Cinema: “Midnight In Paris”, fuga dal duro presente
Dopo il cine-turismo di Vicky Cristina Barcelona, il rischio di un altro spot per i finanziatori europei di Woody Allen era molto concreto, ma già dalle stop motion che anticipano i titoli di testa, cartoline di una Parigi elegantemente autunnale, morbida e dorata, emotiva, s’intuisce che Midnight In Paris è colto, con le istantanee a omaggiare i primordi della settima arte, nata proprio in Francia.
Gil (Wilson), sceneggiatore californiano, è in vacanza a Parigi con la futura moglie Inez e i suoceri, e lo spettatore ha per un attimo il timore di assistere all’ennesima critica dell’alta borghesia, con le solite battute fulminanti. Per fortuna entra subito in scena un amico di Inez, pedante tuttologo della Sorbona che spiega i quadri del Louvre più con la testa che con il cuore, affascinandola.
Gil è libero di passeggiare per una Parigi dalla bellezza struggente, vaneggiare il clima culturale degli Anni Venti e tirare fino a mezzanotte. L’auto d’epoca in cui viene invitato a salire sostituisce con stile la carrozza del romanzo romantico come luogo dei colpo di scena: come per magia, Gil si ritrova invitato dallo scrittore Scott Fitzgerald a una festa, bevicchia con Ernest Hemingway, fa leggere il suo romanzo a Gertude Stein, consiglia un soggetto cinematografico a Luis Bunuel.
S’invaghisce dell’amante di Picasso, in un cinema fantasioso in cui il tipico humor di Allen sta a meraviglia, come quando Gil spiega a Man Ray e Dalì di venire dal futuro e sentirsi contemporaneamente in due mondi, e riceve in risposta un laconico “fin qui per me è tutto normale, vai avanti…”.
Sembrerebbe un divertissement semplice semplice, seppur seducente e registicamente curato in modo impeccabile, Midnight In Paris, se non fosse che Allen azzecca un finale imprevedibile in cui emerge tutta la morale del film, cioè che “il presente è insoddisfacente perché la vita è insoddisfacente”, e che “la vita è tragica e brutale e quindi tutti immaginiamo un altrove fisico e temporale dove avremmo potuto star meglio”.
Andrea Anastasi
non ho visto il film per cui non so se è bello come sembra dalle tue parole, ma di sicuro è molto bella la tua rece