D’ACCORDO O MENO, IL FUTURO PROSSIMO NON PROMETTE NIENTE DI BUONO. ANZI…
Permane inesistente da parte di molti la volontà (e capacità) di ideare soluzioni razionali a cominciare, ad esempio, dalla alienazione della burocrazia e dal far rispettare alcuni articoli della Costituzione.
di Ernesto Bodini (giornalista e divulgatore di tematiche sociali)
Ho l’impressione, anzi la convinzione, che stiamo cadendo sempre di più in un baratro, e non solo per quanto riguarda l’assistenza sanitaria. Gli aspetti da considerare sono costantemente molteplici: malavita in continua ascesa, infortuni e decessi sul posto di lavoro, reati contro la persona (femminicidi in primis), libertà condizionata nell’essere osservati sempre e dovunque, accese ed assurde discordanze tra politici ma soprattutto tra i governanti, le più svariate forme di vandalismo, tasso di disoccupazione mai reso ad un minimo accettabile, collocazioni professionali (pubbliche e private) spesso mal riposte, continua fuga all’estero dei cosiddetti cervelli (che pare essere più promettenti…), problema dell’istruzione di varia natura mai risolti, danni al patrimonio e ai beni comuni dalla scarsissima prevenzione, eterno e sempre più complicato (oltre che fortemente oneroso) processo di immigrazione, sovraffollamento delle carceri e conseguenti suicidi, la Giustizia che c’é e non c’è nemmeno al suo interno (per non parlare dei detenuti innocenti), progressi culturali per certi versi in discesa, incontenibili problemi legati all’invecchiamento e al ridotto tasso di natalità sempre più incontenibili, consistenti miliardi di evasione non recuperati, un Pil che tende a non rialzarsi, e forse non vanno meglio le relazioni internazionali per le quali taluni nostri governanti sono in continuo viaggio… di rito ma, a mio dire, dagli esiti talvolta incerti e non risolutivi. Nel frattempo anche l’Italia resta alla finestra ad osservare cosa succede ogni giorno fuori dai propri confini. L’elenco, per quanto noto, potrebbe protrarsi, ma pare essere di conforto (almeno non per me) ogni volta che viene rammentato il valore della Carta Costituzionale, un tempo un tesoro invidiato da moltissimi Paesi anche quelli più vicini a noi; ma ora, è triste constatare che parte dei princìpi in essa contenuti stanno perdendo quell’aurea patinata che era la nobiltà d’animo e di intenti con la quale i Padri l’hanno voluta con lungimiranza e con il senso dell’uguaglianza, ma mai avrebbero immaginato il “deterioramento” negli anni per via della scarsa applicazione. Molti sono stati, e sono, i politici (cambiando in continuazione partito di appartenenza ed azioni propositive… sempre meno concludenti) che si sono succeduti e cimentati nel promuovere e far passare Leggi più o meno innovative, ma altrettanti (se non di più) quelli che hanno saputo soltanto “imbrattare” carta e documenti, avendo come capostipite (manco a dirlo) la burocrazia, dura a morire e proprio per questa constatazione l’ho definita ormai da tempo il “cancro dell’Italia”. A fronte di tutte le evidenze non conosco l’esistenza di un “paladino” che con intelligenza e democraticità (quella vera) sappia proporre qualche soluzione sia pur parziale; ma purtroppo, come ben sappiamo, è la politica deputata a reggere un qualunque sistema che, per quanto necessaria, per ovvie e razionali ragioni a mio dire da molti anni non è degnamente rappresentata: sono molti coloro che amano parlare, pontificare, promettere, sentenziare ma le conclusioni sono quasi sempre insufficienti e soprattutto inadeguate ai bisogni del Paese! È pur vero che non esiste una Nazione priva di problemi interni ed anche con riflessi esterni, ma è altrettanto vero che l’Italia ha molti più difetti rispetto anche a quelle più emancipate. Eppure, dobbiamo ammettere di avere un passato storico ricchissimo sotto molti aspetti, rappresentato da illustri protagonisti del pensiero, della cultura, dell’azione e con molti esempi di generosità e che, in bene o in male, hanno contribuito all’Unità nazionale e, per un certo periodo, con una capacità di ripresa davvero encomiabile: si pensi, ad esempio, al periodo quasi immediatamente la fine della seconda guerra, cui è seguito per almeno un decennio il cosiddetto “boom economico” più o meno in tutti i settori.
Da rilevare, inoltre, che dal dopoguerra e sino agli inizi degli anni ’70 la criminalità era minima, così come determinati reati ed altri problemi volti a ledere la vita, la libertà e gli interessi della collettività. Ma da quell’epoca in poi il dado della “cattiva gestione” è stato tratto, e gli episodi a riguardo sono molteplici, come quelli su elencati, a cui aggiungere ancora la vergognosa pagina denominata “Tangentopoli” (ed altri esempi analoghi a seguire), un malcostume tra politici e imprenditori (pubblici e privati) che ha gettato fango sul Paese. Tutti questi esempi, e ne mancherebbero tanti altri all’appello, hanno sporcato in continuazione l’immaginazione di tutti noi (meno ovviamente quella dei protagonisti del malaffare); e anche se nel contempo non sono mancati esempi di rettitudine (per il vero anche da parte di qualche politico), ancora oggi non riusciamo a toglierci quel fango di dosso… che potrei paragonare ad una sorta di pandemia per la quale non sono previste cure e tanto meno antidoti. Questo breve quadro è una vera e propria cornice di una realtà che stiamo passivamente vivendo, anche se movimenti ed associazioni varie cercano di contestare con un minimo tentativo di tornare alla normalità; ma da come prosegue l’andazzo, come si suol dire, la risalita personalmente la vedo sempre più irta di ostacoli e, poiché tutto ciò che comporta la salute pubblica, bene primario universale, tende a penalizzare sempre di più parte della popolazione, avremo un futuro per la verità non troppo lontano, che metterà a dura prova le attuali giovanissime generazioni e di conseguenza quelle successive. A questo punto verrebbe da chiedersi: che fare? Chi scrive è una semplice persona (forse troppo semplice, e lo affermo senza retorica), ma nel contempo un modesto e attento osservatore e divulgatore delle tematiche sociali, che da tempo sostiene che la prima azione da attuarsi è l’abbattimento della burocrazia, così il perseguire l’inderogabile mancato rispetto delle Leggi vigenti che, se non è possibile renderle operative, la ratio vuole che si proceda alla correzione e/o rimozione delle stesse. In conclusione, sarebbe già buona cosa se tutti ci impegnassimo mettendo per iscritto moniti additando le responsabilità a chi di dovere, ma anche a proporre idee e suggerimenti, e non è necessario avere una precisa idea politica per capire ciò che è razionale e ciò che non lo è. In caso di “povertà intellettuale e di spirito”, non sarebbe male rievocare esempi di saggezza di chi ci ha preceduto nei secoli, con l’obiettivo, ovviamente, di tramutare in pratica quello che si è letto, ereditato e soprattutto quello che si è compreso… o voluto comprendere!