Contadini di Langa: diversi per non essere marginali

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Conta! dini di Langa: occorre restare “diversi” per non rimanere ai margini.
Intenso dibattito al convegno organizzato alle Surie dall’Associazione Mercato dei Contadini delle Langhe e da Cantina Clavesana: presentato un progetto di “non omologazione” rurale per dare continuità all’agricoltura locale e mettere in fase l’efficienza dell’impresa matura, ma priva di continuatori, con l’entusiasmo degli aspiranti agricoltori. Nel nome di un’identità riconoscibile.

 

Nell’epoca del “consumo di suolo”, pochi sanno che la principale causa del fenomeno non è la pur crescente cementificazione, ma l’abbandono dei terreni agricoli. Un abbandono spesso non dovuto a condizioni economiche non più sostenibili da parte delle imprese, ma al difetto di continuità legato alla mancanza di successori anche in imprese redditualmente solide, in grado di stare sul mercato.
Una sindrome che, con tutti i distinguo legati alle diverse situazioni socioeconomiche, accomuna l’Italia intera. Ma che avrà conseguenze pesantissime proprio nelle aree in cui, come le Langhe, la maglia fondiaria è più ridotta e, quindi, gli equilibri agroambientali e paesaggistici sono più fragili.

Se non prevenuto attraverso la messa a punto di un progetto coerente che, basandosi su dati attendibili e obbiettivi realistici, individui e sostenga le iniziative capaci a garantire il passaggio di mano e la sopravvivenza delle aziende sane, il p roblema potrebbe diventare irreversibile, ponendo la realt&a! grave; l angarola (o, mutatis mutandis, qualsiasi altra) di fronte a un bivio drammatico: la perdita di un’ulteriore fetta di suolo agricolo o la conversione a un modello di agricoltura monocolturale estraneo non solo alla tradizione, ma alle aspirazioni stesse delle nuove generazioni di agricoltori.

Nasce da qui la proposta, illustrata da Fabio Palladino dell’Associazione Mercato dei Contadini delle Langhe (www.mercatodeicontadinidellelanghe.it), al convegno Da Terra marginale a Terra originale organizzato venerdì scorso alle Surie dalla stessa associazione e da Cantina Clavesana (www.inclavesana.it). La quale, riunendo e coordinando secondo una logica identitaria il lavoro di oltre 350 famiglie di viticoltori, più di tutti rappresenta la vocazione langaiola al mantenimento dell’individualit& agrave; aziendale.

“Il progetto, di cui l’incontro non è che una prima tappa, si articola in 5 punti”, dice Palladino. “Il primo è realizzare una ricerca scientifica, di taglio socioantropologico, sull’identità della nostra area. Il secondo è una mappatura delle aziende esistenti, individuando quelle a rischio di declino nei prossimi 5 anni. Il terzo è un bando nazionale annuale per premiare il miglior progetto aziendale giovanile e attrarre così nuovi investimenti. Il quarto è realizzare un osservatorio permanente che tenga aggiornata la mappa e segua l’attività di incentivazione. Il quinto è far confluire sul progetto i flussi finanziari previsti dalle norme comunitarie, come quelle sui distretti rurali e il PSR 2014-2020”.
Alla presentazione, coordinata d al giornalista Stefano Tesi, hanno partecipato il ret! tore del l’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo, Piercarlo Grimaldi, Alessandro Mortarino, Coordinatore Nazionale del Forum Salviamo il Paesaggio, Paola Migliorini, agronomo e ricercatrice presso l’Università di Pollenzo, il vicepresidente nazionale della Confederazione nazionale Liberi Agricoltori, Furio Venarucci. L’incontro è stato sostenuto anche dal Centro Studi della Fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo. Hanno portato la loro testimonianza il direttore di Clavesana, Anna Bracco, e alcuni giovani in rappresentanza di differenti esperienze di “comunità rurale” in Italia e all’estero.

“Siamo lieti che i Contadini delle Langhe abbiano visto in noi e nel nostro modo di lavorare un modello da seguire e che ci abbiano chiesto di essere loro partner in questa iniziativa, nonché di ospitarla nella nostra scuola”, dice Anna Bracco, direttore di Clav esana. “Aderendo crediamo di aver assolto alla nostra naturale vocazione di fungere da punto di riferimento per un territorio rimasto profondamente rurale. I nostri 350 soci sono già un esempio di comunità agricola locale che cerca sbocchi per il futuro senza snaturare né alterare l’anima dei luoghi. E’ dunque questa la strada giusta da percorrere.”

Chiunque voglia intervenire nel dibattito scaturito al Convegno e voglia indicare buone pratiche per favorire i giovani in agricoltura può segnalarle su http://daterramarginaleaterraoriginale.wordpress.com

Materiale di approfondimento sui temi trattati al Convegno e informazioni sul progetto sono reperibili sul blog di Clavesana: www.siamodolcetto.it

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