CRITICHE OSSERVAZIONI SULLA REALTÀ DI OGGI E DI DOMANI

Di fronte alle avversità sempre più quotidiane, deleteria l’inosservanza della popolazione, ma anche il non apprendimento della saggezza dei nostri avi.

di Ernesto Bodini (giornalista e opinionista)

Si può scrivere ed informare finché si vuole ma purtroppo la realtà non cambia. Eppure la popolazione, ossia noi tutti, continua a subire quanto di peggio i nostri simili possano compiere: reati d’ogni sorta, e spesso anche nei confronti di persone che nulla hanno provocato ad alcuno, e men che meno hanno conosciuto il loro aggressore. Se rileggiamo alcuni capitoli della storia (un cammino che non sappiamo percorrere) non ci dovremmo stupire in quanto infinite sono le pagine che descrivono le peggiori nefandezze compiute dall’uomo (come anche dalla donna), ma con il passare dei secoli la sostanza non è mai cambiata… anzi. È pur vero che molti Paesi nel frattempo si sono emancipati avendo incrementato la propria cultura, e adeguando il loro patrimonio legislativo con visioni più democratiche e quindi più civili, ma è altrettanto vero che tra questi (compreso il nostro), nonostante tutto, la convivenza civile resta tuttora un miraggio. Ma è mai possibile che a nessuno venga in mente come arginare il fenomeno per rendere più sicura e civile la nostra coesistenza (peraltro di per sé, assai effimera?) Abbiamo il fior fiore di esperti accreditati in scienze umanistiche e sociologiche, ma da nessuno di loro giunge voce di un contributo a riguardo; parimenti le forze politiche di ieri e di oggi sono sempre state assenti se non promuovendo di tanto in tanto qualche legge, più a carattere repressivo che preventivo che, per quanto mirate, non hanno nemmeno il potere della deterrenza e le conseguenze sono all’ordine del giorno; del resto ben si sa che le leggi inutili indeboliscono quelle necessarie. Una delle tante carenze istituzionali, a mio avviso, è rappresentata dalla pletora di politici (faccendieri fin troppo affaccendati…) che, pur di fronte a questa instabilità, sono solo in grado di evidenziare questo o quel problema ma non addivenendo ad un concreto risultato. E se anche la giurisprudenza è ricca di provvedimenti nei confronti di molti reati (civili e penali), sono sempre più le persone che delinquono, e per questo chi ritenere, dunque, responsabile della nostra incolumità? Di primo acchito si punterebbe il dito contro i nostri governanti, e ciò è vero, ma altrettanta responsabilità è del cittadino comune che non sa avvalersi delle modalità per contestare chi di dovere. Come più volte ho scritto e divulgato ogni sopruso o mancanza di tutela (anche se solo a carattere preventivo) va segnalato agli opportuni destinatari, nella forma più semplice e razionale, ossia inviando una raccomandata responsabilizzando il o i destinatari con la formula del titolo cautelativo; segnalazione che per legge viene protocollata e archiviata e, se il caso lo richiede, con il dovuto riscontro al mittente della missiva, generalmente entro 30 giorni. Un sit in o una qualunque manifestazione di piazza hanno valenza di mera platealità ma non si possono protocollare, una raccomandata invece si. Si provi ad immaginare, ad esempio, se sulla scrivania di determinati politici-gestori dovessero pervenire migliaia e migliaia di raccomandate di diffida (sia pur a titolo cautelativo) con richiesta di riscontro/giustificazione, sicuramente gli interessati dovrebbero rivedere la propria posizione di responsabilità e correre ai ripari prima di avere sulla coscienza migliaia (se non milioni) di persone che hanno subito (o stanno per subire) un evento che mette a repentaglio la loro libertà se non anche la loro stessa vita. Detto così il tutto può sembrare anacronistico, ma a ben valutare non mi sembra di intravedere altre alternative. Quindi, la non possibile realizzazione è data dalla “impassibilità” dei cittadini (rarissimi gli esclusi, tra questi compreso chi scrive), capaci soltanto di lamentarsi nelle piazze, nelle interviste o sfogandosi sulle rubriche dei lettori dei quotidiani o periodici; un rituale prettamente dell’italiano che non ha mai saputo dare valore e importanza al mettere tutto nero su bianco. E la Costituzione, per quanto nobile nei suoi intenti, resta solo un esempio di evoluzione sociale, i cui articoli hanno meramente valore di principio e di riferimento legislativo, ma ai fini attuativi resta pur sempre solo una Carta…

In buona sintesi, da come procedono le cose si potrebbe fare qualche previsione e, per una qualunque ipotesi di ottimismo (che non è il mio), è indispensabile rapportarsi al concetto di saggezza, in quanto rappresenta la capacità di scegliere e volere in maniera razionale, riconoscendo la differenza tra bene e male: esempi di saggezza espressa da nostri avi rappresentano un valido aiuto per le nostre decisioni future, uno spunto per agire e pensare correttamente. E se è vero che secondo l’opinione popolare si diventa più saggi con il passare degli anni, leggere frasi sulla saggezza di filosofi, pensatori e scrittori e soprattutto avvalendoci della loro pragmatica esperienza, ci permetterà di accelerare un processo di innovazione per il futuro, acquisendo i migliori spunti di vita e prudenza. Del resto, come sosteneva Catone l’Uticense (95-46 a.C.), esempio di virtù morale, “Le avversità domano e insegnano che cosa convenga fare; la buona sorte, invece, suole impedire di riflettere e di agire adeguatamente”.

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