A colloquio con i medici del Servizio di Igiene e Sanità Pubblica di Torino
di Ernesto Bodini
(giornalista scientifico)
Come tutti i Servizi di Igiene e Sanità Pubblica anche quello dell’Asl Città di Torino è una realtà di costante riferimento, soprattutto da quando sono in vigore le disposizioni ministeriali per le vaccinazioni obbligatorie e quelle raccomandate (Legge n. 119 del 31/7/2017). Il Servizio centrale, sito in via Della Consolata 10 (mentre gli ambulatori dei Servizi decentrati sono in via Farinelli 25 e corso Racconigi 96), diretto dal dott. Giuseppe Salamina, e che comprende anche altre prestazioni sanitarie all’interno di un Dipartimento diretto dal dott. Roberto Testi, è disposto su tre lati dell’edificio e dispone di 6 sale mediche per la “routine” e di 9 sale per le vaccinazioni obbligatorie, oltre a tre spazi dediti all’accoglienza e un front office all’ingresso per le informazioni. Una struttura, ormai datata (1936), che già nei primi anni ’60 dimostrò elevata efficienza per le vaccinazioni della popolazione pediatrica residente contro la poliomielite, vero e proprio incubo per quei tempi, in particolare nel 1961, quando l’antipolio non era ancora una profilassi obbligatoria… ma necessaria. Oggi la realtà è notevolmente cambiata e particolarmente intensificata a causa dell’incremento di altre patologie infettive infantili, adolescenziali e dell’adulto anche per via del forte impatto migratorio, tanto da comportare l’attivazione delle relative profilassi, ivi compreso un opportuno programma di organizzazione sia logistico-strutturale che operativo. «In base alla legge dell’obbligo – spiega il dott. Gregorio Greco, componente del Servizio – ci siamo dovuti organizzare in poco tempo…, a cominciare dall’invio di 27 mila lettere di convocazione alle famiglie, tutte interessate in quanto non in regola con le vaccinazioni dei loro figli, sia per le prime che per i richiami. Parte di queste non avevano esibito il relativo certificato, altre non risultavano reperibili per diverse ragioni. Ma la maggior parte, va detto, non ha compreso l’importanza delle vaccinazioni, altre ancora si sono dette ideologicamente contrarie, e le difficoltà operative, quindi anche di comunicazione, sono da individuarsi nella eterogeneicità della popolazione interessata e nella disinformazione». Dei 27 mila destinatari sinora il 40% è stato “recuperato” in quanto si sono messi (e si stanno mettendo) in regola secondo il calendario vaccinale, e per questo le vaccinazioni sono previste sino a marzo prossimo. Le lettere raccomandate sono inviate a quelli che non hanno risposto al primo invito per le più diverse ragioni, con espressa una serie di informazioni la cui versione cartacea è anche disponibile presso l’Urp, naturalmente visionabili anche a livello informatico. In seguito alle convocazioni, in cui è programmato l’appuntamento, a partire da maggio gli interessati (entrambi i genitori) saranno ricevuti presso la struttura di sede, e ciò per stabilire se c’é la reale volontà di far vaccinare i propri figli. Sono in corso i controlli dei certificati vaccinali dei minori da zero a 16 anni allo scopo di valutare chi è in regola e, in caso negativo, è prevista una sanzione amministrativa e la non ammissibilità all’asilo nido e alla scuola materna. Sarà quindi cura degli operatori del Servizio comunicare alle Scuole gli elenchi dei soggetti non in regola. In seguito alla spedizione delle migliaia di lettere alla struttura sono pervenute molte e-mail la cui ricezione è stata però bloccata con una risposta automatica, invitando l’utenza a contattare telefonicamente gli operatori del call center preposto in prossimità della data dell’appuntamento concordato per la vaccinazione. Infatti, la direttiva regionale dispone di spiegare semplicemente che le convocazioni sono una opportunità per tutti al fine di mettersi in regola; mentre i genitori contrari hanno avuto in precedenza un colloquio con i clinici firmando il “rifiuto vaccinale informato”. Ma qual è il ceto socio-culturale di questa popolazione poco o per nulla propensa a dare il consenso alle vaccinazioni? «Gli obiettori ideologici – risponde il dott. Flavio Caraglio – appartengono ad un ceto medio-alto, ma la disinformazione oggi riguarda tutti i ceti sociali, e quelli che sono prevenuti solitamente non accettano i risultati dell’evidenza scientifica disponibili. Vi sono purtroppo anche colleghi medici che sconsigliano le vaccinazioni. Tuttavia, per quanto riguarda la vaccinazione antimeningococco, in particolare, viene accolta molto favorevolmente dai genitori per il timore della meningite, anche se fortunatamente è sporadico il numero di casi di malattia conclamata. Pertanto quando si manifesta un caso di meningite abbiamo un aumento di richieste del vaccino. Le fasce maggiormente interessate riguardano il primo anno di vita e l’età adolescenziale».
