Comunicazione ipnotica: interessante e innovativo evento a Torino
Dal linguaggio espressivo all’empatia per una buona compliance nel trattamento del dolore acuto e cronico, ma anche nella gestione dell’ansia e della paura.
di Ernesto Bodini
(giornalista scientifico)
Un seminario formativo sull’importanza e utilità del linguaggio verbale e la comunicazione non verbale, è quanto ha voluto organizzare l’Associazione Scientifica Infermieri Esperti Comunicazione Ipnotica (ASIECI), che si è tenuto nei giorni scorsi nell’aula magna dell’ospedale Molinette di Torino. Tema specifico “La comunicazione ipnotica – applicazioni nel percorso diagnostico terapeutico assistenziale: esperienze e risultati”, per il quale sono intervenuti infermieri professionali impegnati nelle varie aree mediche (dell’A.O.U. Cittadella Salute e della Scienza) con l’obiettivo di trasmettere la conoscenza delle proprie competenze nella relazione con persone che accedono a servizi diagnostico-terapeutici. Le relazioni sono state presentate dalla presidente dell’associazione Filomena Muro, infermiera presso il Servizio di Terapia del Dolore, che ha introdotto l’atavico concetto della dignità intesa come eccellenza e valore intrinseco dell’essere umano, a cui si deve sempre la massima attenzione in quanto Persona, specie se sofferente, e per questo è necessario entrare in relazione con la stessa, atteggiamento operativo che aiuta il paziente in qualsiasi difficoltà… «Il linguaggio ipnotico – ha spiegato Laura Rizzi, del Dipartimento di Scienze Mediche, sezione Nefrologia, Dialisi e Trapianto renale – può essere usato in modo più diretto in quanto modalità comunicativa che incide sullo stato emotivo della persona, amplifica le capacità negative e rinforza l’empowerment, e la mente del paziente diventa più flessibile… poiché riceve un linguaggio che parla direttamente al suo inconscio eliminandone il concetto critico». In sostanza comunicare con i pazienti è riuscire a “modificare” il loro vissuto sia negativamente che positivamente. É uno strumento che gli operatori attuano all’interno dell’ospedale, un vero e proprio modello che si adatta ad ogni situazione clinico-assistenziale. «Tra gli obiettivi della comunicazione – ha spiegato Maria Angela Consolaro, coordinatrice del Gruppo della Dialisi Peritoneale in Nefrologia – vi è quello di fornire al paziente uno strumento che cambi la visione del dolore da opprimente a controllabile, insegnandogli nel contempo modalità di auto-aiuto e a modificare la visione di passività, mettendolo quindi in condizione di augestirsi sia l’ansia che la paura nel corso delle procedure diagnostiche e/o terapeutiche». Così impostata la comunicazione risulta essere l’applicazione consapevole dei meccanismi neurolinguistici implicati in alcune funzioni della mente, in quanto con il potere delle parole si riesce ad aumentare la consapevolezza nel creare immagini con il conseguente riverbero nella mente. Ma è oltremodo importante sapere come viene trasmesso il significato delle parole inteso come concetto di persuasione, in quanto il paziente deve essere convinto di qualcosa che lo riguarda direttamente. «Si tratta – ha precisato Muro – di creare una relazione positiva che permetta alla persona di avere fiducia…, e in questo senso la comunicazione ipnotica segue delle fasi ben precise: ha un inizio, un corpo e un termine, fasi che devono essere “rigorosamente” rispettate per ottenere un risultato. Varie sono le tecniche da adottare come la capacità di ascoltare, la valutazione della singola situazione, il ricalcare per essere in sinergia (paziente-operatore) e il focalizzare l’attenzione sul paziente sino ad ottenere l’empowerment». Sulla condizione ipnotica: fenomeni possibili e tecniche induttive è intervenuta Bice Properzi, coordinatrice presso il Day Hospital e il Day Surgery unificato delle Medicine, specificando che la condizione ipnotica non è sonno, non è magia e nemmeno perdita di controllo, in quanto “l’effetto” suggestione ha una valenza diversa rispetto a come viene utilizzata; ossia, la suggestione ipnotica è un suggerimento che viene sempre accolto in modo critico, mai impunemente… «C’é coscienza modificata – ha precisato – che non è plagio; e la condizione ipnotica può essere definita una manifestazione plastica dell’immaginazione, caratterizzata da cambiamenti fisici e psichici».
