Conclusa la XXVII edizione della Giornate Cardiologiche Torinesi
Molte le novitá ad evidenziare progressi tecnologici e terapeutici soprattutto nell’ambito della cardiologia interventistica
di Ernesto Bodini
(giornalista scientifico)
Molti gli eventi che hanno caratterizzato la XXVII edizione delle Giornate Cardiologiche Torinesi, alle quali hanno partecipato i massimi esperti mondiali intervenuti per illustrare i progressi soprattutto nelle aritmie cardiache e sulle grandi innovazioni in cardiologia. Inoltre, per approfondire argomenti come quelli relativi al cuore artificiale e cellule staminali, al pacemaker “avvitato” direttamente nel cuore, all’ECG sottocutaneo: da ogni parte del mondo il paziente può tenere informato il suo cardiologo, quando il “batticuore” non deve essere sottovalutato, e anche innovazioni sui nuovi farmaci che non richiedono analisi frequenti o limitazioni nella dieta. Una ulteriore novità ha riguardato un focus relativo a studi che documentano che l’Aspirina, assunta come prevenzione primaria (quindi prima della comparsa della malattia, per scongiurarla) non ha alcuna logica. Una due giorni voluta dal prof. Fiorenzo Gaita, direttore della Cattedra di Cardiologia alla Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’università di Torino, e dal dott. Sebastiano Marra, direttore del Dipartimento Cardiovascolare del Maria Pia Hospital di Torino, che hanno coinvolto oltre 600 partecipanti provenienti da 7 Paesi stranieri. A latere del convegno e per alcuni approfondimenti fanno seguito le interviste al prof. Fiorenzo Gaita e al dott. Sebastiano Marra.
INTERVISTA AL PROF. FIORENZO GAITA, DIRETTORE DELLA CATTEDRA DI CARDIOLOGIA ALLA FACOLTÁ DI MEDICINA E CHIRURGIA DELL’UNIVERSITÁ DI TORINO
Progressi in cardiologia interventistica grazie alle nanotecnologie: dai looper recorder impiantabili ai minuscoli pacemaker, ma anche alla riduzione dei trapianti cardiaci per migliori e tempestive diagnosi e trattamenti precoci
Prof. Gaita, la tecnologia e l’informatica in campo medico è in continuo progress. Quali sono le più importanti innovazioni per la diagnostica delle patologie cardiovascolari?
“Una delle più importanti innovazioni nella diagnostica cardiovascolare (sopratutto aritmica), grazie alle nanotecnologie, riguarda la costruzione di microapparecchi iniettabili (looper recorder impiantabili) sotto cute in grado di registrare l’elettrocardiogramma di un paziente tutti i giorni per tre anni consecutivi, tale da ottenere una notevole mole di informazioni”
In cosa consistono?
“Sono apparecchi del peso di appena 2 grammi e sono composti da tre componenti: un mini elettrocardiografo, un trasmettitore telefonico e una batteria che permette all’apparecchio di funzionare per circa tre anni”
Come funzionano?
“Certamente non c’é nessuna memoria solida in grado di registrare 100 battiti ogni giorno per tre anni, ma questo apparecchio ha la capacità non solo di analizzare i battiti ma ha anche dei parametri per riconoscere una situazione di normalità e differenziarla da quella che è patologica, e nel contempo conservando in memoria soltanto quello che è patologico. Inoltre, sono collegati con un piccolo telecomando per cui qualora il paziente avesse un disturbo di qualsiasi genere (sensazione di batticuore, vertigine, svenimento, etc.), premendo il telecomando l’apparecchio è in grado di mantenere in memoria, 15 minuti prima dell’evento, l’evento stesso e tutto ciò che accade nei 15 minuti successivi. Tutto ciò permette di capire che cosa ha determinato l’evento ma anche quali sono stati i meccanismi pre e post sintomatologici del paziente. Infine, ogni mese l’apparecchio scarica la propria registrazione su un PC o direttamente sul telefono, il quale a sua volta scarica tutte le informazioni al nostro Centro di raccolta in ospedale e, una volta al mese, diamo al paziente e al medico inviante un report di quello che è stato il monitoraggio olter che durerà tre anni”
Tra le novità enunciate nell’ultima edizione delle Giornate Cardiologiche Torinesi è stato illustrato il “pacemaker avvitato”. In cosa consiste?
