Conclusa la XXXII edizione del noto Premio letterario Cesare Pavese

un uomo e una donna seduti ad un tavolo durante una manifestazione

Narrativa, saggistica, poesia e tesi di laurea hanno contribuito a valorizzare sempre più il percorso e le finalità dello scrittore piemontese 

di Ernesto Bodini
(giornalista scientifico)

tavolo dei giurati di un concorsoLa voce narrante (storica e sentimentale) di uno scrittore sensibile come Cesare Pavese (1908-1950) continua attraverso il Premio internazionale di letteratura a lui dedicato, e ormai giunto alla XXXII edizione. L’annuale cerimonia si è svolta il 29 e 30 agosto scorsi a Santo Stefano Belbo (Cn) nella storica sede del Centro Pavesiano Museo Casa Natale, presieduta dal prof. Luigi Gatti. Sempre più qualificata la giuria, presieduta dalla prof.ssa Giovanna Romanelli (già docente alla Sorbona) che, con consolidata esperienza valutativa e sensibilità, ha assegnato il riconoscimento del Premio Cesare Pavese al cantautore e scrittore Roberto Vecchioni per l’opera “Il mercante di luce” (Ed. Einaudi, 2014); al critico e linguista Gian Luigi Beccaria per l’opera “L’italiano in 100 parole” (Ed. Rizzoli, 2014), al poeta Aldo Nove per la silloge “Addio mio Novecento” (Ed. Einaudi, 2014), e all’attore Giancarlo Giannini per l’opera biografica “Sono ancora un bambino – ma nessuno può sgridarmi” (Ed. Longanesi, 2014). Il riconoscimento della giuria è andato anche allo studente Mattia Pacetti di Agogliano (Ancona) per la tesi “Cesare Pavese. Poetica e politica”, discussa all’Università di Macerata in cui «l’autore – è stato sottolineato – evidenzia il rapporto tra simbolismo, rappresentazione della società e ideologia comunista con specifico riferimento a due testi cardine: “La casa in collina” e “La luna e i falò”, senza però trascurare il contributo giornalistico del Pavese impegnato». Il Premio comprende altre sezioni tra le quali quella dedicata alle opere inedite che sono risultati vincitori Marina Cavanna di San Carlo Canavese (Torino) per la narrativa “Il partigiano”, Nino Casalino di Biella per la poesia “E un gabbiano di un’onda si innamorò”; per la saggistica Irene Mezzaluna di Fermo con l’opera “I volti chiusi”, saggio sull’alterità nella poesia di Cesare Pavese; il premio giovani è andato a Dario Malinconico di Torino per “Nessun altro luogo che qui”; per la narrativa in lingua piemontese a Gian Antonio Bertalmia di Carmagnola (Torino) con “A lé mach na fomna” (È solo una donna”); e per la poesia, sempre in lingua piemontese, a Maria Teresa Cantamessa di Ivrea (Torino) con la silloge “Stagion drocà – An memoria d’un fieul del ‘99”. Menzioni di merito per le opere edite ad Alfredo Tocchi di Milano per “La principessa del carnevale di Rio” (Ed. Aracne, 2015), e a Stefano Garzaro di Torino per “Ventinove sottozero” (Ed. Pintore, 2015).

pubblico di una manifestazione culturaleOrmai altrettanto storica è anche la sezione dei Medici scrittori (capitanata dalla dottoressa Patrizia Valpiani, neo presidente dell’AMSI), coadiuvata dal dott. Giancarlo Brini, che ha visto premiati per la narrativa inedita Alfredo Caseri di Villa D’Adda (Bergamo) con “Un gesto d’amore”, impegnativo trasferimento di un dramma in un racconto che richiede il cuore di un poeta e la pietas di un medico; premio speciale per la poesia inedita dialettale piemontese a Silvia Barisone di Acqui Terme (Alessandria), con la silloge “Me nona” (Mia nonna); vincitore è risultato Simone Bandirali con “Omaggio a Dino Campana”, una impresa difficile entrare nella poesia per valutare il peso delle parole se si perdono i confini dei segni sottesi…; per la saggistica edita vincitore Davide Schiffer (insigne neurofisiologo) con l’opera “Memoria ed oblio” (Ed. Golem), saggio poderoso per un ritorno al concetto della storia di Walter Benjamin; per la poesia edita vincitore Franco Villa con la silloge “Frutti tardivi” (Ed. Golem), un autore che attraverso i suoi versi è riuscito ad affrontare le proprie remore aprendosi al mondo lirico; per la narrativa edita vincitore Carlo Marchi (di Formigine) con l’opera “Maria Beatrix do mar” (Ed. 0111), un romanzo ambientato nell’immenso Brasile dove l’autore ha vissuto un certo periodo, cogliendo il meglio di un mondo magico che si fonde con quello reale.