Più in generale, in merito alle obiezioni, i due clinici ritengono che tale fenomeno in questi ultimi anni si è diffuso attraverso le cosiddette fake news in internet, coinvolgendo anche persone dell’Est europeo; mentre più “accorte” sono le persone provenienti dai Paesi africani, probabilmente perché loro malgrado conoscono da tempo il proliferarsi di certe malattie infettive contagiose. Secondo il calendario vaccinale quelle obbligatorie sono le quattro storiche: difterite, poliomielite, tetano ed epatite B, oltre a quelle introdotte dalla legge n. 119 del 2017 che sono la pertosse, l’haemophilus, il morbillo, la parotite, la rosolia e la varicella. Fortemente raccomandate le vaccinazioni contro il rotavirus, il pneumococco, la meningite B e C. «È bene sapere – precisano Caraglio e Greco – che il pneumococco è causa di patologie molto gravi nei primi cinque anni di vita e, per tale ragione, come medici si raccomanda questa vaccinazione anche se non obbligatoria, peraltro gratuita in Piemonte sin dal 2010». Sono anche disponibili le vaccinazioni per i viaggiatori (soprattutto uscenti), tutti i giorni con 26 prenotazioni, ma non si rifiutano anche gli accessi diretti, ossia quelli che si presentano senza prenotazione. Nei mesi estivi l’afflusso è maggiore, ed è anche per questo che è fattiva la collaborazione con l’ospedale torinese Amedeo di Savoia (referente per le malattie infettive in Piemonte), che ha un ambulatorio dedicato due giorni alla settimana soprattutto per i casi di rientro dall’estero. Per quanto riguarda la vaccinazione contro il papilloma virus umano (HPV), spiegano i clinici, vi è poca richiesta (circa il 50%) probabilmente per scarsa informazione. Tale vaccinazione, che in Italia è raccomandata e offerta gratuitamente agli adolescenti di entrambi i sessi (anche i maschi nel corso del 2018), preferibilmente intorno al 12° anno di età, si è dimostrata molto efficace nel prevenire nelle donne il carcinoma della cervice uterina (collo dell’utero), ed altre malattie nel sesso maschile soprattutto se effettuata prima dell’inizio dell’attività sessuale; questo perché induce una protezione maggiore prima di un eventuale contagio con il virus HPV. Ma allo stato attuale quali sono le patologie infettive maggiormente a rischio per la salute pubblica? «Sicuramente – precisano Caraglio e Greco – il morbillo, la parotite, la rosolia (note anche con l’acronimo MPR); seguono la pertosse l’epatite B, le meningiti, la difterite e il tetano. Anche la poliomielite considerando un possibile rientro del virus anche in Europa dato che da alcuni anni sono presenti focolai della patologia in Afghanistan, Pakistan e Nigeria. Dopo l’introduzione dell’obbligo si è verificata una carenza temporanea nazionale del vaccino anti haemophilus, e le dosi ancora disponibili sono state riservate ai soggetti a maggior rischio tra i quali i pazienti splenectomizzati (che hanno subito l’asportazione della milza), gli immunodepressi (tra questi i pazienti trapiantati), i portatori di impianto cocleare, e tutti i soggetti esposti ad infezioni invasive a causa dei batteri pneumococco haemophilus e meningococco».