“Questo apparecchio, grazie all’utilizzo delle nanotecnologie, che pesa pochi grammi, è composto da un generatore di impulsi e da una batteria che dura 8 anni. Mentre in passato i pacemaker erano dei generatori che pesavano dai 12 ai 25 grammi e davano un impulso al cuore tramite un catetere che veniva inserito nel cuore attraverso una vena, collegato al generatore d’impulsi (solitamente posizionato sotto il muscolo pettorale), oggi tutto questo è racchiuso in un microprocessore che viene “iniettato” direttamente nel cuore. Gli apparecchi sono di due tipi, che peraltro sono simili, e vengono montati sulla punta di un catetere che funziona da “carrello trasportatore” che a sua volta viene inserito attraverso la vena di una gamba sino all’interno dell’atrio destro e poi del ventricolo destro. I due pacemaker differiscono tra loro soltanto per la modalità di fissazione al cuore: nel primo caso sul pacemaker viene avvitato alla parete cardiaca, mentre nel secondo caso viene ancorato e funziona come un normale pacemaker”
Cosa si intende per “batticuore sporadico” e perché può essere un evento a rischio non solo nei giovani sani ma anche nelle persone “over 50”?
“Il batticuore è un sintomo che può essere sporadico o meno, e all’inizio è quasi sempre sporadico parossistico e proprio per questo difficile da documentare…, tant’é che per documentarlo bisogna usare il piccolo apparecchio, ossia il lopper recorder. Solitamente anche le registrazioni più brevi (holter di 7 giorni o di 24 ore) possono aiutare, ma non aiutano quando il sintomo non è più sporadico; viceversa, quando lo stesso può essere settimanale o giornaliero è disponibile la registrazione holter (banale registratore elettrocardiografico), che viene collegato al torace mediante degli elettrodi e solitamente mantenuto 24-48 ore, e tale registrazione serve proprio per documentare i sintomi. Con gli holter la diagnosi è possibile solo se il sintomo diventa molto frequente: sono ottimi se il sintomo è quotidiano, ancora validi se il sintomo avviene una volta alla settimana, diventa un puro calcolo di probabilità se il sintomo compare ogni mese. Si tratta quindi di porre la diagnosi giusta e impostare la corretta terapia”
Come vanno gestite le aritmie in quanto importante fattore di rischio?
“Una volta fatta la diagnosi con questa strumentazione ogni aritmia ha il suo diverso profilo di rischio e la sua diversa terapia. É quindi indispensabile diagnosticare l’aritmia e la terapia è subordinata a seconda del tipo di aritmia: fibrillazione atriale, tachicardia atriale, flutter atriale, etc.”
Quali altri obiettivi si prefigge la Cardiologia interventistica per il futuro?
“Nel campo della Cardiologia il futuro vedrà tutta una serie di introduzioni di nuove metodiche come la presenza di nuovi stent sempre più sofisticati e riassorbibili che miglioreranno le procedure della conduzione di cateteri alle valvole cardiache all’interno del cuore, riducendo (in pazienti particolarmente a rischio) la necessità di un intervento chirurgico vero e proprio, ma preferendo un intervento di chirurgia interventistica tramite catetere. Inoltre, il futuro prevede dei defibrillatori sempre più piccoli e con delle funzioni molteplici, ma anche l’uso di cellule staminali (ricavate dai differenti tessuti), e uno sviluppo notevole della genetica per cui grazie a dei test genetici si potrà in qualche modo individuare più facilmente delle patologie rare o una predisposizione a certe altre patologie”
I trapianti di cuore sono diminuiti a seguito dei più qualificati trattamenti delle patologie cardiache?
“Per quanto riguarda i progressi nel trattamento di tutte le patologie cardiache le stesse si sono ridotte negli ultimi dieci anni, e ciò è essenzialmente dovuto a due fattori: una migliore diagnostica precoce e quindi una migliore e immediata terapia, e alla prevenzione attraverso il controllo del colesterolo, del diabete, dell’ipertensione arteriosa, etc. Tutto questo ha comportato una riduzione della mortalità cardiaca di circa io 15% nell’ultimo decennio e quindi meno trapianti dell’organo”
INTERVISTA AL DOTTOR SEBASTIANO MARRA, DIRETTORE DEL DIPARTIMENTO CARDIOVASCOLARE DEL MARIA PIA HOSPITAL DI TORINO
Innovazioni dal punto di vista farmacologico ma anche da quello “tecnologico” che consiste nel primo elettrocardiogramma sottocutaneo impiantato all’ospedale Molinette di Torino
Dott. Marra, il progresso dal punto di vista farmacologico per quali patologie cardiovascolari si è evoluto?