un uomo e una donna seduti ad un tavolo durante una manifestazioneTra i finalisti (premiati con menzione d’onore) per la narrativa edita, che ad onor di cronaca hanno impegnato non poco la giuria considerandoli alla stessa stregua dei vincitori, Elena Cerutti di San Giorgio Canavese (Torino) con il romanzo autobiografico “Lo sconosciuto (Ed. Golem, 2014), una autrice al suo felice esordio che con quest’opera ha dimostrato di saper fondere l’intensità testuale con la modernità espressiva, con la quale la dignità assume un valore primordiale e incoercibile; Enrico Riggi con l’opera “Vorrei morire in un giorno di sole” (Ed. Allemandi), con la quale l’autore nel dare “sfogo” al racconto avventuroso dimostra autorevolezza nel lessico e nella capacità narrativa; e infine a Angelino Riggio di Torino con il romanzo storico “L’ultimo destino” (Ed. Pintore), sapiente racconto dove il vero vuole confondersi con il verosimile, tant’è che i riferimenti storici forniscono la cornice ideale alle vicende di due fratelli dai destini diversi. Per i medici scrittori in lingua francese sono risultati vincitori Paul Zeitoun con l’opera “Musique d’ascenseur”, e Gaetan Lecoq con il volume “La crête des Esparges”.


Intervista a Giovanna Romanelli, presidente della Giuria

 

Prof.ssa Romanelli, quale la filosofia di questo Premio giunto alla XXXII edizione?

“Quest’anno, rispetto alle opere edite abbiamo deciso di estendere il Premio anche ai non scrittori di professione, ma pur sempre di buona cultura come il cantante Roberto Vecchioni, e l’attore Giancarlo Giannini per la sua opera che va oltre la biografia… Quindi si è trattato di ampliare il ventaglio letterario ad un pubblico eterogeneo che possa interessare specialisti e non, e che vede tra l’altro gli altri due vincitori: Aldo Nove (poeta noto anche all’estero), e allo studioso Gian Luigi Beccaria che sintetizza in cento parole una storia della lingua italiana sui generis. Il fil rouge che unisce questi autori è quello che ha caratterizzato l’incontro  (a margine della premiazione) su “Parole, luci, suoni. Il tempo e l’addio al passato”. Espressioni in gran parte presenti nelle opere di Pavese”

Quanti i lavori pervenuti?

“Molti, anche di giovani autori soprattutto per la sezione dedicata alle opere inedite, tant’è che la scelta è stata ponderosa e difficile”

Quanto costa a una giuria in termini di scelte il non inserire ulteriori finalisti?

“Purtroppo la selezione implica sempre l’espressione di un giudizio, e il timore che lo stesso possa essere “fallace”; quindi si mette in moto la consultazione tra i vari membri di “rilettura” e di scelta, come ad esempio per la poesia inedita che, in questo caso, è risultata essere più tradizionale e con un lessico arcaico che allude a un mondo ironico, perso e con un suo valore…”

Qual é la sua riflessione sull’ormai divenuto fenomeno sociale, ossia il fatto che nel nostro Paese si legge sempre meno?

“È un dramma che coinvolge tutta la nostra società, ossia di questo analfabetismo di ritorno: non c’é più profondità di pensiero, capacità introspettiva per porsi in maniera critica verso gli altri, ma anche di considerare se stessi come piccoli “atomi” che devono interagire con gli altri. Una grave mancanza soprattutto per le future generazioni”

 

Foto di Ernesto Bodini.
In alto, al microfono il presidente Luigi Gatti; in basso il dott. Brini e la dott.ssa Valpiani.

Per i medici scrittori in lingua francese sono risultati vincitori Paul Zeitoun con l’opera “Musique d’ascenseur”, e Gaetan Lecoq con il volume “La crête des Esparges”.

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