Il ruolo del comparto amministrativo
Una mole di lavoro che comprende il non meno intenso apparato amministrativo coordinato dal dott. Alberto Fulgido che, con altri tre colleghi, è preposto per le certificazioni, le prenotazioni, la corrispondenza con i cittadini, la gestione dei tempi di attesa, la “ripartizione” degli inviti tra le varie sale mediche con la gestione degli orari e per la suddivisione dell’accesso delle varie fasce in base all’età. “Ma le nostre incombenze – spiega – comprendono anche i rapporti con il CSI per i programmi informatici, l’elaborazione delle statistiche che richiedono un costante aggiornamento, rimborsi all’utenza (non esente) che ha erroneamente pagato una determinata prestazione, l’approvvigionamento del materiale tecnico-amministrativo in genere, come pure l’emissione di autorizzazioni per il passaggio dei veicoli in zona a traffico limitato. È evidente che la criticità si manifesta nel momento in cui uno o più componenti amministrativi si debba assentare». Tutti i giorni, dal lunedì al venerdì (dalle ore 8.00 alle ore 15.30) è una sorta di corsa contro il tempo tra affanni, preoccupazioni, riunioni istituzionali per aggiornamento in assessorato e consulenze in ospedali; ma anche per superare qualche aspetto burocratico al fine di non tralasciare nulla al caso e soddisfare al meglio le esigenze di un pubblico sempre più eterogeneo. Tutto ciò grazie alla reciproca collaborazione tra medici strutturati (4), e infermieri (coordinati da Giorgiana Modolo) sia strutturati (26) che interinali (15 provvisori); questi ultimi peraltro reperiti in poco tempo. Un corpus operativo che “non si risparmia” ormai da mesi, a fronte di un’esigenza di sanità pubblica con determinate scadenze che le fonti ministeriali hanno imposto… probabilmente con troppa celerità penalizzando per certi versi il sereno svolgimento delle procedure.
In visita al seguito dei sanitari vaccinatori
L’attività ambulatoriale si svolge in tre aree: nella prima in 9 sale mediche (contrassegnate con le lettere dell’alfabeto) si riceve la popolazione cosiddetta inadempiente, ossia tutti coloro che non si sono mai messi in regola, nella seconda in 6 sale mediche (contrassegnate da numeri) si ricevono i soggetti per le vaccinazioni di “routine”, nella terza l’ambulatorio è dedicato alle vaccinazioni cosiddette dei viaggiatori, ossia coloro che si devono recare all’estero e intendono essere immunizzati da alcune malattie. In tutti i casi sono predisposte le sale d’attesa. «La chiamata, secondo il garante della privacy – spiega il dott. Gianfranco Marascio –, avviene per chiamata di numero e non per nome come a voler “tutelare maggiormente” la privacy, mentre in realtà tale esigenza non sussisterebbe in quanto la popolazione convocata non è affetta da alcuna patologia e, di conseguenza, non viene violata alcuna caratteristica personale in tema di salute». Prima di lasciare la Struttura sono stato accolto nella sala medica n. 4 per seguire alcune fasi vaccinali, dove sono operativi (in contemporanea con le altre cinque sale adiacenti), il dott. Marascio vaccinatore, e l’infermiera professionale Federica Costanza addetta alla trascrizione (in versione informatica) dei dati anagrafici e anamnestici dei soggetti da vaccinare. È una mattinata relativamente tranquilla: per oltre un’ora assisto al susseguirsi di genitori con i propri figli in braccio o sul passeggino (solitamente poco più che neonati), a seconda se si tratta della prima vaccinazione o di successivi richiami. L’accoglienza da parte del medico e dell’infermiera è sempre molto cordiale e dal tono rassicurante, avendo sempre l’accortezza di sapere se il bambino da vaccinare si trova al momento in buona salute e se sta assumendo della terapia per altre cause, ottenendo così la massima collaborazione dei genitori. «L’attività vaccinale – confida il dott. Marascio – è per lo più “routinaria” ma al tempo stesso non priva di soddisfazione, sapendo che tale opera non solo è utile alla prevenzione ma anche un atto medico di “stimolo” a beneficio della collettività». Parole che a mio avviso non hanno nulla di retorico, ma che richiamano l’attenzione ad un maggior senso civico e di responsabilità da parte di tutti.