I “Concerti senza orchestra” diretti da Nicola Lecca
Mentre Mondadori lancia l’e-book di “Hotel Borg” a distanza di dieci anni dalla sua uscita e mentre ne viene pure preannunciata una trasposizione cinematografica, io ripesco, invece, dal passato di Nicola Lecca un’altra chicca che, comunque, con quest’opera successiva ha tanto in comune: la sua raccolta di racconti “Concerti senza orchestra” (Marsilio Editori, 1999).
Questi concerti o, meglio, questi assolo coprono lo spazio di un’ottava: ognuno è dedicato a una nota e su questa si sofferma per darle forma di una semibreve con il punto, prolungata quanto basta per astrarci da una quotidianità in cui «Tutto scorre: e il tempo lo ingoia» e in cui «[…] ogni persona, ogni cosa, sembra correre verso un baratro profondo e cupo».
A esibirsi in questi brani – il che vale a dire esibire se stessi – sono otto personaggi irrequieti, se non folli, sicuramente unici e fuori dal loro/nostro tempo, con cui, però, è naturale instaurare un legame empatico, forse perché ci accomuna la maledizione per cui «ognuno è vittima dei propri fantasmi».
Anche stavolta, mi è difficile dare forma compiuta ed elegante a ciò che le storie narrate da Nicola Lecca sanno sempre trasmettermi. E pure stavolta non posso evitare di parlare anche di lui, di questo giovane dall’indole realmente cosmopolita, che ha deciso di raccontare l’umanità senza ingabbiarla nell’aura di sardità, come, invece, noi suoi conterranei tendiamo ad aspettarci – qualcuno persino a pretendere – dai nostri narratori. Una scelta che, da un lato, ha sicuramente aiutato la sua arte a oltrepassare presto i confini dell’Isola ma che, dall’altro, lo ha privato di una quota di lettori sardi e di una maggiore considerazione da parte dell’intellighènzia locale.
Nicola Lecca ha scelto di essere fedele a se stesso sempre e comunque, anche a rischio di non esser capito e, quindi, apprezzato. C’è un passaggio di “Ascoltando Schumann”, ultimo racconto della raccolta o, meglio, ultimo dei concerti senza orchestra, che, autobiografico o no, ben gli si attaglia: «Da giovane, inviai un mio breve racconto a un noto periodico francese. Il redattore che lo aveva letto mi disse: “Vede, mio caro, il testo è indubbiamente di valore, ma perché non ci inserisce qualche cadavere, o qualche stupro? Il pubblico lo gradirebbe certamente di più”». Tutto il racconto, in realtà, si presenta al lettore come autobiografico e, in ogni caso, anche al netto della finzione letteraria, rafforza la sensazione che Nicola Lecca, così raffinato e sensibile, sia nato in un’epoca sbagliata. Oppure che sia vera l’opinione inversa: che, cioè, sia paradossalmente nato proprio nell’epoca giusta, venuto a fare da contrappunto – come Profeta o Oracolo, più che come Agnello sacrificale – alla chiassosa volgarità in cui abbiamo sprofondato le nostre esistenze. Si spiegherebbe così perché – nonostante il rifiuto di scendere a compromessi con ciò che è di tendenza – un folto pubblico lo apprezzi e, leggendolo, senta di aver trovato una risposta a un proprio recondito bisogno. Un pubblico che, per di più, include anche chi, pur avendo un’indole differente, tra le sue parole cerca proprio questa diversità, cerca quella purezza, quella delicatezza e quel buon gusto che sono ormai demodé e che magari personalmente non vuole perseguire, ma per cui prova comunque ammirazione, come per ogni cosa che si avvicini il più possibile, entro gli umani limiti, alla perfezione.
E tra ciò che in questo e per questo attrae c’è, naturalmente, anche la musica classica, protagonista di tutti questi otto concerti senza orchestra al pari dei solisti che Nicola Lecca ha posto per noi sul palcoscenico. Con notevole perizia e altrettanta passione, l’autore ha affiancato ai suoi racconti un’eccellente colonna sonora, preoccupandosi di rivelare l’anima di ogni brano scelto così come ha fatto per ognuno dei suoi personaggi. E se, leggendo queste pagine, vi verrà voglia di ascoltare questa colonna sonora, non perdete tempo ad annotare titoli e autori come ho fatto io: Nicola Lecca – per cui la musica richiede lo stesso impegno della letteratura – fornisce in coda al libro l’elenco degli autori e delle opere citate. Or, dunque, non mi resta che augurarvi buona lettura, anzi, buon ascolto.