Con i “Trans-collage” ITREMORI smuovono Cagliari
Il 1° giugno 2015, nell’ambito del progetto “Queeresima”, è stata presentata a Cagliari un’esposizione di collage realizzati da ITREMORI (Fabrizio Antonia Ibba, Emilio Ortu Lieto e Anna Maria Pisano) e incentrati sul concetto di “trans”, inteso in un ambito non strettamente sessuale.
di Marcella Onnis
Lunedì 1° giugno 2015 lo studio Arteduca, in via Lamarmora n. 54 a Cagliari, si è trasformato in una sorta di bazar. Tale, infatti, l’impressione avuta da chi, come la sottoscritta, ne ha varcato l’ingresso in questa giornata: magliette appese al soffitto, una moltitudine di colori e di attrattive, un viavai di occhi attenti a non perdere neppure un particolare del ricco patrimonio visivo a disposizione.
Artefici di questa variopinta e affascinante atmosfera i “Trans-collage”, lavori realizzati da tre artisti sardi: Fabrizio Antonio Ibba, Emilio Ortu Lieto e Anna Maria Pisano.
Come già il nome suggerisce, si tratta di opere realizzate con la tecnica del collage. Il prefisso “trans-”, invece, richiama l’effetto di sorpassare quelle barriere mentali e interpretative che ci impediscono di cogliere e apprezzare la multiformità della realtà, ma anche di leggerla per quello che realmente è sotto l’intonaco con cui – noi per primi e spesso inconsapevolmente – la rivestiamo.
I collage realizzati sono stati riprodotti su una serie di stampe e t-shirt in edizione limitata. La scelta di ricorrere anche alle magliette (pezzi unici e numerati, disponibili in bianco o in nero) non è casuale, spiega Ortu: «Visto che il risultato dei collage è spesso pop, abbiamo scelto un mezzo di promozione pop».
Lunedì scorso si è tenuta, dunque, la presentazione ufficiale dei “Trans-collage” e del marchio ITREMORI, con cui sono stati firmati. L’evento è inserito nella programmazione del progetto “Queeresima”, curato e coordinato dall’associazione ARC di Cagliari. Il progetto mira a combattere l’omofobia e i pregiudizi in generale attraverso la promozione dei diritti e della cultura delle persone lesbiche, gay, bisessuali, transessuali e queer (ma il concetto di “queer” è un modo di essere, contrapposto a stereotipi ed etichette, che va ben oltre l’orientamento sessuale e tocca anche la sfera religiosa). La finalità di “Queeresima” è concretamente attuata attraverso “un percorso-ponte di 40 giorni tra la Giornata mondiale contro l’omotransfobia, 17 maggio, e il Pride, 28 giugno”, le cui tappe sono costituite da “iniziative politiche, culturali e di spettacolo di respiro regionale”. Il ricco programma – probabilmente l’unico in Europa a prevedere 40 giorni di iniziative in questo ambito – coinvolge varie zone della Sardegna e può essere consultato sul sito del progetto: www.queeresima.it
Tornando ai “Trans-collage”, la loro genesi ripercorre un po’ il percorso compiuto da quei gruppi di artisti che, negli anni ’60, diffusero un nuovo approccio all’arte visuale e che rappresentavano un segno di rottura sin dal nome: Gruppo Zero, Gruppo Emme… Come questi artisti, dunque, Ortu, Pisano e Ibba hanno deciso di lavorare assieme a un unico progetto, che avesse una modalità espressiva determinata (il collage, appunto) e anche un tema ben definito (il concetto di “trans”, da intendersi in un orizzonte ben più ampio di quello della sessualità, esattamente come accade per il concetto di “queer”). Per far funzionare bene l’idea, però, serviva quell’ingrediente senza il quale, a parere di chi scrive, tutto acquista più gusto: l’ironia. Un’ironia che nel loro caso – come spiegano essi stessi – strizza l’occhio al dadaismo e, in generale, alle avanguardie del primo Novecento.
Sia il trio sia il risultato di quello che gli interessati definiscono un “laboratorio poetico” (perché di visioni ed emozioni stiamo parlando) sono stati da loro battezzati “ITREMORI”, nome che già richiama la dimensione ludica che caratterizza questi lavori. Con un gioco di parole, infatti, è possibile leggerlo come “I tremori” (perché far tremare certezze è ciò cui queste opere mirano… e sono effettivamente in grado di fare) o come “I tre mori”, ironico richiamo ai quattro mori del vessillo isolano.
Attraverso l’ironia e l’approccio ludico, Ortu, Pisano e Ibba hanno voluto «aprire a nuovi orizzonti» la propria prospettiva, prima di tutto, ma anche quella dei fruitori delle loro opere. Non dimentichiamo, infatti, che di opere d’arte stiamo parlando e non certo di pastrocchi come quelli che, da bambini, tanti di noi – nati decenni prima dei nativi digitali -abbiamo realizzato una volta scoperta l’esistenza della tecnica del collage.
Dietro questi lavori c’è non solo un’attenta ricerca, ma anche una grande consapevolezza tecnico-artistica e umana, senza la quale non sarebbe stato possibile fare un uso originale di una modalità espressiva ormai “storica” e renderla capace di veicolare messaggi complessi, facendo al contempo sorridere e riflettere.
Comune ai tre artisti la preparazione culturale necessaria, ma diverso – naturalmente l’esito: le opere, afferma Emilio Ortu, «mostrano inevitabilmente qualcosa dell’artista», «cose non dichiarate, ma che sono quelle che più gli interessano».
Volendo riportare un’impressione personale, “emozionale” e certamente non tecnica, i lavori di Ortu comunicano con un linguaggio diretto e provocatorio (in contrasto con i modi gentili e pacati dell’artista), i cui spigoli vengono tuttavia ammorbiditi con un uso sapiente dell’ironia.
I collage di Pisano sono ugualmente provocatori, ma lo sono in un modo “morbido” e, più che alla sessualità , il richiamo è alla sensualità (tratto distintivo di quest’artista).
Le opere di Ibba, invece, hanno un’ironia meno evidente poiché a dominare è lo stile raffinato e surrealista. Curiosamente, infatti, l’eleganza che emanano queste opere è tale da “contagiare”, facendola sembrare un’eccentricità chic, la bizzarria dell’accostamento di forme e soggetti.
Complessivamente, la collezione mescola «la storia della pittura al culto dell’immagine capitalistica e globalizzata, messaggi di erotismo subliminale, corpi di super-macho e donne-oggetto». In generale, «sono assurdi che fanno rendere coscienza di alcuni stereotipi» e, soprattutto della «truffa ideologica del nostro sistema culturale».
L’esposizione sarà aperta al pubblico per tutta la settimana e – se le consentiranno le attività programmate dallo studio Arteduca di Pisano e Ibba – potrebbe essere prorogata.
Foto Giuseppe Argiolas