In tutto questo “modus operandi” terapeutico-assistenziale si tratta di capire in quali situazioni cliniche sia da trattare il paziente, considerando ad esempio il disagio acuto o cronico, e cosa si può ottenere con la capacità di relazione (compliance) in quanto l’operatore ha l’opportunità di offrire un appropriato percorso di cura… in modo piacevole e positivo. Migliorando la compliance si ottiene la diminuzione del dolore sia acuto che cronico rendendo partecipe il paziente; inoltre l’agire dell’operatore aiuta la gestione dell’ansia. Ma quali sono gli strumenti e le strategie vincenti per la diffusione della comunicazione ipnotica e del suo utilizzo? «A riguardo – ha spiegato Carmela Bambara, infermiera presso il Servizio di Endoscopia Digestiva – notevole è la letteratura, anche se è ancora diffuso un certo scetticismo, soprattutto in Italia. Tra le strategie vincenti emerge il percorso formativo volto ad avere infermieri sempre più esperti in grado di entrare nel miglior modo possibile in relazione con il paziente, e con gli stessi colleghi. Se il paziente viene accolto, percepito e accompagnato da un operatore esperto, il dosaggio del farmaco, ad esempio, si riduce…» Da uno studio su 241 pazienti in terapia farmacologica, divisi in tre gruppi, è emerso che la maggior parte ha richiesto minor tempo nel trattamento e la terapia farmacologica è risultata ridotta, con il conseguente minor costo. Mentre un altro studio per il trattamento della colite ulcerosa ha evidenziato che l’utilizzo della comunicazione ipnotica accelera la guarigione e diminuisce la riacutizzazione di questa patologia. Sulla competenza infermieristica possibile e sulle relative norme di riferimento e percorso formativo è intervenuta Stefania Panizzolo, coordinatrice del Day Hospital e Day Surgery del Dipartimento di Neuroscienze e Salute Mentale, richiamando il concetto di Giurisprudenza la cui semantica è intesa come prudenza del diritto che, nell’uso quotidiano, ha sempre a che vedere con le azioni della persona, e quindi alla capacità del provvedere rivolgendo le proprie cure a qualcuno in modo da soddisfare i suoi bisogni, e ciò rientra proprio negli ambiti assistenziali dell’operatore sanitario. Il messaggio che si vuol dare è quello delle parole appropriate soprattutto in ambito assistenziale, sfruttando in modo consapevole i meccanismi neolinguistici implicati in alcune funzioni delle mente umana. Ma chi può usare la comunicazione ipnotica? «Non esiste un elenco – ha spiegato –, e teoricamente chiunque potrebbe utilizzare tecniche ipnotiche, anche perché indurre uno stato ipnotico non è poi così complesso. Ma poiché tale azione è finalizzata a qualcuno o qualcosa, è richiesta una certa professionalità e studio delle tecniche. L’operatore sanitario, ad esempio, può utilizzare tecniche ipnotiche finalizzate ad un determinato ambito come quello per il trattamento del dolore procedurale; e la normativa a riguardo è assai scarsa…». L’ipnosi intesa da questo seminario, utilizzata in ambito clinico-assistenziale, è fondata sul concetto di monoideismo plastico, ossia su quella situazione realizzabile quando il soggetto si concentra su una sua idea sino a concretizzarsi in una manifestazione fisica o psichica, evidente per l’operatore e il soggetto stesso. «Relativamente al percorso formativo – ha concluso Panizzolo – vi sono due normative, quali la legge n. 38 del 15/3/2010 sulle “Disposizioni per garantire l’accesso alle cure palliative e alla terapia del dolore”; mentre l’altra normativa riguarda l’istituzione dell’ospedale senza dolore. I campi di attività e la responsabilità sono determinati dai profili professionali interessati (22) che operano nella gestione del dolore».
Nella foto il gruppo infermieristico esperto in comunicazione ipnotica