“Nel nostro ambito abbiamo avuto due o tre elementi di grande interesse. La prima innovazione riguarda i nuovi anticoagulanti orali, i quali hanno un’efficacia e una stabilità ematica tali da evitare dei picchi che possono causare sanguinamenti intracranici; un secondo aspetto positivo da considerare è che questi farmaci non hanno interferenze con i cibi e con altri farmaci, inoltre non necessitano periodici controlli con esami. Altro farmaco di grande interesse riguarda una molecola anticorpale (PCSK9) che antagonizza il metabolismo del colesterolo, quindi con effetto ipocolesterolizzante molto superiore alle attuali statine, e va somministrato per iniezione sottocute ogni 15-30 giorni”
Quali sono, oggi, le patologie cardiache che richiedono un maggior periodo di degenza, nonostante i progressi diagnostici e terapeutici?
“Lo scompenso cardiaco, cosiddetto, che è una situazione terminale rispetto a molte altre patologie dell’apparto cardiovascolare, in quanto si sommano i danni da funzione dei vari apparati dell’organismo per il quale non è prevista una terapia risolutiva a differenza di altre di carattere… temporaneo, “costringendo” il paziente a ricoveri continui. Quindi, per lo scompenso cardiaco sarebbe indicato il trapianto di cuore (in considerazione dell’età), mentre l’impianto di un cuore artificiale non è semplice ed è costoso tanto che questi pazienti recidivano e in continui ricoveri non brevi”
Quali farmaci e per quali terapie non sono richieste analisi frequenti, o limitazioni nella dieta?
“Ritengo che tutti i farmaci antiaggreganti disponibili (sempre associati alla malattia coronarica) sono considerati di sicura efficacia e non richiedono esami o test di verifica; inoltre non hanno interferenze con altre terapie cardiologiche o di altra natura”
All’ospedale Molinette della Città della Salute e della Scienza di Torino è stato impiantato il primo elettrocardiogramma sottocutaneo (Reveal Linq), quale unico protocollo italiano sulle cellule staminali. Può spiegare questo processo innovativo?
“Il Reveal Linq viene usato per monitorare i pazienti a cui si fa il trattamento con le cellule staminali intracardiache, ossia iniettare in via percutanea all’interno del ventricolo sinistro, prelevate dal midollo osseo degli stessi. Le cellule staminali vengono inviate alla Self factory di Monza (Azienda Ospedaliera San Gerardo) per essere debitamente estratte, purificate ed espanse”
Ai fini della prevenzione della malattia cardiovascolare l’aspirina è oggi “demonizzata”. Può confermare e perché?
“In prevenzione primaria delle malattie delle arterie è stato notato che l’aspirina non ha un ruolo particolarmente significativo, ed è stato altrettanto documentato che l’adozione dell’aspirina in prevenzione primaria in forma estensiva non è efficace nel trattamento in soggetti con patologia cronica, tant’é che in un decennio di durata si sono manifestati episodi ricorrenti di emorragie dell’apparato gastroenterico nel 3-4% dei casi. Per la prevenzione secondaria in pazienti con malattie delle arterie, l’aspirina viene prescritta soprattutto dopo un’angioplastica o un by-pass in quanto si denota un discreto beneficio, naturalmente somministrandola a bassi dosaggi”
Le donazioni di organi a scopo terapeutico sono diminuite sensibilmente, probabilmente per una maggiore disponibilità dei cuori artificiali. È così?
“No. Non credo. Le donazioni sono diminuite del 50% un po’ in tutta Europa, quindi anche nel nostro Paese e in Piemonte soprattutto in questi ultimi 4-5anni, probabilmente per fattori prevalentemente di carattere socio-culturale e per la diminuzione dei traumi stradali, grazie alle campagne di sensibilizzazione. Ciò ha “stimolato” l’incremento dell’uso del cuore artificiale, e va da sé che per i pazienti non trapiantabili (anche per l’età avanzata) il cuore artificiale rappresenta indubbiamente una risorsa…”