cui i non addetti ai lavori si perdono solo a sentirne parlare e in cui, invece, i precari devono trovare modo di orientarsi per non soccombere professionalmente.
Tuttavia, Drake ha scelto – da cronista d’assalto qual è fuori dalle mura scolastiche – di dare voce ai protagonisti di questa vicenda concreta, che idealmente rappresenta tutte le situazioni simili: non solo a se stessa ma anche ai suoi alunni, che il lettore scopre pronti, nella loro eroica innocenza, a fare di tutto per tenersi stretta questa maestra tanto apprezzata.
Sempre riguardo alla scuola, il diario ci descrive una didattica totalmente diversa da quella che, da scolari, abbiamo conosciuto. Chi non ha bimbi/ragazzi o insegnanti in famiglia all’inizio forse resterà un po’ spiazzato davanti a questo strano scenario composto da “isole” e “cooperative learning”, LIM, BES e altre “diavolerie” tecnologiche e di derivazione anglosassone. Tuttavia, l’autrice è una guida attenta che – con i suoi lettori come con i suoi alunni – non dà niente per scontato, per cui diventa semplice per il lettore capire (e accettare) le novità. Ancor più complessa della forma è la sostanza della scuola di oggi: colpisce, per esempio, che nell’istituto in cui insegna questa maestra – una scuola primaria di un paese toscano, non di Firenze o altra grande città italiana – ci sia una classe in cui su 22 bambini l’80% è figlio di migranti, reduci da esperienze terribili. O, ancora, che un numero incredibile di bambini viva situazioni di disagio familiare più o meno grave.
Ma come fa un insegnante, per giunta precario, a destreggiarsi in questo scenario? Come fa – si e ci chiede Drake – a «lavorare con bambini traumatizzati, disabili e con difficoltà di vario genere, quando non ci sono gli ambienti adatti, mancano i soldi per i progetti alternativi all’istruzione pura e semplice ed il contesto strutturale non offre nulla di quanto viene indicato?» Fa come può. Per esempio, adottando, come fa lei, un proprio metodo didattico e attenendosi a questo in barba alle difficoltà oggettive. I passaggi in cui l’autrice riflette su questi temi sono, peraltro, tra i più belli e illuminanti del libro. E specifico che sono illuminanti per tutti noi adulti, non solo per insegnanti e genitori.
Già la dedica («Ai bambini che ho incontrato…») ci fa intendere quanto questa maestra ami i piccoli e quanto – a dispetto di tutto ciò che le rema contro – creda nel suo lavoro. Ancor più rivelatori sono, però, il suo ammonirci sul fatto che «si può ridere con un bambino ma mai di lui» e il suo mettere continuamente in discussione il modo in cui, concretamente, applica il proprio metodo di insegnamento, ad esempio, domandandosi se abbia fatto bene a parlare della Shoah alla sua classe terza. (Sì, Drake, te lo dico io: hai fatto bene!) E ancor più bella e illuminante è una riflessione di cui voglio almeno darvi un assaggio: «Credo che i bambini abbiano bisogno di persone che non li costringono ma che danno loro un buon esempio senza utilizzare il potere dovuto alla loro posizione per sentirsi forti su chi non può difendersi.». Convinzione che questa maestra riversa in un metodo didattico che ha per elementi fondanti «Ridere, scherzare, stare in completa armonia, avere fiducia l’uno nell’altro e condividere momenti spensierati!».
Come anticipa la sinossi («[…] uno spaccato della scuola italiana speculare alla società attuale. Se si vuole conoscere l’Italia vera di oggi, questo diario la mostra tutta.»), in questa breve opera non viene descritta solo la scuola: di episodio in episodio, l’autrice ci descrive – molto probabilmente senza neppure esserselo prefisso – la nostra società in generale, con tutte le sue contraddizioni. Forse Drake non ci racconta nulla di veramente sconosciuto, ma chi di noi può vantarsi di possedere una visione d’insieme davvero integrale? E chi di noi può essere certo di aver osservato queste situazioni da tutti i punti di vista possibili? Ecco: con le sue cronache-memorie, Drake colma le nostre lacune. Ne è un chiaro esempio quanto ci racconta sulla sanità: da un lato, ci conferma che persino nella “sanitariamente evoluta” Toscana esistono strutture pubbliche con lunghe liste di attesa e medici di base che immolano la scrupolosità sull’altare della spending review, ragioni per cui i pazienti che ne hanno la possibilità si rivolgono a soggetti privati; dall’altro, ci racconta realtà decisamente meno conosciute come la fibromialgia, malattia ignorata persino dal correttore automatico del mio programma di scrittura e snobbata dallo Stato, che ancora non la riconosce come invalidante nonostante colpisca ormai da anni, con effetti devastanti, tantissime persone.
Mi sono dilungata sui contenuti, per cui aggiungo giusto una nota tecnica, segnalando che “Ciao, Maestra!” contiene anche foto e immagini, tra cui scritti e disegni degli alunni di Drake. E poter leggere i pensieri di questi bambini senza mediazione, attraverso paginette scritte e disegnate dalle loro manine credo sia un fantastico e intelligente dono che l’autrice fa al lettore.
Il dono più grande che gli fa, però, è accompagnarlo in un’alternanza di episodi che commuovono, che mettono i brividi o che fanno scompisciare dalle risate: un’altalena di emozioni che non si ferma neppure all’ultima pagina. A tenerci sempre in equilibrio tanto ci pensa lei, Drake, con il suo stile schietto, frizzantino e sanguigno al punto giusto. Il diario è breve e scorrevole per cui si legge in fretta (si divora, direi). Se poi uno decide di rileggerlo, beh, sappiate che si emoziona come la prima volta! Per ora “Ciao, Maestra!” è disponibile, in e-book e in cartaceo, solo su Amazon: chissà che, con l’aiuto di noi lettori, possa in futuro arrivare nelle librerie, comprese quelle indipendenti (che abbiamo il dovere di salvare)…